Una recensione fuori dagli schemi
Narciso sfatato
Il libro di Vittorio Lingiardi, «bussola psichica per navigare nei mari insidiosi della stima di sé», offre lo spunto per liberare il narcisismo dagli stereotipi. Una questione da analizzare direttamente con il protagonista che da un altro dove racconta…
Arcipelago N – Variazioni sul narcisismo di Vittorio Lingiardi (Einaudi, 144 pagine, 12 euro) si propone come «bussola psichica per navigare nei mari insidiosi della stima di sé», svincolando la tendenza che prende il nome dal mitologico personaggio da stereotipi e definizioni codificate. Com’è noto, secondo il mito Narciso è un essere crudele perché incapace di provare amore verso gli altri. Per punizione divina è condannato a innamorarsi della propria immagine finché, a causa di questo, morirà annegato nel lago in cui si specchia. Una vicenda che varrebbe la pena ascoltare direttamente dal protagonista del libro, nascosto dietro la sua iniziale. Ma viste le difficoltà del momento, e tornando con la memoria a quelle indimenticabili Interviste impossibili in onda a metà degli anni 70 sulla rete radiofonica Rai in cui uomini di cultura immaginavano di intervistare personaggi del passato (Arbasino-Nerone/Calvino-Montezuma/Ceronetti-Jack lo Squartatore/Umberto Eco-Pitagora e così via, tanto per fare qualche esempio), mi accordo con N. per un’intervista in modalità virtuale.
Buongiorno, mi rivolgerei a lei con il cognome, ma non l’ho trovato.
Non si preoccupi; a quel tempo eravamo pochi e non se ne sentiva il bisogno… piuttosto mi dia del tu, visto che tutto sommato sono rimasto sempre un giovane di sedici anni.
Bene, grazie. Allora Narciso, sappiamo poche cose della tua vita, mentre c’è abbondanza di storie sulla tua fine di cui sono veramente dispiaciuto. Puoi chiarire cosa sia veramente accaduto?
Comprensibilmente, penso di aver rimosso tutta la storia della mia morte. Un certo Conone che si era interessato alla vicenda (nelle sue Narrazioni, datate tra il 36 a.C. e il 17 d.C., nda) scrisse di un giovane di nome Aminia a cui piacevo molto, ma non posso dire che fosse veramente il mio tipo. Lui insisteva, diceva di amarmi e io un giorno feci qualcosa di cui mi pentii molto: gli regalai una spada… magari con un desiderio inconscio che ci si potesse uccidere, anche se non lo volevo veramente. Sembra che continuassi a specchiarmi perché innamorato solo di me, senza contare che amare è una relazione tra due persone il cui esito dipende anche da come sono fatti gli altri. Quando venni a sapere che il giovane si era sventrato, entrai in una profonda melancolia e in un raptus di sensi di colpa usai la stessa spada per uccidermi. Può darsi che dopo la sua morte mi fosse spuntato un forte desiderio per il giovane, ma era troppo tardi e pensai di meritare la sua stessa fine.
Una storia molto diversa da quella di Ovidio.
