A proposito de "La notte dell'Ajax”
La leggenda di Krol
Armando Napoletano e Roberto Pennino hanno raccontato l'Ajax di Ruud Krol, quando il calcio olandese conquistò il mondo diventando un modello di gioco
La notte dell’Ajax. Quando il calcio cambiò per sempre il suo pensiero è un omaggio a Ruud Krol, scritto da due giornalisti, Armando Napoletano e Roberto Pennino, edito dalla Edizioni Giacché della Spezia. Ruud Krol, classe 1949, è considerato il professore della difesa, libero d’eccellenza, alfiere prima dell’Aiax e poi del Napoli dal 1980 al 1984 nelle vesti anche di capitano, in attesa dell’arrivo di Maradona. Negli anni più belli del calcio, a Marassi fece giocate incredibili contro il Genoa e la Sampdoria che da lì a poco visse i suoi anni magici. Il libro racconta la leggenda dell’Ajax vista attraverso una partita, per alcuni considerata “La Partita”, quella del 31 maggio 1972, finale di coppa Campioni a Rotterdam.
«La seconda finale di Coppa dei Campioni, vinta contro l’Inter, è ritenuta il momento di massimo fulgore per l’Ajax. I giocatori erano eleganti ed implacabili, dando l’impressione di sopraffare gli ultra-difensivisti italiani non solo mentalmente ed emotivamente, ma fisicamente e tatticamente»: così la descrisse David Winner in Brilliant Orange.
Napoletano e Pennino ne hanno raccontato la genesi e la storia, accompagnati in questo viaggio da Ruud Krol, che la visse in prima persona. L’ex difensore di quella squadra si è raccontato in una lunga intervista, descrivendo quegli attimi e gli anni che cambiarono un po’ la storia del football, creando ciò che ancora oggi viene detto il “calcio totale”: «Non ci sarà mai più una squadra come la nostra? Non credo proprio. Alcuni club – sostiene l’ex difensore – hanno attraversato un processo simile come il Barcellona sotto la guida prima di Michels, poi Cruyff, Rijkard, Van Gaal e Guardiola. Così altre squadre avevano una propria interpretazione del modello Ajax. Ma riunire tante persone che la pensano allo stesso modo con la volontà e la forza di dare al calcio una forma rivoluzionaria, come abbiamo fatto noi all’epoca, oggi è difficile da immaginare, figurati da implementare».
Scrive Salvatore Lo Presti nella prefazione: «Nella massima competizione a livello di club (Coppa dei Campioni o Champions League) i successi olandesi sono stati in tutto sei di cui quattro dell’Ajax: i tre di fila della squadra di Michels – Kovács dal 1971 al 1973 e quella di Van Gaal nel 1994/95 e, dopo quello del Feyenoord di Happel nel 1970, l’unico del PSV Eindhoven di Guus Hiddink nel 1987/88. Analizzando l’evoluzione del calcio olandese, credo di aver capito che questa scarsa messe di titoli del futbol total derivi sostanzialmente dal fatto che il fenomeno ha riguardato più il mondo Ajax che non il mondo Olanda e soprattutto si è sviluppato pressoché esclusivamente sull’asse Michels-Cruyff, passato armi e bagagli in Catalogna. Fenomeno sviluppatosi ulteriormente quando gli insegnamenti del maestro Michels sono passati all’allievo Cruyff, che li ha recepiti ed aggiunti alla propria innata genialità con risultati straordinari, e che infine Pep Guardiola ha carpito avidamente, formandosi uno straordinario bagaglio tecnico tattico. È stato un fenomeno più verticale che orizzontale, insomma. E il suo tragitto ha travalicato i confini geografici dei Paesi Bassi.
Il resto del calcio olandese infatti non ha fatto proprio il verbo di Michels che, con Cruyff diventato allenatore, si è poi sviluppato in Spagna piuttosto che nei Paesi Bassi.
La gran parte delle squadre olandesi, mentre l’Ajax cresceva e volava sulle idee di Rinus Michels, sono rimaste legate più alla scuola dei tecnici inglesi o tedeschi, austriaci o slavi che avevano lavorato in Olanda lasciando la propria impronta, che non, e solo sporadicamente, a quella di allenatori locali.
Beenhakker, Van Gaal, Hiddink e Rijvers, in altri termini, sono stati più eccezioni che figli di una continuità territoriale o di una scuola vera e propria, che forse non è mai veramente esistita. Il futbol total, insomma, è andato avanti su binari diversi e non sempre paralleli. Questa scarsa empatia, questa limitata uniformità di idee, probabilmente è rimasta solo su piano potenziale perché non capita, non sufficientemente tenuta in considerazione e mai autenticamente promossa dalla Federazione.
Inoltre anche sul piano dei calciatori, dopo il mitico Johan Cruyff, il calcio olandese non ha mai espresso autentici fuoriclasse. Sneijder, Bergkamp, Robben, Van Bronckhorst, Gullit, Van Basten, Krol sono stati ottimi giocatori e grandi professionisti, ma non degli autentici “crack”, giocatori capaci di trascinare e contribuire a rendere vincente tutto un movimento.
In Italia il cosiddetto futbol total è stato fonte di ispirazione – seppure con interpretazioni diverse – soprattutto per due tecnici: Gigi Radice col suo Torino e Arrigo Sacchi. Per Radice, tuttavia, curiosamente, la contaminazione non era arrivata dall’Olanda, ma già da prima, dalla frequentazione di un ex giocatore ed allenatore americano di basket, molto vicino anche al mondo del calcio e che per due anni, ai tempi di Viani e Bonizzoni, era stato nello staff dei preparatori atletici del Milan: Elliott Van Zandt.
Chiamato non a caso “il mago”, Van Zandt aveva trasmesso al giovane Radice, allora ancora calciatore, le sue avanzatissime ed entusiasmanti teorie che coincidevano incredibilmente con quelle che avevano ispirato il lavoro di Michels. Teorie che Radice ebbe il merito di assimilare, far sue (anche dopo la prematura scomparsa di Van Zandt nel 1959) e memorizzare per metterle infine in pratica nel momento in cui capì di avere a disposizione la squadra e gli uomini giusti.
Non a caso vedendo giocare il Torino nell’anno dello Scudetto, avevo notato la straordinaria affinità con alcune delle caratteristiche del gioco dell’Ajax. Mi preparavo a documentarle ma mi bruciò sul tempo Sandrino Mazzola che in un’intervista svelò quanto io avevo appena intuito. In quanto a Sacchi: questi principi li ha elaborati alla luce delle sue idee forse un po’ più integraliste di quelle di Cruyff, ma che comunque hanno avuto il grande merito, più che di modificarne l’impostazione tattica, di cambiare la mentalità del calcio italiano, inculcando la convinzione di potersela sempre giocare, di non partire mai battuti in partenza, anche contro avversari ritenuti più forti».
Il volume, che contiene anche molte foto rare della storica partita, riporta le testimonianze di Stuy, come di Rep, di Cruyff e Neskeens, ed anche, per la parte italiana, le parole di Bordon, Bertini, Mazzola, Boninsegna, Bedin. Il libro, che non può mancare nelle collezioni di chi ama il calcio, è in vendita in libreria, nelle principali edicole e sugli store online, a 14,90 euro.