Alberto Fraccacreta
L'elzeviro secco

Il poeta degli incontri

Adam Zagajewski, il grande poeta polacco: «Vedi, l’incontro è possibile, la lingua non è poi diversa. C’è che conta è l’immagine interiore. Siamo tutti noi, non più divisi. Ci incontriamo dove è poesia. Tutti liberi e in pace, l’uno per l’altro, a tenderci la mano. Dunque, non più divisi»

Adam Zagajewski arriva in auto con sua moglie, un tempo attrice, oggi psicoterapeuta, Maja Wodecka. Tutti i poeti hanno, infatti, bisogno di una psicologa. I signori Zagajewski sono belli e sorridenti, hanno lineamenti delicati, misurati. Li osservo dolcemente, mentre incespico in un inglese pallido (e la mia meridionalità alligna). Ora che la Gran Bretagna è […]

continua »
Elisa Campana
Il voto (storico) in Gran Bretagna

Contro l’Europa

Il 75% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha votato contro la Brexit, mentre il 61% degli ultra-sessantacinquenni ha votato per uscire dall'Europa, il 71% dei laureati ha votato per restare nell’Unione, il 29% per uscire

È successo. Il Regno Unito ha preso la sua decisione ed è fuori dall’Unione Europea. Ha vinto il Leave (lasciare) con il 51,9 % dei voti contro il Remain (restare) fermo al 48,1%. I risultati di questo referendum mostrano però un Paese profondamente diviso, come emerge dal sondaggio dell’agenzia YouGov: il 75% dei giovani fra […]

continua »
Nicola Fano
Riflessioni dopo Brexit

È finita la festa

All'alba del 24 giugno è finita un'epoca lunga e tormentata che, nel nome della pace e della solidarietà sociale, aveva inseguito un'ipotesi di benessere e libertà. Quanto tempo dovrà passare perché la nostra storia e queste due parole, pace e solidarietà, possano tornare ad essere spendibili in pubblico?

È finita la festa. Il voto dei britannici che condanna l’Unione Europa – a pochi giorni dal trionfo del grillismo nell’importante tornata elettorale amministrativa in Italia – ha un enorme valore non solo (o non tanto) politico, ma anche culturale. Si chiude una stagione lunga, tormentata, feconda e contraddittoria durata dal Secondo Dopoguerra alla mattina […]

continua »
Luca Fortis
Lettera dal Cairo

Complessità islamica

Una visita al Museo di Arte Islamica (chiuso dopo l'attentato del 2014 ma appena restaurato) mostra con chiarezza come il rapporto fra arte, religione e scienza nell'Islam sia più complessa di come appare in questi anni di grandi conflitti Est/Ovest

Le lettere arabe compongono geometrie e illusioni ottiche, la scrittura coranica si perde in un gioco ipnotico e colorato. Non è l’effetto dell’Lsd o di altre droghe psichedeliche, ma della mistica che l’arte può far scaturire nella mente di una persona. Gli arabi del medioevo lo sapevano bene e hanno sempre giocato con le geometrie e […]

continua »
Giuseppe Giglio
A proposito de “La prova del bianco”

Un diario in versi

Tra aforisma, epigramma e micro-racconto Anna Vasta punta la sua nitida lente di ingrandimento sulla vita, sul mondo, sull’uomo: «Scriviamo non per annullare la distanza che ci separa dagli altri, ma per prenderne coscienza»

Di Anna Vasta, di questa graffiante e dilemmatica narratrice in versi (capace di far sentire tutto anche in un frammento, nessun frammento rimanendo isolato) sempre a colloquio con i poeti ed il quotidiano, della sua poesia lontana dalle sirene novecentesche della complicazione e dell’ermetismo e vicina agli uomini ed alle cose, mi è già capitato […]

continua »
Nicola Bottiglieri
A proposito di "Indaffarati"

Dalla parte dei figli

Filippo La Porta cerca di tracciare la frontiera fra i comportamenti inutili e nevrotici con quelli validi e pieni di senso che caratterizzano una generazione perennemente "connessa"

Michel de Montaigne a 36 anni nel 1570 si ritirò nelle sue terre dedicandosi agli studi ed alla meditazione. In questo “buen retiro” nacquero i famosi Saggi, una summa di riflessioni sulla cultura, sulla vita e sul mondo. Io credo che Filippo La Porta abbia fatto, parecchi secoli dopo, qualche cosa del genere, avendo oramai […]

continua »
Angela Di Maso
Al Napoli teatro Festival Italia

St/ll & Godot

“St/ll” di Shiro Takatani mescola tutti i generi del teatro giapponese tradizionale per arrivare a una sintesi spettacolare che richiama, per noi occidentali, l'essenzialità di Beckett

St/ll di Shiro Takatani è stato il secondo, attesissimo appuntamento con il teatro internazionale fortemente voluto da Franco Dragone per la nona edizione del Napoli Teatro Festival Italia. Chi si aspettava di vedere teatro giapponese tradizionale o danza delle geishe, nonostante il nome di Takatani richiamasse alla più sofisticata tecnica ed avanguardia artistica, non è […]

continua »
Pier Mario Fasanotti
A proposito di “Malaparte. Morte come me”

Bonaparte o Malaparte?

Rita Monaldi e Francesco Sorti raccontano il mito furbo di Curzio Malaparte nel paradiso caprese, tra cicisbei, intellettuali e giovani donne ridenti: un romanzo molto italiano

Di nuovo in scena, come avrebbe voluto lui, dandy, narciso, sciupafemmine, arguto giornalista, scrittore originalissimo. Attraversò, con eccezionale disinvoltura, il fascismo e con lo stesso passo spiazzante all’inizio degli anni Cinquanta s’innamorò della Cina di Mao, flirtò con il Pci e con la Chiesa nello stesso tempo. Parliamo di Curzio Malaparte, autore tra l’altro di […]

continua »
Vincenzo Nuzzo
Tra società e filosofia

La scienza di pensare

Invece che di «intelletto» si parla ormai solo di «conoscenza»: la riflessione in sé ha perso valore in favore della funzionalità. Non sarà il caso di tornare alla Dottrina medioevale dell'intelletto?

Ciò che oggi ancora c’è da imparare dalla dottrina medievale dell’Intelletto (DMI) è sostanzialmente che l’intera concezione moderna del conoscere (filosofica e scientifica) si basa sull’assunto (erroneo dal punto di vista metafisico) secondo il quale la pura e mera funzionalità costituisca non solo una realtà ma anche una realtà pienamente auto-giustificata. Con la conseguenza poi […]

continua »
Gianni Cerasuolo
Fa male lo sport

Conte, l’indiano

Vincente, arrogante, urlante, previdente: Antonio Conte è il prototipo dell'italiano. Almeno quello sognato dalla maggioranza di noi. Uno che vince perché, per la prima volta, gestisce una nazionale senza fuoriclasse

Riuscisse a vincere gli Europei di calcio, viene difficile pensare che Antonio Conte possa sostituire Banderas, l’altro Antonio, nella pubblicità dei tarallucci del Mulino Bianco. Poco appeal e la fama di antipatico. Lo sa anche lui di non piacere, tanto che un giorno disse: «Sono antipatico perché vinco ma non è un problema mio…». Il […]

continua »