I deliri del bibliofilo
Inventando la morte
Alfonso Gatto e i “Quaderni del Critone”, una delle collane letterarie più significative del secondo '900 italiano fondata da Giuseppe Pagano. Il poeta salernitano vi pubblicò nel 1959 “La madre e la morte”, una piccola silloge di scritti vari con un disegno di Graziana Pentich, compagna dell’autore
Una delle collane letterarie meno conosciute ma più eleganti del secondo Novecento italiano è senz’altro i «Quaderni del “Critone”», edita a Galatina, in provincia di Lecce, su iniziativa del poeta e traduttore Giuseppe Pagano. Nata da una costola della rivista di taglio giuridico «Il Critone», di cui Pagano era responsabile delle pagine letterarie, la collana inanellò una serie di interessanti pubblicazioni tra il 1958 e il 1967, dedicate perlopiù ad autori che operavano nell’area dell’ermetismo fiorentino. Pagano era diventato amico di Alfonso Gatto e Giorgio Caproni, con il quale intrattenne un’interessante corrispondenza epistolare.
Il formato dei volumetti, di cm 14,5 x 10, e il disegno di copertina, realizzato dal pittore leccese Lino Paolo Suppressa, rimangono pressoché inalterati. Il titolo inaugurale della collana fu Da «Gli amori gialli», florilegio poetico di Tristan Corbière, curato e tradotto dallo stesso Pagano nel 1958 in una tiratura di 200 esemplari numerati. Erano presenti nel testo illustrazioni di Ugo Tapparini. Il libriccino contiene due poemetti tratti dalla raccolta Les Amours jaunes, senza testo originale a fronte, intitolati rispettivamente Il poeta contumace e La menestrella forànea e il «Perdono» di Sant’Anna.
Nello stesso 1958 vennero stampati diversi volumetti: Riepilogo del «Cimitero marino» di Oreste Macrì, La noia della natura di Alessandro Parronchi, Una città di Romano Bilenchi e due lavori dello stesso Pagano. La collana accoglieva indifferentemente prose, saggi, poesie e traduzioni. Tra i titoli del 1959 bisogna ricordare Il vetturale di Cosenzadi Carlo Betocchi e Come stanno le cose di Lamberto Pignotti. Esce anche il volumetto intitolato La madre e la morte di Alfonso Gatto in cui compare una serie di scritti vari sulla figura della madre scomparsa del poeta salernitano. Il libretto, che figura come decimo titolo della collana, ha 64 pagine ed è stampato nella Tipografia Editrice Pajano & C. di Galatina. Si tratta di uno dei titoli più rari e ricercati della collana, con quotazioni sul mercato antiquario piuttosto ondivaghe, aggirantesi fra i 150 e i 300 euro. La tiratura è di 500 copie numerate.
Nella nota apposta in calce al volumetto, l’autore precisa: «Per l’intelligenza della poesia A mia madre voglio dire che a contemplare per ore e ore mia madre morta, rasserenata e incredibile nei segni della sua fatica, mi parve di vederle sul volto la dignità degli esseri millenari, ambigui e ignari del proprio sospetto. Pensai all’uomo delle nevi. Da me e da lei ormai lontani i rumori della caccia, era rimasto a errare per le latitudini solo il riso dell’incredulità perenne? Chiaro è tuttavia che l’immaginazione e direi meglio l’invenzione della morte è il tema di questa piccola silloge che dedico a mia sorella Tina, perseverante nel suo dolore, come lo fu nella cura ch’ebbe per la salute malferma della madre nostra, gaia, innocente, lieta di vivere sino all’ultimo».
La madre e la morte contiene alcune poesie precedute dalla prosa I pensieri modesti e da un disegno di Graziana Pentich, intitolato Gatto e sua madre. La Pentich, scrittrice e pittrice triestina, per due decenni compagna di Alfonso Gatto, pubblicò nel 1961 nella stessa collana la raccolta di racconti Una patria da trovare. Apparvero anche Il caso e il caos (Pollock, De Pisis, Rosai, Soutine, De Staël) di Piero Bigongiari (1961), Il di più della vita di Luigi Fallacara (1961), Trame di Mario Luzi (1963). Il diciottesimo e ultimo titolo della collana, I colori del bianco di Nicolangelo Barletti, vide la luce nel 1967. Esistono anche alcuni titoli pubblicati con la sigla Edizioni del Critone.
In Libri memorabili. Una storia della microeditoria italiana del Novecento, pubblicato da Biblion Edizioni nel 2021, Lucio Gambetti precisa che il quattordicesimo volumetto, Il miracolo di Teocrito di Rutebeuf, tradotto dallo stesso Pagano nel 1962, presenta un altro disegno in copertina. Inoltre una copia riservata all’autore della succitata Noia della natura di Parronchi, recuperata dalla Libreria Antiquaria Pontremoli, riporta in copertina un disegno del pittore fiorentino Mario Marcucci, variante probabilmente non isolata. L’impostazione grafica di questi libretti ha forse influenzato, in maniera decisiva, alcune collane impostesi successivamente. Si pensi, tanto per fare un nome, all’esperienza pluridecennale delle Edizioni Via del Vento di Pistoia, animata da Fabrizio Zollo.