Dall'altra parte del Mediterraneo
Salviamo il Libano!
Incontro con la giornalista e leader politica dell'opposizione libanese, Paula Yacoubian: «Il nostro paese sta attraversando una crisi terribile, per colpa della presenza di Hezbollah e per la disattenzione totale da parte della comunità internazionale»
Il Libano sta vivendo una crisi politica, sociale, bancaria, energetica e sanitaria contemporaneamente. Una crisi che si trascina da anni e che per ora non sembra risolversi nonostante i moti rivoluzionari del 2019, e che si è vista peggiorare dopo l’esplosione del porto di Beirut. Ne parliamo con Paula Yacoubian, attivista, esponente politico e legislatore libanese di origine armena. Per anni è stata una giornalista e conduttrice televisiva ed è diventata una delle personalità mediatiche più importanti del Libano. Ha lavorato in diverse televisioni regionali libanesi e panarabe ed è nota per l’enorme impatto che ha avuto in ogni organizzazione che ha gestito o creato. Paula è stata una delle esperte scelte dal Gruppo della Banca Mondiale per il suo Comitato Consultivo Esterno per la diversità e l’inclusione, per la sua difesa dei diritti delle donne, i suoi sforzi per l’emancipazione femminile e per le sue battaglie per istituire le quote rosa – quota destinata alle donne – nella legge elettorale libanese. Nel maggio 2018, è stata eletta al parlamento libanese, rappresentando il distretto di Beirut 1º.
Durante la sua carriera, Paula è stata una forte sostenitrice dell’ambiente e ha promosso molti programmi di protezione ambientale. Anche prima della sua elezione al parlamento, ha combattuto contro tutte le decisioni del governo che avevano il potenziale di causare seri danni ecologici, non solo al paese ma a tutto il mediterraneo.
La comunità internazionale sta davvero aiutando il Libano?
Non come dovrebbe. Serve sicuramente un aiuto umanitario, ma soprattutto politico, però la comunità internazionale non ha aiutato il Libano, ma piuttosto i loro partner, partiti politici amici e gruppi di interessi.
Per ora, più che aiutare i libanesi, molte potenze internazionali hanno fatto i loro interessi. Non si sono ascoltate le persone e non si è fatto nulla per aiutarli nella loro lotta contro un sistema politico mafioso e corrotto. Anche l’iniziativa francese, alla fine, è servita solo per rimettere al potere i vecchi partiti politici, a cercare la stabilità della regione anziché del paese, rimettendo al governo gli stessi partiti che la gente ha fatto dimettere scendendo per le strade; gli stessi che hanno distrutto l’economia e inquinato il paese.
La comunità internazionale si nasconde dietro al fatto che sono stati eletti, ma non vuole vedere come lo sono stati. Non vede le ingerenze straniere, i metodi clientelari e corrotti utilizzati per comprare i voti e le vere e proprie truffe elettorali. Per non parlare della politica iraniana che manda soldi e armi ad un partito politico settario. I libanesi stanno pagando un prezzo altissimo e la comunità internazionale non vuole vedere, chiude gli occhi. La gente non ne può più di questa politica settaria.
Infatti, uno dei fattori più ovvi per la mancanza di coinvolgimento internazionale è la presenza – non nascosta – di Hezbollah al governo del paese, un partito che è stato classificato come organizzazione terrorista dagli Stati Uniti, la Grande Bretagna, il Canada, etc…
Molta gente sta lasciando il paese.
Tutti stanno lasciando il paese per motivi economici, ma la diaspora può essere comunque un aiuto a questo paese. Sia perché siamo tutti connessi e quindi la gente in Libano vede subito cosa accade negli altri paesi e i diritti di cui la gente gode in molti di essi e sia perché le persone che vivono all’estero mandano aiuti finanzari in patria. Èd e stata la diaspora libanese – non la comunità internazionale – ad aiutare il paese, inviando i fondi basiliari per i progetti necessari allo sviluppo del paese.
Qual è il più grande ostacolo in Libano al cambiamento?
Hezbollah è il problema più grande del paese, tiene in ostaggio il Libano. Se non ci fosse, la rivoluzione avrebbe potuto fare un miracolo. I manifestanti sono riusciti a far saltare il governo di Hariri in pochi giorni di rivolta. Ma Hezbollah ha mandato gente armata a minacciare i manifestanti. Sono loro che alla fine hanno protetto tutti i partiti politici mafiosi e settari, di qualunque gruppo religioso fossero.
Il cambiamento si è fermato?
