A proposito di "Pascoli maledetto"
Pascoli o Verlaine?
L'alcol, le droghe, le donne: Francesca Sensini ricostruisce la vita nascosta di Giovanni Pascoli per arrivare a inserirlo nel novero dei grandi poeti maledetti del secondo Ottocento. Accanto a Baudelaire e Verlaine
Il cantore delle “piccole cose”, l’uomo schiacciato dal peso dei lutti famigliari e da altre turbe psichiche, l’autore di versi semplici e infantili che non a caso s’imparano a memoria alle elementari. È questa l’immagine che la gran parte di noi ha di Giovanni Pascoli, massimo autore della nostra letteratura e padre, insieme a D’Annunzio, della lirica moderna. Questo profilo pubblico di uomo dimesso e rassicurante è stato tramandato a lungo nella scuola italiana, e solo negli ultimi decenni ha iniziato a sgretolarsi sotto i colpi di nuove indagini biografiche e preziosi ritrovamenti archivistici da parte degli studiosi.
Dallo studio di lettere inedite o delle prime stesure di alcune poesie, ha iniziato a prendere forma davanti agli occhi degli accademici una figura molto più complessa e sfaccettata, lontana dalla vulgata di pacioso professore consegnata dalla sorella Maria – che del poeta ha curato la memoria dopo la morte – e contraddistinta da tratti più inquieti e chiaroscurali. A portare questa nuova immagine pascoliana fuori dal circuito universitario e a condividerla con il grande pubblico – dove i clichés sono più duri a morire – ci pensa ora il libro Pascoli maledetto, appena pubblicato da Francesca Sensini per Il Nuovo Melangolo di Genova. L’agile volumetto (156 pagine, 12€) è a tutti gli effetti una monografia di storia letteraria, ma è contraddistinto da un pregevole taglio divulgativo che, senza cedere all’approssimazione e alla banalizzazione, ambisce a rivolgersi a un pubblico più ampio di quello degli specialisti, e a fornire uno strumento a chiunque abbia voglia di approfondire e (ri)scoprire questo grande poeta.
Il titolo, incisivo ed eloquente, lascia trasparire la tesi di fondo del libro: «che Pascoli sia il nostro poeta maledetto o, detto altrimenti, che debba essere ricondotto a quella temperie estetico-filosofica e studiato in una prospettiva risolutamente europea. Pascoli maledetto, dunque, à la Verlaine e a modo suo, con un’originalità che ne fa un maestro unico della poesia europea moderna» (pp. 14-15). Nell’interpretazione del libro, Pascoli è un poeta dall’orizzonte europeo e non limitato solamente allo sguardo locale su San Mauro e su Barga, e appare doppiamente maledetto, in quanto vittima già in vita di un’immagine pubblica distorta – in parte subita, in parte avallata – che ne faceva il poeta piccolo borghese rifugiatosi nell’idillio domestico per superare il trauma della morte del padre. La tesi di Sensini viene argomentata in sette capitoli (più una conclusione), che toccano in maniera completa tutti gli aspetti del poeta, dalla biografia alle opere di teoria della letteratura fino a un’analisi dei testi più significativi, su cui si chiude il volume.
La lettura della prima parte – sulla vita – rivela dei tratti inediti di Pascoli, documentati dall’autrice con dovizia di dati biografici e a lungo sfuggiti a causa l’opera di censura compiuta dalla sorella Maria. Dalla dedizione all’alcool e al laudano (al pari dei maudits francesi), alla frequentazione dei bordelli, dagli anni di carcere per attività sovversive, fino alle irrequietezze professionali e sentimentali, è un ritratto nuovo che emerge da queste pagine, quello di un uomo vivace e pulsionale, non ossessionato dal trauma del parricidio, che ha e ricerca relazioni amorose (al contrario della sessuofobia spesso allegatagli), e che subisce con amarezza (invece che idealizzare) quel recinto famigliare asfissiante allestito dalle due sorelle (“Super trio” lo definisce argutamente l’autrice, parafrasando il noto polo “castrante” individuato da Freud). Queste pagine biografiche sono inoltre impreziosite da dettagli molto precisi (e anch’essi poco noti) sui molteplici spostamenti, attività, e contatti del poeta, e forse non avrebbe guastato una tavola cronologica in appendice per fissare in maniera schematica le varie tappe della vita e della sua produzione.
Nella seconda parte – sull’opera letteraria – la professoressa dell’Università di Nizza parte dagli scritti critici su Dante per dimostrare come questi offrano una chiave di lettura privilegiata per capire la poetica pascoliana. Nelle sue raccolte, infatti, l’autore delle Myricae promuove un passaggio ideale, al pari della Commedia da lui interpretata, da vita attiva a vita contemplativa, per superare le frustrazioni della realtà ordinaria e recuperare quella dimensione di pienezza che non si dà nel grigiore del quotidiano. Lungi dall’essere il poeta che si appaga di movenze fanciullesche e dell’idillio campestre per compensare i propri traumi, Pascoli trasporta sul piano poetico quell’istinto vitalistico che ha innato e che gli è impedito dalle circostanze famigliari, e appare ancora una volta vicino alla corrente simbolista francese, che vede nella poesia una sfera assoluta, da valorizzare in maniera totalizzante e sganciata dal mondo abituale. Questa interpretazione viene rintracciata da Sensini nelle tante poesie che analizza nell’ultima parte del volume. L’autrice ha il merito di allargare l’antologia pascoliana a testi finora meno noti, e di sfrondare da quelli più canonici certi topoi critici ormai irricevibili alla luce delle nuove acquisizioni. Queste pagine offrono anche l’occasione per alcune interessanti riflessioni sul ruolo della scuola e dell’editoria scolastica, che tanta responsabilità hanno avuto nell’occultare l’affascinante complessità di questo autore. Se da un lato è necessario semplificare il profilo di un autore a fini didattici – si evince dalle affermazioni dell’autrice –, dall’altro appare ingiustificato scadere in ricostruzioni solo parziali o del tutto fuorvianti solo in virtù di una tradizione prestabilita e persuasiva per gli studenti.
Scritto in maniera fresca e appassionata, “Pascoli maledetto” si presenta come un’indagine avvincente, e come una buona occasione per tornare a leggere un grande poeta e per scoprirlo con occhi nuovi. Per dirla con le parole del poeta: «Entrate dunque. Non rimanete sul limitare, […] dicendo male della tessitrice, e della sua tela, e del suo canto».