I deliri del bibliofilo
Jarry, Gourmont e “L’Ymagier”
Storia di una delle più affascinanti ed enigmatiche riviste mai pubblicate, frutto della collaborazione tra i due artisti. Un esempio di “letteratura emblematica”, in cui «testo e immagine non devono mai spiegarsi o commentarsi l’un l’altro, e nessuno dei due ha senso senza l’altro»
Una delle più affascinanti ed enigmatiche riviste mai pubblicate è, senza dubbio, «L’Ymagier», frutto della collaborazione tra Alfred Jarry e Remy de Gourmont. Tra ottobre 1894 e dicembre 1896 vennero approntati otto fascicoli di quello che avrebbe dovuto essere un trimestrale, nonostante le uscite fossero oltremodo irregolari. Ogni numero, in brossura, presentava un fregio in copertina, per lo più ricavato da antiche illustrazioni (vedi foto in basso). Si alternavano immagini di Épinal, Troyes e Orléans, illustrazioni tratte da incunaboli e cinquecentine di taglio agiografico, incisioni di Dürer ecc. Apparvero anche una Maria Maddalena nuda ai piedi della croce incisa da Gauguin, nonché la maestosa figura di César Antéchrist composta dallo stesso Jarry o un’Annunciazione realizzata da Gourmont.
L’intento era quello di affrontare, attraverso l’evoluzione della tecnica xilografica, le tradizioni scaturite dalla cultura popolare con sguardo inflessibile e, al tempo stesso, disinvolto. Le illustrazioni venivano proposte in sequenza o, se attinenti a una determinata tematica, impreziosite da un commento articolato di uno dei due curatori. Le grafiche incluse venivano vendute anche sciolte. Era possibile abbonarsi per un anno con tariffe che variavano a seconda del tipo di carta adoperato: una tabella indicava i diversi tipi di abbonamento che andavano dalla lettera A (su carta forte a 12 franchi) alla D (su carta “japon impérial” a 35 franchi). Le pagine riportavano illustrazioni sia nel testo sia fuori testo. Qualche tavola era riprodotta a colori. Il prezzo della rivista era di 3,50 franchi.
Il lavoro fu mirabile, anche se ebbe un riscontro circoscritto. Così scrisse Alastair Brotchie, nella sua splendida biografia Alfred Jarry. Una vita patafisica (Johan & Levi Editore, 2013): «L’“Ymagier” era un prodotto di qualità, stampato da Renaudie con varie carte di pregio. Il suo formato era di circa 23 x 28 cm e il primo numero aveva settanta pagine. L’editoriale annunciava una periodicità trimestrale e che i quattro numeri avrebbero formato un annuario di duecento-trecento pagine, con circa duecento stampe e una tiratura speciale di almeno otto grandi stampe di Épinal (piegate due volte, un vero tormento per Jarry). Su “L’Ymagier” c’erano anche accurate riproduzioni di xilografie tardomedievali e inserti di lavori richiesti da Gourmont e Jarry ad artisti contemporanei. Si trattava per lo più di personalità collegate al gruppo dei Nabis di Pont-Aven: Bernard, Filiger, Gauguin, O’Conor, Roy e Séguin». La sede della rivista si trovava a Parigi, al n. 9 di rue de Varenne.
Il n. 2, dedicato al tema dei mostri, accoglie l’unica litografia realizzata dal Doganiere Rousseau, La guerre, stampata su carta arancione in un foglio ripiegato, destinata a diventare la copertina di Flagrant délit di André Breton, edito da Thésée di Parigi nel 1949. Rousseau era amico di Jarry; secondo la testimonianza di Apollinaire aveva realizzato un ritratto a olio dell’autore dell’Ubu roi che quest’ultimo teneva in bella mostra nel suo minuscolo appartamento, opportunamente tagliato e con i margini bruciacchiati, accanto a un fallo in pietra di dimensioni gigantesche regalatogli da Félicien Rops. Secondo André Salmon si era conservato solo lo sfondo del ritratto e al posto della testa c’era un buco. Fu esposto al Salon des Indépendants del 1895 con il titolo Ritratto di madame A.J., probabilmente a causa della lunga chioma di Jarry.
In «L’Ymagier», dall’aspetto lussuoso e raffinato, sono molto presenti le immagini devozionali quali la Natività (il terzo numero è dedicato alla Vergine e il Bambino) e la Crocifissione, argomenti che intrigavano l’agnosticismo di entrambi gli autori. Il commento di Jarry si sbizzarrisce dialetticamente intorno alla simbologia delle immagini, rendendo ancora più recondito il loro significato. Prendendo spunto da un’illustrazione apparsa nel n. 4 della rivista, riproducente le piante dei piedi di Cristo crocifisso con due fori asimmetrici, Jarry confuta le tesi sostenute da Cornelius Curtius in De clavis dominicis (1634), sostenendo che i chiodi adoperati per la Crocifissione fossero quattro anziché tre, come in genere rappresentato nell’iconografia tradizionale. L’autore si lancia in una dotta dissertazione sulle varie interpretazioni che figurano nei testi di Patristica (Cipriano, Agostino, Rufino ecc.) intorno al numero dei chiodi (si veda il volumetto La passione di Ubu roi. Testi e iconografie sacre di Jarry, edito da Medusa nel 2019).
Hélène Vedrine asserisce al riguardo: «Queste immagini […] sono caratterizzate da una “oscurità relativa” che mette a dura prova i talenti ermeneutici del lettore: senza il testo è impossibile comprendere che cosa significano esattamente le figure, ma senza le immagini è impossibile raffigurarsi ciò che è necessario nel testo. Si tratta di una regola fondamentale della letteratura emblematica, secondo la quale testo e immagine non devono mai spiegarsi o commentarsi l’un l’altro, e nessuno dei due ha senso senza l’altro».
Com’era prevedibile, la convivenza tra i due autori divenne sempre più complessa, presumibilmente a causa di Berthe Courrière, amante di Gourmont, sulfureo personaggio adombrato nel romanzo Là-bas di Huysmans, che in parte finanziava il progetto dell’«Ymagier». Jarry collaborò fino al quinto numero dove si limita a proporre qualche disegno con lo pseudonimo di Alain Jans, dopodiché diede vita a un’altra rivista dalla vita effimera, «Perhindérion», di cui uscirono solo due fascicoli. La collezione completa dell’«Ymagier», piuttosto difficile da reperire se non partecipando ad aste internazionali di alto livello, può arrivare a una stima di oltre 8000 euro.