Non è che si parla dell'appropriazione indebita della più bella sala teatrale di Roma solo per nascondere altri problemi? Dal familismo del teatro pubblico ai privati che non pagano le compagnie ai fantasmatici "centri di drammaturgia"...
Da un po’ di tempo, tutti discutono della questione dell’occupazione del Teatro Valle. Dopo gli osanna di Repubblica che cavalca da un po’ l’appropriazione indebita di uno dei teatri più belli d’Italia (ossia del mondo), è ovviamente intervenuto anche il Corriere della Sera con un commento di segno opposto a tutela della legalità. Forse, non facendo parte di nessuno dei due partiti, si può cercare di riflettere su ciò che la questione Valle Occupato solleva dal punto di vista non solo simbolico (come invece ha fatto Andrea Porcheddu in un bell’intervento nel suo blog su Linkiesta) ma anche concreto nel contesto del rapporto tra cultura, istituzioni e cittadini in questo nostro disgraziato Paese.
Intanto, scandalizzarsi per la “legalità calpestata” in un Paese appeso ai destini di un pregiudicato che ci ricatta tutti pur di non perdere i propri privilegi di senatore, fa semplicemente pena: come i lettori di Succedeoggisanno, il giorno in cui la Corte di Cassazione ha reso pubbliche la dinamica della truffa ordita da Berlusconi ai suoi soci e ai cittadini italiani, il Corriere della Sera ha nascosto la notizia. Fa ridere, perciò, che ora quel giornale si erga a difensore della legalità violata da un gruppo di fanatici della disorganizzazione teatrale. Pierluigi Battista, sul Corriere, lamentava il vizio della sinistra che accusa gli altri di “culto dell’illegalità” per poi praticarla a mani basse. Come se agli elettori di Berlusconi fosse consentito rubare nel silenzio generale mentre tutti gli altri devono rispettare le leggi e stare zitti. Dispiace dirlo, ma aver tollerato per vent’anni l’ignominia di chi in nome di un presunto liberismo ha costantemente, pervicacemente, programmaticamente messo in dubbio che le regole vadano rispettate (anche quando sono scomode) ha prodotto anche l’occupazione del Valle. Può sembrare assurdo, ma è così.