L'8 luglio l'assegnazione finale
Risiko Premio Strega
«Nella letteratura italiana penso che sia giusto rimanere un’anomalia», ha dichiarato Teresa Ciabatti prima di sapere di essere fuori dalla cinquina. Il premio romano è sempre più un gioco (di potere) tra le case editrici. Ma come andrà a finire, quest'anno?
Una cinquina sensazionale, quella della LXXV edizione del Premio Strega. Per la cornice, il Teatro Romano di Benevento, la città del liquore/sponsor che mai aveva ospitato lo spoglio delle schede per la scelta dei superfinalisti. Ma, soprattutto, per il colpo di scena che ha messo alla porta del maggior premio letterario italiano il libro arcifavorito – da mesi e mesi – e la casa editrice più forte. Parliamo di Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti (nella foto), edito da Mondadori e oltretutto presentato da uno che lo Strega se l’è portato due volte a casa, Sandro Veronesi.
Dunque sì, è accaduto che la scrittrice toscana, arrivata già in cinquina nel 2017 con Tanto amata (pure stampato a Segrate) abbia fatto un sonoro capitombolo, scombussolando molti piani dell’editoria made in Italy, per la quale l’alloro letterario è una manna in tema di vendite. Non che il verdetto appena esplicitato dei giurati – i 400 Amici della Domenica più i lettori forti individuati da librerie indipendenti e i gruppi di lettura – abbia promosso per l’ultimo step il demerito. E infatti guida la cinquina il raffinato e sincero Emanuele Trevi con Due vite (Succedeoggi ne ha parlato diffusamente come di tutti gli altri titoli della dozzina). Ha ottenuto 256 voti, il libro dell’autore romano, e poiché è pubblicato da una casa indipendente, Neri Pozza, ha evitato che la cinquina si trasformasse in sestina, come richiede il regolamento in uso da qualche edizione, secondo il quale deve entrare nella finalissima almeno un titolo uscito dalle editrici medio-piccole (cosa che non avvenne l’altr’anno, sicché alla serata conclusiva partecipò in sesta posizione Febbre di Jonathan Bazzi con il marchio Fandango).
Gli altri quattro sono tre autrici e un autore, di poco distanziati e perlopiù in linea con le previsioni: Edith Bruck con Il pane perduto è a quota 221 voti ed è forte anche dell’affermazione nello Strega Giovani, perché il suo volume, edito dalla sempre più potente e prestigiosa La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi , è stato scelto da una platea di studenti liceali; Donatella Di Pietrantonio ha ottenuto 220 voti per Borgo Sud, marchio Einaudi sempre in cinquina dal 2017 allorché vinse con Le otto montagne di Paolo Cognetti e comunque nella galassia del colosso Mondadori, che così un po’ si consola; Giulia Caminito, giovane assai apprezzata dalla critica e con grande visibilità sui media, con L’acqua del lago non è mai dolce edito dalla blasonata Bompiani ha calamitato 215 voti; a chiudere, Andrea Bajani, con Il libro delle case, 203 voti, pubblicato da un altro “vaso di ferro”, Feltrinelli, che quando concorre finisce in cinquina.
Sesto ma fuori dai giochi Ponte alle Grazie con Cara pace di Lisa Ginsburg, 141 voti. Poi le deludenti 139 preferenze andate alla Ciabatti e ancora un titolo Ponte alle Grazie, Splendi come vita di Maria Grazia Calandrone, 126 voti. Anche in coda una sorpresa: al decimo posto Giulio Mozzi con l’intrigante e distopico Le ripetizioni (Marsilio, 67 voti). Le più piccole editrici, che, va detto, hanno presentato libri di spessore, si sono così classificate: nona la Sem con L’anno che a Roma fu due volte Natale di Roberto Venturini (85 voti); penultima la pugliese TerraRossa con La casa delle madri di Daniele Petruccioli (66 voti), ultima la romana 66thand2nd con Adorazione di Alice Urciuolo, 61 voti.
Ora sarà curioso osservare il rimescolamento delle carte in attesa della finale, fissata per l’8 luglio nel capitolino Ninfeo di Villa Giulia. C’è da tenere conto che sia la Caminito che Bajani sono nella cinquina del Premio Campiello, in programma a inizio settembre. Quando alla debacle di Ciabatti, fa pensare la dichiarazione resa sullo sfondo del Teatro Romano di Benevento, nella diretta Rai condotta da Gigi Marzullo che ha concesso a ciascun concorrente un minuto per parlare del proprio lavoro prima della lettura della cinquina. «Nella letteratura italiana penso che sia giusto rimanere un’anomalia», ha dichiarato. Forse le erano giunti i rumors della sua estromissione?