Sergio Buttiglieri
Al teatro Regio di Parma

Verdi alle crociate

Pier Luigi Pizzi ha messo in scena nell'ambito del festival Verdiano "I Lombardi alle Crociate", capolavoro giovanile di Giuseppe Verdi che proprio oggi appare di straziante attualità

L’arte di Verdi è tutta sovvertimento, deformazione, caricatura sublime, mette a fuoco i quattro canti della terra, ci ricordavano giustamente Bruno Barilli e Pier Luigi Pizzi, regista costumista e scenografo di Lombardi alla Prima Crociata che ha meravigliosamente inaugurato il Festival Verdiano 2023 a Parma al Teatro Regio. È riuscito a superare se stesso con questo suo riuscitissimo lavoro che fra l’altro inizia con un inaspettato omaggio a Lucio Fontana con i suoi iconici tagli sulla scena bianca proiettata da uno spettacolare video da lui ideato. La prima è stata acclamata più volte a scena aperta dall’esperto pubblico in teatro, con anche numerosi melomani stranieri accorsi a vedere questa meraviglia intelligentemente disseminata di una serie di video che punteggiavano efficacemente le varie parti di questa opera verdiana che debuttò nel 1843 alla Scala, appena dopo il più celebre Nabucco.

Le due opere, I Lombardi e il Nabucco, si somigliano volutamente, non c’è forse altro caso così ben riuscito di ripetizione di una formula che ha avuto successo. Opere corali tutte due, soggetto che dà sul sacro, urto di popoli in lotta che sovrasta i drammi delle persone. Nei Lombardi, rispetto al Nabucco c’è l’ingresso del romanzesco. I Lombardi non sono oratoriali, hanno un una varietà di casi da romanzo d’appendice.

«Dio non lo vuole» grida inorridita la gentile Giselda e questo grido è tanto più attuale dopo che proprio sabato scorso Hamas ha purtroppo fatto realmente irruzione in Israele compiendo massacri indicibili. Siamo inorriditi da questa situazione che riporta alla tremenda attualità il dramma verdiano allora ambientato tra Sant’Ambrogio a Milano e Antiochia e infine a Gerusalemme.

I Lombardi sembra un romanzo d’appendice, si diceva. E Pier Luigi Pizzi con la sua assoluta magia registica ci ha immerso efficacemente in questa vicenda che mai immaginavamo così tremendamente ancora viva. Giuseppe Verdi sembra l’uomo nato apposta per spazzare via col suo pugno sterminatore ogni parassitismo intellettualistico e questo il regista novantatreenne lo sa bene. E Pizzi ha saputo ben valorizzare la voce verdiana con i suoi istinti pieni di veemenza primitiva.

A cominciare dall’impetuoso Oronte, tenore super applaudito interpretato da Paolo Poli. Come anche il tenore Arvino/Antonio Coranò e la magnifica soprano Giselda perfettamente impersonata da Lidia Fridman. Abbiamo apprezzato anche la volontà di rimanere in scena, semplicemente seduto a fianco al palcoscenico, del mitico Michele Pertusi, nel ruolo di Pagano e poi di Eremita, nonostante si fosse infortunato a metà della rappresentazione.

Grandi applausi anche all’assolo in scena della violinista Michaela Costea elemento inconsueto che ha caratterizzato da sempre questa opera del giovane Verdi.

Tutto diretto dal maestro concertatore Francesco Lanzilotta assieme al maestro del coro Martino Faggiani, altro vero elemento prezioso da tanti anni del Teatro Regio di Parma.

Verdi ignora le parafrasi, s’intromette furiosamente, taglia i nodi con la roncola, e fa scorrere lacrime e sangue esilaranti, piomba sul pubblico, lo mette in un sacco, se lo carica sulle spalle e lo porta a gran passi entro i rossi, vulcanici domini della sua arte e noi del pubblico abbiamo assaporato questa ineguagliabile maestria. Il Melodramma italiano è un’opera d’arte tutta speciale, costruita sul ciglio di un abisso di ridicolo, ci si sostiene a forza di genio. Da più di un secolo, questo equilibrio prodigioso si verifica.

E non a caso ancora oggi esportiamo in tutto il mondo la lirica italiana in lingua originale. Verdi tira avanti senza circonlocuzioni. Con un colpo di spalla butta giù le porte, calpesta la legge, i divieti e, in cambio, appaga l’istinto. Pensiamo alla veemenza dei suoi concertati tradotti in disegni larghi esatti, al realismo e alla concretezza di questo grande uomo.

Vi consigliamo di vedere l’ultima replica domenica 22 ottobre alle 15,30.


Le fotografie dello spettacolo sono di Roberto Ricci.

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