Every beat of my heart
Il buio e la fiamma
Nei versi «limpidi e accesi» de “La caverna”, Sandro Gros-Pietro parla con il profondo, scruta il mistero e cerca la luce. L’origine, l’archetipo diventano «materia prima per un poeta» che sa percepirli
La caverna, il mito che in Platone svela l’illusione del mondo. La caverna, al contrario, che per alcuni paleoantropologi è la mente; la caverna poi delle origini, dove l’umano da poco tale accende fuochi, dipinge le pareti, danza, inventa, homo religiosus, teatro e poesia. È un archetipo, materia prima per un poeta che sappia parlar con il profondo, scrutare il buio e cercare la luce. Ecco, in questi versi limpidi accesi Sandro Gros-Pietro coglie la caverna nel suo primo impatto, all’uomo e al bambino: il buio, il chiuso, il mistero: ma non solo paura, anche stupore del mistero. Non accende fuochi, cerca calore di una fiamma che arde lontano: ma ringrazia quel buio che gliela fa desiderare.
La caverna
In questo luogo d’attesa e di non vita
umido fiume in mezzo all’arsa pietra
quali figure vanno alle officine
altre attendono il sole nel giardino
la replica corsara della morte
come nei pomeriggi di domenica
il grido e lo schianto.
Io cerco l’aria
il vento che legge pagine a gruppi
la memoria sopravvissuta al dolore
leggero come una foglia d’autunno
osservo il soffio di fiaccola in fondo
al muro della caverna e mi conforto
con l’alito e il calore di una fiamma
che arde lontana da qui.
Sandro Gros-Pietro