Every beat of my life
La memoria che salva
I versi di Simonide di Ceo sui morti alle Termopili sono nella linea poetica di Roberto Mussapi, alle prese con la traduzione dei lirici greci per farne un’opera che testimoni, in se stessa, il concetto di poesia
Si avvicina il momento dei miei Lirici greci. Ne esistono più traduzioni, tutte serie e utili, ma il mio intento è diverso: voglio realizzare qualcosa di simile a quanto fece nel secolo scorso Salvatore Quasimodo: un’opera che tramuti i vertici dei lirici greci in un libro fondante della poesia italiana e di una concezione della poesia.
Che fu per Quasimodo la lirica dell’istante, il brillio del frammento, la folgorazione attimica.
Per me altro, che non intendo dichiarare, la poesia è un’attività pratica, non dichiara ma fa, come il lavoro del mago.
Indubbio per me che lirica e drammatica possono convivere, ma non intendo qui anticipare troppo.
È certo che i versi di Simonide di Ceo sui morti alle Termopili sono nel cuore della mia linea poetica ettorica e foscoliana: la meraviglia della Memoria, che salva non solo chi è ricordato, ma chi ricorda.
Penso a Foscolo, certo, e poi al mio Il cimitero dei partigiani, e a tutti i nomi e i volti del mio recente I nomi e le voci.
Memoria e voce che salvano il nome, nome che custodisce l’azione e la vita.
Per i morti alle Termopili
La tomba di chi cadde alle Termopili è un altare:
dove memoria muta in lode il pianto.
Il tempo crudele non potrà mai oscurare
il loro bianco eroico sudario.
La Grecia ha scelto come sposa
questo campo di morti, per la sua gloria.
Pensa a Leonida re di Sparta e ai suoi trecento,
la loro morte nella luce per sempre.
Simonide di Ceo
Traduzione di Roberto Mussapi
(Nell’immagine: “Leonida alle Termopili” di Jacques-Louis David)