Flavio Fusi
Tormentoni estivi

Scandalone Strega

Una scrittrice "bocciata" (Teresa Ciabatti) si consola a cena con il suo patrocinatore al mancato Premio Strega (Sandro Veronesi) prima di venir difesa a spada tratta dall'illustre tuttologo Aldo Cazzullo: «È un'autrice scomoda...». Insomma, un mondo letterario in affanno cerca visibilità

La notizia di oggi – anzi, dei giorni scorsi – è la clamorosa esclusione della favoritissima Teresa Ciabatti dalla cinquina finalista del Premio Strega (qui l’articolo di Lidia Lombardi). Il luttuoso evento ha gettato nel panico la nostra amata patria delle lettere. Per un momento si è temuto il peggio, finché il generoso Sandro Veronesi ci ha rassicurato, invitando a cena la derelitta e postando su tutte le piattaforme social le immagini dei commensali lietamente attovagliati attorno al tavolo. Teresa – assicura l’autore del premiatissimo Il colibrì – ha reagito al colpo da gran signora ed è pronta a nuove sfide letterarie.  Dunque i lettori siano rassicurati: non ci saranno ricorsi né riconto delle schede, non ci saranno bizze sul palco né lancio di piatti nei sottoscala, non ci saranno carte bollate tra potenti editori: forse solo un singhiozzo e qualche lacrimuccia nella solitudine di una camera d’albergo.

Ma poteva finire così? A babbo morto – come si dice dalle mie parti – ecco l’intervento a gamba tesa di un peso massimo del giornalismo italiano. «La Ciabatti – denuncia Aldo Cazzullo nella sua rubrica delle lettere sul Corriere della sera – è stata esclusa dallo Strega perché sta sulle scatole a molti». E i molti sarebbero «gli ambienti editoriali e giornalistici romani». Del resto, il nostro Cazzullo è fatto così: scrive su tutto e su tutto polemizza, senza timori reverenziali. Che poi Teresa Ciabatti pubblichi anche lei sul Corriere della sera «vi prego di credermi, gentili lettori, questo non influenza affatto il mio giudizio».

Ecco dunque servito lo scandalone letterario che ci dovrebbe intrattenere almeno fino alla proclamazione del vincitore: il complotto dei simpatici contro la scrittrice antipatica

Come in ogni giallo che si rispetti, le prove non mancano: già nel 2017 Teresa Ciabatti era data per sicura vincitrice con il suo La più amata, quando contro ogni pronostico la giuria scartò la cronaca sincopata di una mala-famiglia di provincia e scelse una soporifera epopea di montagne e solitudini alpestri. E fu tanta la sorpresa che il vincitore Paolo Cognetti si scolò sul palco una intera bottiglia di autentico liquore Strega.

È vero dunque, come dice Aldo Cazzullo, che lo Strega «ha premiato di peggio». In questo caso, il sospetto – più che il sospetto – è che Teresa Ciabatti riuscirebbe a parlare di sé e della sua famiglia anche in una storia ambientata ai tempi della conquista spagnola del Messico. Del resto, in questa edizione del premio la scrittrice pluribocciata è in buona compagnia. Tutti i finalisti smestolano più o meno nel domestico brodo primordiale: il mio borgo, i miei amici, le mie case, il mio lago. Opere mediocri? Magari tra le pagine troveremo autentiche gemme, ma certo sembra mediocre l’approccio. Dobbiamo farcene una ragione: questo serve, e non da oggi, il menù  degli editori e degli autori italiani.

Tra pochi giorni, l’8 luglio, conosceremo il nome del vincitore, ma il gran finale si è consumato nella flebile polemica di questi giorni. Come in uno spettacolo di fuochi d’artificio tutte le polveri sono state bruciate in questa modesta gazzarra finale. Resta solo da attendere l’ultimo razzo che salirà silenzioso nel cielo notturno fino a spegnersi con un modesto flop. Poi tutti a casa: i bambini soddisfatti, le madri stanche, i padri annoiati. P.S. A certi titoli (non libri, titoli) dovrebbe essere vietato l’ingresso nelle classifiche letterarie. O, in alternativa, dovrebbe essere istituito un premio speciale dedicato ai titoli più sgangherati.  Quest’anno lo vincerebbe a mani basse L’acqua del lago non è mai dolce, di Giulia Caminito.

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