Sì, ma Ovidio non era tanto informato visto che è vissuto secoli dopo di me. Invece di Aminia, lui dice che a inseguirmi per i boschi era Eco, una ninfa anche piuttosto petulante. Ovviamente il poeta romano non poteva permettersi di raccontare la vera storia perché noi greci eravamo già fluidi sessualmente quando i romani stavano ancora sulle palafitte. E poi con la storia di Aminia, Ovidio avrebbe venduto quattro copie delle sue Metamorfosi che non sarebbe diventato il successo planetario che poi è stato. Per tornare a Eco, non era interessante, non aveva niente da dire e ripeteva sempre le stesse storie. Neanche per colpa sua; pare fosse una punizione di Giunone per una questione di adulterio del marito a cui penso avrebbe dovuto essere abituata. Insomma la ninfa mi tampina ripetutamente: un giorno compare da dietro un cespuglio, un altro fa finta di incontrarmi per caso, un altro ancora viene a casa mia per prendere in prestito uno scialle di mia madre. Io la evito più che posso, fino a quando dice che è innamorata di me. Le dico che a me non interessa e si dispera. Va a lamentarsi e a piangere nei boschi insieme alle sue amiche e la sente Nemesi, una dea da cui sarebbe bene stare alla larga. E questa che fa? Apriti cielo, se la prende con me, come se io non fossi libero di decidere se voglio o no stare con una ragazza o magari di non innamorarmi o di rifiutare tutta la questione dell’amore e del sesso. Se vogliamo sono stato un antesignano dei no-binary. Per tornare a quei tempi, sento di dover andare verso il fiume dove vedo la mia immagine nell’acqua. Non so bene cosa sia accaduto, ma che io fossi innamorato della mia immagine è una fesseria. Per essere bello, lo ero veramente ma non ho mai sentito che per questo motivo uno si lascia morire di inedia o cade nell’acqua; a parte che poi sapevo nuotare anche bene. Comunque su di me hanno voluto costruire una storia molto esagerata. In fin dei conti ero uno modesto e tranquillo che pensava a sé e non voleva essere disturbato.
Va bene, ma tutto questo era stato previsto da Tiresia.
Te lo raccomando quello. Vatti a fidare di uno che per sette anni era uomo e per altri sette donna. Va bene che era stato accecato – anche lui da Giunone dopo un’altra lite con il marito – e per questo ci sta che potesse vedere meglio il futuro, ma la sua profezia venne fuori dopo, come uno di quelli che dice: «l’avevo detto io». E che aveva detto ai miei genitori? Che sarei diventato vecchio se non mi fossi conosciuto, come se uno potesse passare una vita senza mai vedersi in viso. Secondo me voleva dire che non mi sarei dovuto conoscere ma intendeva internamente, perché vedersi dentro è sempre un’esperienza complicata e magari dolorosa; una di quelle che ti può accorciare la vita e su questo potrei essere d’accordo. Per cui la questione della bellezza e di me che mi innamoro di me stesso non mi pare di poterla condividere.
Certo è che la questione dell’essere concentrato sulla tua bellezza è andata avanti per parecchio tempo, tanto che ai nostri giorni si continua a parlare di narcisismo, una condizione ispirata alla tua vita e alla tua morte.
Non mi parli di questo. Quando ho sentito questa storia avrei voluto chiedere al capo di mandare giù fulmini e saette. Ho seguito tutto e per secoli sono stato oggetto di creazioni artistiche importanti, come quel quadro di Caravaggio che proprio fa vedere tutta la mia bellezza. Anche se ho qualcosa da dire su quel dipinto: in effetti dovrei specchiarmi in un fiume e invece quella raffigurata sembra una pozzanghera con l’acqua fermissima e scura.
Allora tanto modesto non eri.
Che c’è di male a vedersi belli? Mica me ne vantavo; lo dicevano gli altri e io ero diventato una specie di leggenda. La mia bellezza volevo tenerla per me senza dare fastidio a nessuno e senza che altri dessero fastidio a me.
Torniamo all’ammirazione di sé e al narcisismo.
