Su “Storia delle donne filosofe”
Pensare donna
Torna un documento di straordinario interesse: il saggio seicentesco in cui Gilles Ménage analizzò in modo sistematico la storia della filosofia al femminile
Quando nel 1618 Madame de Rambouillet, a Parigi, ristrutturò alcune stanze del suo palazzo – con ampie finestre luminose, pareti azzurre e un letto centrale dal quale iniziò a conversare con gli amici seduti sulle poltroncine tutte attorno – nacque il movimento delle Preziose: tale era «l’appellativo che una rivolgeva all’altra come saluto per dire la singolarità di cui ognuna era portatrice, irriducibile a qualsiasi forma di eguaglianza». Sulla base di discorsi incentrati su temi vari – ricorrenti i sentimenti e la ragione – il movimento diffuse uno stile di conversazione «colta, ariosa e amichevole»: una moda che perdurò fino alla fine del Seicento.
Sebbene i salotti fossero guidati e principalmente frequentati da donne – con la leggerezza e precisione dell’autorità femminile – anche gli uomini avevano accesso. E così Gilles Ménage, avvocato e latinista, il quale, in sintonia con le Preziose, nel 1690 scrisse in latino un libro sulle donne filosofe dell’antichità: Mulierum philosopharum historia (Storia delle donne filosofe, trad. it. a cura di Alessia Parolotto, Ombre Corte, pp. 115, € 10.00) è dedicata all’amica Anne Lefèvre Dacier, «la più dotta, eloquente e colta delle donne».
Nell’opera, sessantacinque pensatrici sono divise per correnti di pensiero (platoniche, accademiche, dialettiche, cirenaiche, filosofe di Megara, ciniche, peripatetiche, epicuree, stoiche, pitagoriche), ma in modo cronologicamente disordinato, poiché Ménage comincia da coloro le quali non appartengono a nessuna scuola e conclude con le pitagoriche. Poco spazio è riservato alle stoiche e ciò è giustificato dall’autore con lo stesso pensiero stoico, ossia il distacco dalle passioni, in netto disaccordo con l’indole femminile, che vede le donne essere profondamente coinvolte in esse.
Delle pensatrici in questione, inoltre, Ménage rovescia il modo in cui la loro memoria è stata tramandata, come nel caso di Aspasia: generalmente indicata prima come concubina e poi moglie di Pericle, nell’opera si sottolinea piuttosto il suo essere stata innanzitutto una donna saggia, nonché maestra di retorica sia di Pericle che di Socrate (di quest’ultimo, anche di filosofia); evidenziando, poi, le particolarità di altre celeberrime, come Ipazia, che superò in sapienza il padre e maestro Teone Alessandrino e anche i filosofi del suo tempo. Ma anche Novella, la cosiddetta ‘avvocata’: figlia dell’affermato maestro bolognese Giovanni d’Andrea, ella conosceva così bene il diritto da sostituire il padre in cattedra quando lui era occupato in altre faccende.
Un ruolo di rilievo è assegnato alle imperatrici filosofe di età romana, come Giulia Domna, che conosceva bene i Sofisti e di essi si circondava: moglie dell’imperatore Severo, fu un punto di riferimento per le donne romane che decisero di dedicarsi alla filosofia.
L’opera di Ménage, sebbene sia stata definita dallo stesso autore un «piccolo libro», è in realtà un testo straordinario, perché nulla fu più scritto sulle donne filosofe fino alla seconda metà del Novecento, rea la storiografia positivista che, nella seconda metà dell’Ottocento, al fine di darsi uno statuto scientifico, separò la narrazione di aspetti politici ed economici da quella relativa alla biografia e la storia delle famiglie.
È un dono che Ménage fa alle pensatrici del suo tempo e con il quale vuole evidenziare il valore intellettuale delle donne, per mezzo di coloro le quali, nell’antichità, si sono occupate di filosofia, la «disciplina più austera».
Accanto al titolo, René Magritte, La grande guerra, 1964.