Non credo proprio… Il Libano e un paese in bancarotta, la gente è stanca, ha visto come è stato ridotto il paese e perciò stiamo vincendo tutte le elezioni nei gruppi sindacali e ordini professionali, la gente vuole il cambiamento. Quando ci saranno le elezioni parlamentari avremo bisogno dell’aiuto della comunità internazionale. Ma temiamo che possano immolare il Libano, abbandonandolo come un agnello sacrificale, durante le trattative con l’Iran sul nucleare. Di fatto siamo ostaggi dell’accordo Iran/Hezbollah, tutto dipende da loro, e da quale posizione prenderà il mondo al loro riguardo.
Gli sciiti libanesi sostengono ancora Hezbollah?
Hezbollah per fortuna comincia a non essere più cosi idolatrato dagli stessi sciiti, perché anche loro stanno soffrendo le stesse carenze: anche loro sono senza elettricità, senza, benzina e con i loro soldi bloccati nelle banche. In tutte le comunità molta gente ha aperto gli occhi e ha compreso che mettendosi sotto la protezione della propria comunità non migliorerà la loro vita.
Molte delle rivoluzioni delle primavere arabe sono fallite per la mancata organizzazione dei movimenti nati dal basso. Come impedire anche in Libano che gruppi minoritari, ma ben finanziati e organizzati, tengano in ostaggio il paese?
Con molti degli altri partiti politici abbiamo formato un fronte unito dell’opposizione, l’unione tra di noi è fondamentale. Certo esistono delle differenze, ma le abbiamo superate, come per esempio durante le elezioni dell’Ordine degli Architetti. L’opposizione ha mille sfaccettature, alcuni sono più a sinistra, altri più a destra. Fare un fronte unito vuol dire sapere mediare, trovare compromessi, e saper trovare un punto di equilibrio per il bene del paese.
Cosa si può fare contro le ingerenze dei paesi stranieri?
L’ingerenza dei paesi stranieri è il vero problema del Libano non solo da parte dell’Iran, ma anche da parte di tantissime altre nazioni, e purtroppo temo che non si può fare granché… e nel caso si trova qualcuno di onesto, indipendente, che non appartiene a nessuna delle ingerenze, qualcuno che vuole veramente cambiare le regole, cominciano contro di lui delle campagne. Prima tentano di distruggerli la reputazione personale e poi, se non ci riescono, in tanti casi passano all’omicidio politico.
In molti paesi della regione, soprattutto quelli dittatoriali, per screditare le ONG che si occupano di diritti umani, le si accusa di essere venduti ad interessi stranieri. Un’accusa spesso completamente inventata che si usa per silenziare i gruppi considerati scomodi, come fare per difendersi?
Purtroppo, è un modo per screditare, raccontando menzogne, sono falsità che servono soprattutto per mobilitare l’elettorato più nazionalista. Noi per esempio non prendiamo fondi, ma direttamente derrate alimentari, vestiti o altro e li ridistribuiamo. Per altro è vero il contrario, sono i gruppi settari che prendono fondi da potenze straniere e usano gli aiuti per creare reti clientelari. Si dà pane, benzina solo a chi poi garantisce sostegno politico. Se qualcuno vuole aiutare, deve essere sicuro di inviare i soldi a ONG che abbiano una reputazione solida e non a quelle legate ai partiti, perché se no è più che probabile che vengano redistribuiti con logiche clientelari.
Mi parla della ONG che ha creato?
Nel tentativo di aiutare e portare sostegno alle famiglie svantaggiate nel 2013 lanciai la campagna Dafa: tradotto in Italiano, la parola dafa vuol dire calore, e si intendeva distibuire – all’epoca, e solo d’inverno – maglioni, giacche, stufe a gas… il calore era anche quello di una presenza umana vicino ai bisognosi e ai dimenticati…
Dafa era una campagna annuale, ma ultimamente – e a causa degli eventi eccezionali accaduti in Libano, iniziati dopo la rivolta popolare nell’ottobre 2019, seguiti dal collasso economico e l’esplosione del porto di Beirut, e non finiti con la pandemia di Covid-19 – la campagna è passata da annuale a quotidiana, cercando di fornire, ad un numero esponenziale di famiglie bisognose, il necessario per sopravvivere a questo periodo buio della nostra storia.
I volontari della Dafa Campaign smistano e redistribuiscono cibo e altri beni alle famiglie in difficoltà, fuori ad ogni logica clientelare o religiosa. È importante ricordare che la Campagna Dafa non accetta alcun sostegno finanziario o denaro, ma solo donazioni in natura. Con zero spese amministrative, il team della Dafa è composto al 100% da volontari.
Alla fine lancio un appello a tutti i vostri lettori: oggi, e ora, qualsiasi donazione in natura è più che benvenuta per aiutarci a continuare con la nostra missione purtroppo ormai sempre più essenziale: le conserve, il riso, i cereali, i legumi, l’olio, il concentrato di pomodoro, il sale, lo zucchero, il latte in polvere, la farina, I pannolini, I vestiti… ma anche le medicine più basilari, che scarseggiano anche negli ospedali.