Lo scaffale degli editori
Tutto Dante
Edizioni critiche, ricostruzioni biografiche, letture geografiche, ricognizioni nel presente e proiezioni nel futuro. A sette secoli dalla morte, l’offerta editoriale sul Divino Poeta e la sua opera è variagata, invitante e ambiziosa. Non resta che scegliere…
Di titoli sui quotidiani, iniziative culturali, giorni dedicati Dante Alighieri ne ha avuti a iosa nell’anno del Covid appena archiviato. E che ha spesso relegato in streaming gli incontri sul Sommo Poeta, quasi un purgatorio in attesa della gloria, se non un inferno… Ma è il 2021 l’anno dantesco: segna i sette secoli dalla sua morte, la notte tra il 13 e il 14 settembre, a Ravenna. In attesa del vero anniversario gli editori hanno ampiamente acceso i fuochi con svariati libri, capaci di raccontare al grande pubblico l’autore della Commedia. Altri sono in uscita nei prossimi mesi, e si tratta di edizioni del poema pietra angolare della letteratura italiana. Tra questi il Purgatorio – Edizione critica alla luce del più antico codice di sicura fiorentinità a cura di Federico Sanguineti, docente di Filologia Italiana a Salerno nonché figlio di Edoardo, il poeta del Gruppo 63.
Il volume, con la premessa di Eleonisia Mandola, uscirà per i tipi de Il nuovo Melangolo, la casa editrice nata a Genova nel 1976 che ha avuto il merito di far conoscere in Italia i filosofi Heidegger, Badiou, Lévinas, Nancy oltre a rilanciare in nuove traduzioni scrittori classici, da Seneca a Plutarco. Ebbene, nella collana Nugae, ha già mandato in libreria nel 2020 l’edizione critica dell’Inferno, medesimo curatore. Il quale fin dal 2001 si dedica al poema contestando il principio di privilegiare i codici cronologicamente più vicini all’Alighieri. È geografico il criterio da seguire nella scelta dei manoscritti – sostiene Sanguineti – riducendo così di molto il numero di quelli da considerare. Su tutti, secondo il filologo, è affidabile il Codice Urbinate Latino 366 della Biblioteca Vaticana, che è di origine romagnola, quella Romagna nella quale Dante esalò l’ultimo respiro giusto sette secoli fa.
Anche la Salerno Editrice (nata nel 1972, con sede a Roma) è attentissima al poeta fiorentino. Necod è la collana (acronimo di Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante) che sta realizzando un piano editoriale ambizioso, partito anche nell’occasione del centenario delle opere sull’Alighieri di Michele Barbi, il filologo che basò le edizioni critiche sul confronto di differenti codici invece che su uno soltanto. Il coordinatore della commissione scientifica del complesso progetto – che ha già visto uscire molti volumi, dalle Rime della Vita Nova, alla Monarchia, alle Epistole – è Enrico Malato, professore emerito di Letteratura Italiana alla Federico II di Napoli. A lui si deve l’Introduzione alla Divina Commedia nella Necod, che appunto nel 2021 prevede l’uscita dell’Inferno, primo dei quattro volumi a cura dello stesso Malato: uno per cantica del poema, il quarto intitolato Nota sul testo, Rimario; Disegno e Dizionario della Divina Commedia.
E se è vero, lo ama ripetere Federico Sanguineti, che «a scuola la Commedia bisognerebbe leggerla senza commento, come consigliato dal De Sanctis» perché «bisogna eliminare il puntiglio di capire tutto ad ogni costo», è anche vero che il personaggio Dante continua a essere indagato, senza che si riescano ad alzare tutti i veli sulla sua vicenda terrena. Il medievista Alessandro Barbero, storico e ormai divo televisivo per la capacità divulgativa, nel suo Dante edito da Laterza (361 pagine, 20 euro) affronta le lacune e i silenzi che determinano uno iato tra lunghi periodi della vita dell’intellettuale/politico toscano. E lo fa calamitando la curiosità del lettore perché su ogni passaggio dubbio squaderna argomenti pro e contro le diverse ipotesi: un modo per stimolare il punto di vista di chi legge, invitato a gareggiare come un detective. Non ne viene sminuito il rigore del volume, che segue il protagonista dall’adolescenza, quando, figlio di un usuraio, sogna di appartenere al mondo dei nobili cavalcando fiero; s’innamora; combatte per il suo ideale politico che poi s’infrange tra deludenti meandri ideologici; conosce, nei vagabondaggi da esiliato, la varietà dell’Italia del Trecento, tra metropoli commerciali e corti cavalleresche.
Le vicende personali che scorrono in filigrana nel Poema sono l’angolo visuale con le quali Alberto Casadei, italianista all’università di Pisa, costruisce il suo Dante – Storia avventurosa della Divina Commedia dalla selva oscura alla realtà aumentata (Il Saggiatore, 200 pagine, 18 euro). Lo studioso opera così una dissezione del personaggio e del suo capolavoro, rintracciandolo nelle prime circolazioni – tra le mani del Petrarca e del Boccaccio – e inseguendolo fino alle recenti interpretazioni artistiche, letterarie (Derek Walkott, per esempio) o addirittura informatiche. Il fine è quello di asseverare l’intramontabilità della Commedia, innestata nel presente e proiettata nel futuro. Del resto i nomi incontrati durante il viaggio nell’aldilà non sono soltanto allegorie, ma persone in carne e ossa (da Farinata a Paolo e Francesca), delineando le quali Alighieri si impone, dice Casadei, quale «il primo narratore moderno».
Evocativo nel titolo dell’annus horribilis appena trascorso A riveder le stelle di Aldo Cazzullo (Mondadori, 288 pagine, 18 euro). Ma il verso che chiude la prima cantica non è solo l’invito alla speranza, una sorta di «ce la faremo». È l’orgoglio dell’identità italiana, che – la tesi di Cazzullo – Dante plasmò insieme con la lingua. Lingua attualissima – quante volte ripetiamo “solo soletto”, “non mi tange”, “senza infamia e senza lode” – ma anche il carattere degli italiani non è poi cambiato molto: dai vizi (in primis la divisione in fazioni) alla capacità individuale di reagire alle guerre, alle epidemie, alle sciagure. Cazzullo ricostruisce parola per parola il viaggio nell’Inferno con frequenti incursioni nell’attualità. Contemporaneamente segue il vagabondare del Poeta nel “Bel Paese”, il lago di Garda, Scilla e Cariddi, la “fortunata” Puglia, Genova, l’Arsenale di Venezia…
Un tour che è l’idea di L’Italia di Dante – Viaggio nel Paese della Commedia, edito da La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi (1126 pagine, 30 euro). Lo firma Giulio Ferroni, insigne italianista. Il quale ritorna nelle città citate dalla Commedia, a cominciare da Napoli, là dove ebbe sepoltura la guida culturale e civile di Alighieri, Virgilio. Splendore e decadenza, passato e presente: i luoghi danteschi formano una mappa dalle Alpi alla Sicilia, dal Monferrato a Montaperti, Verona, Ravenna, Brindisi. E da Firenze a Roma: la prima destinataria di un amore che «si trasfigura, informando di sé tutto il poema»; la seconda che, a causa della «grandezza perduta» e dell’«impossibile sogno di un suo ritorno», costituisce «un assillo per tanta cultura medievale». Roma, meta dei pellegrini appunto detti “romei”, visse nel 1300 il Giubileo indetto da Bonifacio VIII, il grande nemico del Poeta. Il quale proprio in quell’anno, nel mezzo del cammin di sua vita, fa cominciare la Commedia.