I deliri del bibliofilo
Noventa, popolare e aristocratico
In “Versi e poesie”, suo unico libro in ambito poetico, l’autore dialettale dell’entroterra veneziano, individuò una via linguistica e concettuale divergente dalle scuole allora egemoni, con una vena polemica nei confronti dell’intellighenzia del tempo
Giacomo Noventa, al secolo Giacomo Ca’ Zorzi, fu uno dei maggiori poeti dialettali del Novecento. Lo pseudonimo prende nome dal suo paese natale, Noventa di Piave, fertile centro agricolo situato nell’entroterra veneziano. Con la sua opera poetica e saggistica riuscì a incantare parecchi intellettuali di rilievo, legandosi di amicizia a Giacomo Debenedetti, Carlo Levi, Felice Casorati, Franco Antonicelli e Mario Soldati, con il quale licenziò nel 1958 il dialogo a due voci Il vescovo di Prato nella “Biblioteca delle Silerchie” del Saggiatore, adoperando lo pseudonimo Emilio Sarpi. Durante la sua breve esistenza – morì poco più che sessantenne – pubblicò soltanto una manciata di libri, alcuni caratterizzati da un evidente retaggio polemico nei confronti dell’intellighenzia del tempo.
In ambito poetico si limitò a pubblicare solo Versi e poesie che uscì nel 1956 per le Edizioni di Comunità di Milano, facenti capo all’amico Adriano Olivetti. Il volume, di 208 pagine, misura cm 24,7 x 15,7 e costava all’epoca 2500 lire. La stampa venne effettuata presso lo Stabilimento Grafico R. Scotti di Milano. Il libro, una brochure con copertina alla francese di colore tra il grigio e il verdolino, presenta sul piatto anteriore soltanto il nome dell’autore, il titolo e la casa editrice. Nella premessa, affidata a Geno Pampaloni, affermato critico e storico collaboratore di Olivetti, si legge: «La poesia di Noventa muove immediatamente a concetti e parametri di giudizio che in genere non sono pertinenti all’esame della poesia contemporanea: si può osservare, ad esempio, che essa è, consapevolmente, al tempo stesso aristocratica e popolare».
La scelta di scrivere in dialetto veneziano si pone controcorrente rispetto alle tendenze poetiche e letterarie del tempo. Lo stesso autore precisò nella poesia Nei momenti che ’l cuor…: «No’ gh’è lengua che valga el dialeto / Che una mare nascendo ne insegna / Ah! l’artista xé ben povareto / Che a le prime parole no’ impegna // Le so più vere canzon». Franco Manfriani osserva come il suo dettato trasferisca «la polemica teorica sul terreno della prassi poetica novecentesca, individuando una via linguistica e concettuale divergente dalle scuole allora egemoni (con particolare riguardo all’ermetismo e alla poesia di Saba, Ungaretti e Montale), parallelamente, ma autonomamente, rispetto a certe idee-guida della polemica letteraria e filosofica delle opere in prosa».
La raccolta, con la quale Noventa si aggiudicò nello stesso anno di pubblicazione il premio Viareggio, contiene le poesie anticipate in varie riviste: «La Libra», «La Riforma Letteraria», «Argomenti», «Gazzetta del Nord», «Italia Socialista», «Mondo Nuovo», «Botteghe Oscure». Vi figura inoltre un sostanzioso corpus di inediti. È un libro relativamente facile da trovare sul mercato del modernariato, con prezzi che oscillano dai 30 ai 100 euro. Se si ha fortuna si può ancora riuscire nell’impresa di reperire un esemplare arricchito dalla dedica del poeta, con costi che possono arrivare fino ai 350 euro. La raccolta Versi e poesie, curata dall’autore, venne ristampata nello “Specchio” mondadoriano nel 1960, arricchita da un nuovo gruppo di testi e con prefazione di Aldo Garosci. La grafica della collana è ancora quella originaria, con il pergamino protettivo, e la copertina caratterizzata dal famoso particolare tratto dal Bronzino, rappresentante una mano posata sopra un libro.
L’edizione definitiva apparve nel 1975 sempre nello “Specchio” di Mondadori, a tre lustri dalla scomparsa dell’autore. Nel frattempo è mutata la grafica della collana che presenta una sovracoperta più in linea con i tempi, stampata su carta rigata marroncina con un riquadro superiore di colore arancione sopra il quale campeggia il cognome dell’autore. Sotto tale riquadro, il cui colore di volta in volta veniva associato a un poeta differente, figurano contrapposti nome dell’autore e titolo del libro. Infine in basso, a sinistra, compaiono il titolo della collana e dell’editore. In tale contesto confluisce anche la plaquette Versi e poesie di Emilio Sarpi, apparsa postuma in 1000 copie nella collana “Acquario” di All’Insegna del Pesce d’Oro di Vanni Scheiwiller, curata dalla moglie di Noventa. Sempre per i tipi del piccolo editore milanese usciranno vari libretti, di cui ci limitiamo a nominare Il grande amore in «Uomini e no» di Elio Vittorini e in altri uomini e libri e Il re e il poeta, entrambi stampati nel 1960, rispettivamente con una xilografia e un ritratto dell’autore realizzati da Felice Casorati.
Non resta che segnalare il meritorio progetto dell’opera omniaintrapresa da Marsilio in cinque volumi, pubblicati tra il 1986 e il 1991, a cura di Franco Manfriani. Il tomo inaugurale contiene l’opera poetica, emblematicamente intitolata Versi e poesie, come la raccolta stampata dalle Edizioni di Comunità. Rispetto alla lezione mondadoriana del 1975 che riportava la dicitura “edizione definitiva” è altresì accolta la sezione 17 poesie inedite recentemente ritrovate.