Sergio Buttiglieri
Al Teatro Comunale di Piacenza

Trionfo Butterfly

Grande successo per Claudia Pavone che interpreta Cio-Cio-San in una “Madama Butterfly” dal piglio musicale decisamente moderno con la direzione di Matteo Beltrami

Applausi fragorosi a scena aperta a Claudia Pavone nel ruolo di Cio-Cio-San protagonista assoluta di una Madama Butterfly con la calibrata regia del navigato Leo Nucci che ha debuttato venerdì scorso al Teatro Comunale di Piacenza tutto esaurito.

In sintesi, il suo allestimento ha cercato di portare in scena uno spettacolo moderno senza stranezze, concettualmente nuovo, nel rispetto assoluto degli autori, con la speranza di emozionare il pubblico e direi che a Piacenza ha ottenuto questo risultato. Si deve probabilmente allo stesso direttore Matteo Beltrami se la protagonista Claudia Pavone ha eguagliato e forse superato ogni confronto, ed è riuscita a bandire dalla figura di Butterfly ogni eccesso di languore e di svenevolezza. Questo soprano dotato di una voce di straordinaria bellezza ha calcato i più prestigiosi teatri e festival italiani e del mondo: Giappone, Cina, Russia, a San Pietroburgo, Australia, India e Canada. In occasione del centenario pucciniano, è stata protagonista di numerosi concerti in collaborazione con la Fondazione Puccini di Torre del Lago. E il pubblico piacentino è rimasto incantato della sua maestria canora con un’arcata vocale ampia e resistente e di un’intensa espressività.

Come di grande qualità è apparso il Pinkerton Angelo Villari, ammirevole per la sua prestanza scenica, la chiarissima dizione e lo splendore veramente raro del registro acuto. Anche il mezzosoprano Irene Savignano, nella parte di Suzuki, ha avuto un buon apprezzamento dal pubblico, malgrado un ruolo che può sembrare secondario.

Madama Butterfly è sicuramente una delle opere più rappresentate di Puccini. Più volte apparsa alla Scala in questi ultimi anni e naturalmente anche nell’ultima riuscita edizione del Festival pucciniano di quest’anno, diretto egregiamente da Pier Luigi Pizzi. Questa nuova regia è sicuramente caratterizzata dall’assenza di stravaganze e senza che nulla faccia appello al gusto dell’insolito e del sensazionale. Svelando, grazie alla pregevole direzione musicale di Matteo Beltrami, tutta la forza e la varietà del suo tessuto orchestrale, a cura dell’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini. La novità di un colore che la differenzia dalle sue consorelle “veriste” o esotiche. Studiandosi di essere più sobrio del solito, il direttore ha lavorato di scavo e di cesello ottenendo una esecuzione d’insieme davvero equilibrata. Anche grazie al Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto con grande equilibrio da Corrado Casati.

I costumi ideati da Artemio Cabassi sono ovviamente intrisi di vesti orientali come da tradizione, illuminati adeguatamente dalle luci di Michele Cremona all’interno di scene sobrie ideate da Carlo Centolavigna. Il tutto in perfetto accordo col regista con cui collaborano da svariati anni.

Dopo un clamoroso fiasco alla Scala nel febbraio 1904, Madama Butterfly risorse dalle ceneri con successo al Teatro Grande di Brescia il 28 maggio dello stesso anno. L’opera divenne popolare e amatissima. E lo è ancora oggi. Alla Scala ritornò con successo solo nel settembre 1925 con la superba direzione di Arturo Toscanini.

La trama racconta di Cio-Cio-San e dell’equivoco di questa giovane geisha che ha creduto di essere diventata americana e di poter invocare le leggi degli States per emanciparsi come donna. E che invece verrà abbandonata dall’americano farfallone Pinkerton. Che dopo tre anni ritornerà con la nuova moglie americana (qui Eva Corbetta) per riprendersi il bambino nato dalla protagonista giapponese. Vicenda che negli scorsi decenni ha avuto famosi riscontri cinematografici come quelli con Cary Grant e Sylvia Sidney. Fino all’indimenticabile debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1983 dell’allestimento di Ken Russel che sottolineò con soluzioni anticonvenzionali l’irrisolto dramma della protagonista che alla fine si toglierà la vita lasciando il figlioletto “Dolore”, qui deliziosamente interpretato da Viktor Pastori.

Il nocciolo della questione di Madama Butterfly è la rappresentazione di due mondi opposti e contrari.

Il coro in questa opera ottiene il suo grande indimenticabile effetto diventando sintesi del dramma stesso. Una sintesi solo ed esclusivamente musicale; la melodia è intonata a bocca chiusa da voci misteriose: è sottratta all’obbligo del testo e proprio nell’articolazione del suono a bocca chiusa trova ancora una volta una forza incredibile.

In Madama Butterfly Puccini porta il canto di conversazione ad un assoluto livello di originalità.

Per il personaggio di Cio-Cio-San Puccini, come ci ricorda il musicologo Giancarlo Landini, ha bisogno di un soprano capace di passare dal lirismo alla forza, da un ciangottare di una bimba alla fermezza di una donna matura; una cantante in grado di reggere una parte di una lunghezza inusitata e di saper fronteggiare con la sua voce uno strumentale a dire poco esigente. E Claudia Pavone a parer mio ci è egregiamente riuscita.


Le fotografie dello spettacolo sono di Gianni Cravedi.

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