Odetta Melazzini
Radiografia del terrorismo/1

Gli islam del mondo

Prima di parlare di terrore, occorre capire quali sono le differenze (spesso sostanziali) all'interno del mondo islamico. Comincia da qui una nostra inchiesta sul radicalismo che insanguina il mondo

L’11 Settembre 2001 il mondo occidentale è stato risvegliato traumaticamente e si è accorto all’improvviso di un fenomeno semi-sconosciuto, terribile e complesso: il terrorismo islamico, a lungo incompreso (in Iraq e altrove) e sussunto sotto la sigla globalizzante di Al-Qāʿida. Da quel momento sono stati versati fiumi di inchiostro ma, soprattutto, sono state pronunciate innumerevoli parole sull’argomento. Troppo spesso è capitato di leggere o sentire “esperti” esprimere giudizi e valutazioni totalmente inesatte.

Pur con la necessaria premessa che il fenomeno è troppo complicato e in continua via di evoluzione per poter fornire delle risposte, mi sembra opportuno illustrare le conoscenze base per cercare di capire il terrorismo islamico.

Questo obiettivo richiede un percorso che si svilupperà in una serie di articoli a cadenza settimanale. Naturalmente è chiaro fin d’ora che non sempre riuscirò a dare delle risposte; spero almeno di riuscire a suscitare dubbi e domande, e di contribuire a scardinare pregiudizi e falsità.

terrorismo islamicoQualsiasi serio cammino dentro il mondo del terrorismo islamico deve iniziare e non può prescindere da un’analisi corretta della religione islamica. Argomento di questo primo articolo pertanto è una sintesi degli aspetti essenziali di quest’ultima.

L’Islam è l’ultima religione monoteista abramitica, nata nel VII sec. D.C. Nel 610 durante il mese di Ramadan l’Arcangelo Gabriele impone a Maometto la lettura della parola del Corano e nel 622, durante la notte del potere, il Profeta è costretto ad emigrare a Medina (Yathib). Il 622, anno dell’Egira (emigrazione) diviene sotto il califfo ‘Omar ibn al-Khattàb il primo anno del calendario islamico, ovvero il primo anno dell’era musulmana.

È proprio a Medina che si instaura l’unione del potere politico e di quello religioso. Maometto assume il potere politico e in questo momento, per tradizione, nasce lo Stato islamico, comunità sottomessa alla volontà di Allah.

Nel 632 il Profeta muore e la comunità si sfalda. La divisione sostanzialmente verte sulla caratteristica principale di chi dovrà guidare la comunità. Una parte ne sostiene il carattere musulmano, un’altra il carattere arabo. Sorge in questo momento la suddivisione tra Sunnismo e Sciismo, fondamentale per comprendere non solo l’Islam di oggi ma anche la posizione dei musulmani nei confronti di tematiche inerenti al terrorismo come il jihad. Per i sunniti la guida politica e spirituale della Umma (comunità) può essere qualunque musulmano pubere, di buona moralità, di dottrina e sano di corpo e di mente. Il fatto di essere  Arabo non è una caratteristica necessaria. Per gli sciiti, invece, l’unico in grado di reggere la guida della comunità è l’Imam, ovvero un garante spirituale e religioso. All’interno delle due correnti ci sono ulteriori divisioni. Il sunnismo è l’orientamento maggioritario e comprende il 90% dei fedeli; le quattro correnti interne sono l’Hanafismo, il più diffuso nel mondo islamico (Turchia, Giordania, Iran, Afghanistan, Pakistan, India, Bangladesh), il Malikismo che privilegia il rispetto dei modelli religiosi, sociali e giuridici emersi a Medina (presente in tutto il Nord Africa), l’Hanbalismo che si oppone a qualsiasi ingerenza della ragione umana nell’interpretazione delle fonti religiose (Arabia Saudita) e lo Sciafismo che pone le fonti del diritto in una precisa gerarchia (Etiopia, Somalia, Gibuti, Yemen, Tanzania, Malawi, Indonesia e parte orientale dell’Egitto). Lo sciismo si suddivide, invece, in Ismailismo che dà grande rilevanza agli elementi esoterici (India, Siria, Pakistan, Yemen, Europa, Usa), Duodecimanismo che deriva il nome dal numero degli Imam riconosciuti (Iran) e lo Zaydismo, caratterizzato da un carattere militante che lo rese nei primi secoli di storia dell’Islam il movimento forse maggiormente pericoloso (Yemen).

moschea2Le predette suddivisioni non vogliono essere un esercizio di stile o una pedante elencazione, ma un monito a non considerare l’Islam come una religione omogenea e statica. Per questo è sempre improprio parlare di terrorismo islamico senza definire di quale Islam si stia parlando, di come sia diffuso, a quali paesi ci si riferisca, se esso sia imposto o libero. Si parte da qui per sconfiggere il terrorismo, riconoscendo le differenze nell’Islam e nei fedeli, per non rischiare di dichiarare guerra a una religione e non alle sue deviazioni.

