Cronache infedeli
Il populismo biondo?
Il successo della nuova stagione di "The Crown" promuove uno strano dibattito: Lady Diana che «parlava al cuore della gente» è stata l'apripista del populismo in stile Boris Johnson? Il compassato “Economist" dice di sì...
De te fabula narratur: mi sono chiesto qualche volta – negli sfaccendati pomeriggi imposti dal lockdown – con quale spirito la vegliarda regina Elisabetta seguisse di volta in volta gli episodi della serie televisiva The Crown, dedicata alla storia e ai personaggi della monarchia Windsor. La lunga navigazione – tra fatti storici, personalissime ricostruzioni, intriganti particolari intimi – era già abbastanza travagliata.
Oggi – che con la quarta stagione entra in scena l’ingombrante personaggio di Lady Diana – la questione, se mai fu privata, diventa clamorosamente pubblica. Così, in una Londra spettrale e svuotata dal morbo, torna ad aleggiare il fantasma della bionda principessa: il suo giovanile trionfo, i suoi dolori e la sua rovina pubblica, infine il suo estremo sacrificio.
Non si tratta del ritorno del gossip, né di materiale riciclato per i programmi televisivi del pomeriggio. Ormai da tempo questa umana, umanissima vicenda ha lasciato le pagine sgangherate dei tabloid per diventare carne e sangue della moderna storia di oltre-Manica. Così oggi sul “caso Lady Diana” incrociano le lame in un inedito duello due delle testate giornalistiche più serie e documentate del Regno Unito.
Dalle colonne del Guardian l’editorialista Simon Jenkins si produce in una certosina esegesi delle prime puntate per concludere che gli autori hanno creato a freddo un “assassination case”: cioè la tesi del tutto arbitraria che la famiglia reale sia stata “bestiale” con Diana, fino a causarne la morte. Un quotidiano orgogliosamente di sinistra che si schiera in difesa della Monarchia? Il mondo è “fuori dai cardini”, direbbe il principe Amleto.
Su un altro versante The Economist, con un azzardato ma affascinante doppio salto mortale fa di Lady D. la capostipite ideale dello spirito del tempo: quel populismo di oggi che «come un fantasma si aggira per l’Europa». Scrive testualmente il settimanale: «Il genio della principessa Diana è stato quello di mescolare due delle forze più profonde della politica moderna – l’emozione e l’anti-elitarismo – in un potente cocktail populista». Certo, considerare Lady D. come musa ispiratrice di Boris Johnson è materia per stomaci forti. Ma l’Economist non si sottrae: «Come lei – scrive – il premier populista ha conciliato gli opposti». È del tutto inedita, dobbiamo riconoscerlo, questa Lady Diana in salsa argentina, sorella di Evita Peron, e come Evita campionessa dei deboli e dei miseri, capostipite di una compiuta dottrina politica: il populismo sulle rive del Tamigi come il peronismo sulle sponde del Rio de La Plata.
Per quanto mi riguarda, sospendo il giudizio. Non sono né editorialista laureato, né politologo, né scienziato politico. Nella mia esperienza fanno testo qualche disordinata lettura e piccoli episodi di vita. Per esempio: il giorno fatale della morte di Lady Diana, 31 agosto 1997, eravamo seduti per una birretta in una modesta e rumorosa pulperìa di Obidos, nel nord agricolo del Portogallo. Quando sullo schermo televisivo – l’apparecchio stava imbullonato in alto, su una parete dello spaccio – cominciarono a scorrere le immagini dell’incidente mortale di Parigi, la sala improvvisamente fece silenzio e restò muta. Tacquero i contadini, i pastori, gli sfaccendati, gli sparuti turisti, tutti con lo sguardo fisso a quello sfacelo sotto il tunnel dell’Almà. Tutti conoscevano la storia, tutti condividevano un amaro smarrimento.
L’anno successivo, a L’Avana per seguire la visita di Papa Woytila, chiesi allo scrittore Manuel Vazquez Montalbàn un giudizio sullo storico avvenimento. La sua risposta mi stupì: «Il Papa a Cuba e la morte della principessa Diana sono i due più grandi eventi mediatici del nostro secolo». Il buon Manolo aveva ragione ma anche torto: oggi nessuno ricorda più l’incontro tra Karol e Fidel, ma tutti sono pronti ad interpretare a commentare e ad accapigliarsi sul significato della vita e della morte di Lady D.
PS. In tempi non sospetti un amico mi consegnò la seguente profezia: «Oggi, se non guardi le serie televisive non sei nessuno…».