La mia storia è stata usata per propositi fuorvianti. Secondo me perché ero un ragazzo, magari indeciso sull’orientamento sessuale, anche se poi a quei tempi ci facevamo poco caso, basta guardare Tiresia, ma sarebbe un discorso troppo lungo. Insomma una ragazza poteva dire di essere bella e passare tutto il giorno di fronte a uno specchio e nessuno aveva da ridire. Invece per un ragazzo neanche per sogno; ammirare la propria bellezza era un difetto. Se penso che a qualcuno è venuto in mente di usare il mio nome per chi si masturba troppo (Havelock Ellis, 1859-1939, sessuologo inglese, nda) – a parte il fatto che non ci vedo niente di male – mi vengono i brividi perché io al sesso non davo alcuna importanza. Poi c’è stato quell’altro (Otto Rank, 1884-1939, psicoanalista austriaco, nda) che perlomeno si ispirava a me per l’ammirazione di sé e un po’ sono d’accordo. Figurati se non ne doveva parlare anche Freud (1856-1939) che più o meno diceva la stessa cosa. Secondo me chi ha dato l’interpretazione più giusta è stato quel Neumann(Erich Neumann, 1905-1960, psicoanalista tedesco, nda) nella sua storia delle origini della coscienza. Il capitolo dedicato a me lo so quasi a memoria. Ha scritto del periodo della Grande Madre che io mi ricordo bene, quando le donne facevano il bello e il cattivo tempo; amori incestuosi, castrazioni fisiche e mentali, potere di vita e di morte sugli uomini con la scusa che tanto erano le madri a popolare la terra. Bisognava accoppiarsi come dicevano loro e tutto era in funzione dell’aumento delle persone per farle lavorare e produrre di più. Ecco, Neumann finalmente si accorse che il punto di rottura di quella dittatura matriarcale (non scriva questo, se no di questi tempi chissà cosa altro possono dire di me!) è stato il mio gesto, quello di rifiutare la ninfetta; per la prima volta un ragazzo si oppone all’ordine delle cose. Da quel periodo si è passati all’era dell’eroe che ha portato i suoi vantaggi, ma solo all’inizio. Poi gli eroi sono diventati guerrieri e dittatori e il mondo ne paga ancora la conseguenze.
Adesso si parla ancora di più di narcisismo, quello buono che è un’autoaffermazione e quello cattivo di chi cerca di far prevalere le proprie idee e non ha empatia con gli altri.
Sì, purtroppo lo so. Ho letto del disturbo di personalità narcisistica e si dicono cose tremende su chi ce l’ha. Anche ammettendo che queste persone siano disturbate, a ognuno di loro corrisponde sempre qualcun’altro – uomo o donna che sia – con caratteristiche complementari, che rimane sedotto dal fascino del personaggio narcisista. Dopo un congruo periodo di tempo, invece di ritirarsi in buon ordine, chi rimane affascinato si lamenta di quelle caratteristiche prima ammirate e poi criticate o disprezzate, incolpando il narcisista di averli fatti soffrire. A questo punto non si capisce se sia più narcisistico mostrare anche in modo grandioso e sproporzionato le proprie caratteristiche oppure essere delusi per non essere stati presi sufficientemente in considerazione.
Infatti, gli altri sono importanti se hai questo tipo di personalità mentre tu sembravi interessato solo a te stesso.
Bravo, esattamente così. In questo cosiddetto disturbo narcisistico, gli altri sono fondamentali purché esistano per riverire e rimanere attratti dal personaggio centrale proprio come capita nelle vostre reti sociali.
Volevo proprio arrivare a parlare di questo.
Certo, gli influencer vengono appunto accostati al mio nome, ma è sbagliato; io ero giustamente innamorato della mia bellezza e ne avevo ben donde. Questi pensano di fare e dire cose che dovrebbero essere seguite da altri e non si sa se poi quello che dicono è giusto; anzi penso che non lo sanno neanche loro e così si alimenta il magazzino della fake news.
Hai dei rimpianti?
Può darsi che abbia sottovalutato l’amore, magari sarebbe stato interessante conoscerlo. Eros me lo diceva sempre ma non sentivo nessun trasporto e poi avevo solo sedici anni anche se al tempo si cresceva in fretta. Mi sembrava un sentimento sorpassato, per niente moderno. Naturalmente l’ho pagata cara come succede a chi inizia le rivoluzioni, ma non rimpiango di aver rotto il tetto di cristallo e di essermi opposto alla dittatura dell’amore. Mentre invece sono molto soddisfatto che dalla mia morte sia nato il mio fiore omonimo.