Al di là di piccole differenze, tutte le correnti islamiche riconoscono i cinque pilastri fondamentali dell’Islam:

  1. La testimonianza di fede (Shahadah), che consiste nel rendere testimonianza che non c’è divinità tranne Allah e che Maometto è il suo apostolo; è la semplice formula che si pronuncia per convertirsi all’Islam.
  2. Le preghiere rituali (Salah), che devono essere recitate cinque volte al giorno.
  3. L’elemosina (Zakat), che è obbligatoria dal momento che tutte le cose appartengono a Dio e le ricchezze, perciò, sono mantenute solo in custodia dagli uomini; aiutare i più bisognosi è un dovere religioso.
  4. Il digiuno durante il mese di Ramadan (Sawn), che è considerato allo stesso tempo come purificazione del corpo e spirituale.
  5. Il pellegrinaggio a La Mecca (Hajj) almeno una volta nella vita per tutti quelli che siano in grado di affrontarlo.

I cinque pilastri ci indicano chiaramente che l’Islam è una religione comunitaria, che vive nella Umma e non può essere separata dall’aspetto propriamente politico. Nell’Islam il concetto cristiano contenuto nel «rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Vangelo secondo Marco 12,17) semplicemente non esiste, ovvero non esiste la netta separazione tra potere spirituale e potere politico. Per questo motivo, i paesi musulmani che sono riusciti a costituire degli Stati laici hanno avuto grandi difficoltà e, purtroppo, molti di essi, soprattutto negli ultimi anni, stanno subendo un’involuzione verso il passato, come ad esempio la Tunisia e l’Egitto.

La Tunisia ottiene l’indipendenza dal colonialismo europeo nel 1956 attraverso una rivolta popolare guidata da Habib Bourghiba. Nel 1957 viene proclamata la Repubblica e il 1° Giugno 1959 viene adottata la prima Costituzione repubblicana, che conferma la natura laica dello Stato. La Tunisia, inoltre, è stato il primo paese arabo-musulmano a legalizzare l’aborto, prima dell’Italia e di molti paesi europei. A oggi il paese sta accogliendo l’eredità di Bourghiba anche nella nuova Costituzione del 2014, eppure ci sono molti dubbi sulla reale modernizzazione del pensiero democratico tunisino. I continui atti violenti compiuti dai gruppo Jihadisti Salafiti nel paese e all’esterno (soprattutto in Libia) appannano l’immagine democratica della Tunisia, facendo risaltare una base di cittadini di cultura islamica radicale che incide profondamente nella vita quotidiana. L’Islam vissuto in Tunisia è profondamente radicale e si contrappone a quel percorso di democratizzazione e di riforme che vorrebbe ridare al paese l’apertura laica degli anni ’50 e ’60.

piazza tahrirInfine, c’è il grande Egitto con la sua storia affascinante e millenaria, in cui nel 1953 (quattro anni prima che in Tunisia) viene proclamata la Repubblica. Da quel momento l’Egitto ha avuto diversi governi, re e colpi di Stato sino alla Presidenza di Hosni Mubarak dal 1981 al 2005. Il grado di democrazia è inesorabilmente diminuito dal 1953 a Mubarak che, tra l’altro, solo al suo quarto mandato permise ad altri partiti di partecipare alla competizione elettorale che ovviamente vinse. Dopo trent’anni di presidenza e diciotto giorni di proteste, accompagnate dall’uccisione di ottocento egiziani, l’11 febbraio 2011 Mubarak si dimette. Il potere viene preso dall’esercito che traghetta il paese alle elezioni del 2012 in cui vince Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani. Morsi inizia il processo di islamizzazione del paese cercando di instaurare la legge coranica (sharia). Sulla scia delle proteste del movimento del Tamarrud in opposizione a Morsi, un colpo di Stato militare guidato dal comandante in capo delle Forze armate egiziane, gen. ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī, destituisce Morsi, sospende la costituzione e porta lo stato verso nuove elezioni, vinte dallo stesso generale il 28 maggio 2014. La presenza dei Fratelli Musulmani in Egitto, nonostante la destituzione di Morsi è forte e il loro lavoro nei territori più poveri li porta ad avere un grande seguito. La persecuzione e le torture che stanno subendo per mano del nuovo governo gli rendono l’aura di martiri per l’Islam. Benché il movimento sia stato dichiarato fuorilegge, in quanto organizzazione terroristica, da Bahrain, Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan, in Egitto la politica estremista islamista sta avendo un grande seguito soprattutto nella vita quotidiana. Oggi non è difficile imbattersi, anche a Il Cairo, in situazioni in cui giovani vengono insultati per innocenti scambi di effusioni in pubblico e a coppie non ufficialmente sposate non vengono concesse stanze in albergo. Il grande Egitto, insomma, deve ritrovare la forza di contrastare la deriva estremista che lo sta attraversando.

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