Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Natale in Galles

Dedicati a Succedeoggi e ai suoi lettori i versi di Roberto Mussapi ricavati da un racconto di Dylan Thomas. Che racconta del mare che intona Christmas Carol, di neve «rovesciata / a secchiate giù dal cielo», di rintocchi di campane. Perché il Natale è «tema centrale della poesia, che è sempre una nascita, divino che si fa umano»

Potrei scrivere un libro di poesia sul Natale. Intendo un libro, con Rilke, Momaday, Dickens, Eliot, poesie e poemi anche miei… Non quelle antologie natalizie che mettono insieme tante liriche in cui il Natale è appena nominato, non poesie d’occasione in cui magari l’autore ricorda o illumina qualcosa solo perché accaduto nel giorno o nel periodo di Natale. Parlo del Natale come soggetto animante. Per me tema centrale della poesia, che è sempre una nascita, divino che si fa umano, segnato da una stella, devozione di pastori analfabeti e sapienti Magi scrutatori degli astri e del cielo.
Qui ho ricavato, da uno splendido racconto di Dylan Thomas, una poesia: un’imitazione in versi del suo Natale. Che dedico a Gloria Piccioni e Nicola Fano, creatori di Succedeoggi, in quest’anno così importante per la nostra rivista. A loro, a tutti i lettori, buon Natale.

 

 

 

 

 

 

 

Un Natale
Ogni Natale era così uguale all’altro
in quegli anni in quella cittadina di mare
ora priva di ogni rumore salvo quello leggero
di voci lontane che parlano e che a volte
mi tornano mentre sto per dormire,
che non riesco mai a ricordare
se nevicò per sei giorni e sei notti
quando avevo dodici anni, o se invece
nevicò dodici giorni e dodici notti
quando ne avevo soltanto sei.
Ogni Natale scivola verso il mare a due lingue,
come una luna fredda che precipitando
rotola verso il cielo che era la nostra strada,
poi si ferma sul bordo delle onde
ghiacciate e taglienti che gelano i pesci.
Butto le mani nella neve per tirar fuori
qualunque cosa trovi: affondano nella matassa,
lana bianca e rintocco di campane
di tutte le vacanze rimaste in riva al mare
che sta intonando Christmas Carols.

Anni e anni fa, quand’ero bambino,
quando in Galles c’erano ancora i lupi,
e uccelli colorati come mutande rosse frullavano
oltre le colline profilate ad arpa,
quando noi cantavamo e ci rotolavamo
senza riposo ridendo giorno e notte
in buie caverne che avevano lo stesso odore
delle domeniche pomeriggio negli umidi tinelli
delle case di campagna, e armati
di mascelle di diaconi, pieni di ardore
davamo la caccia agli orsi e agli inglesi…
prima dell’automobile, prima della ruota,
prima del cavallo con la faccia da duchessa,
quando cavalcavamo a pelo per folli colline…
nevicava, nevicava, nevicava…
La nostra neve non solo era rovesciata
a secchiate giù dal cielo, come ogni neve,
veniva su dalla terra coprendo come uno scialle
e traboccava fluendo dalle braccia e le mani
e dai corpi degli alberi, la neve
cresceva di notte sui tetti come muschio bianco
posandosi lieve sui muri delle case
come edera bianca e si posava sul postino,
mentre apriva il cancello, tempesta muta e intirizzita
di bianchi biglietti d’auguri stropicciati.
«C’erano i postini anche allora?»
«Con occhi lucidi e nasi resi dal vento ciliegie,
a passi scricchiolanti, gelati e appiattiti
arrivavano fino ai portoni di casa
e bussavano con vigore nella neve.
Bussavano… ma quello che sentivano i bambini
era soltanto un tintinnio di campanelli.»
«Vuoi dire che il postino faceva toc-toc e bussava
e le porte si mettevano a tintinnare?»
«Voglio dire che i campanelli che i bambini sentivano
erano dentro di loro. Preparavano in noi,
davano inizio al Canto di Natale.»

Roberto Mussapi

Imitazione da A child’s Christmas in Wales di Dylan Thomas

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