Nicola Fano
La pandemia spiegata da Sofocle

Edipo e il covid

Rileggere Edipo re e Edipo a Colono può essere utile per capire meglio che cosa sta succedendo: il destino ha ripreso le redini del gioco. E ci ha messo di fronte a un enigma che non ha soluzioni. L'unica chance è accettare di non essere superman

C’è il demente smascherato che balla cantando che non c’è il covid e c’è il guardiano del museo della rivoluzione che, con il ditino alzato, ammonisce che no, che lui non è demente ma, insomma, il governo aveva sei mesi per prepararsi, per raddoppiare gli ospedali, per assumere migliaia di medici, per comprare centinaia di autobus, per arruolare migliaia di tracciatori di covid, per riformare la scuola da capo a piedi… Come se in sei mesi si potesse fare una rivoluzione in un Paese come questo, con la classe politica che ha, con la classe dirigente che ha, con i servizi che ha, con le pezze-al-culo che ha, con i manager ladri o assassini che ha. Insomma, con i cittadini che ha. Dementi o no. Ladri o no. Evasori fiscali o no. Guardiani del museo della rivoluzione o no.

Questa è la situazione di partenza, in Italia. E forse basterebbe a spiegare perché siamo sopraffatti dal covid fino a questo punto: magari ci lusingherebbe pure poter fare appello alla nostra unicità, alla nostra diversità. Noi, cenerentola universale. Ma il guaio è che nel resto d’Europa e del mondo le cose non stanno diversamente: anche gli altri governi lo sapevano sei mesi fa e invece non hanno evitato la seconda ondata; anche i dementi degli altri paesi vanno in piazza a chiedere libertà (libertà di che?, di uccidere centinaia persone ogni giorno?). No. C’è qualcosa di più, ci deve essere. In Italia e altrove.

Il covid è il caso, il destino: e noi, gente sapida del terzo millennio (primo, secondo, terzo o quarto mondo poco importa), il destino siamo abituati a gestircelo o con i soldi o con la politica; o con la furbizia o con la sfrontatezza. E invece questa malattia c’ha sottratto tutte le fiches vere o truccate che credevamo d’avere in mano: la soluzione non c’è. Il vaccino? Forse. Per quanto tempo rende immuni? Non si sa. Trasportato a ottanta gradi sotto zero? Forse. E poi? E poi la soluzione non c’è: il destino (il caso, il fato, chiamatelo come vi pare) ha voluto ribadire il proprio primato sugli uomini, sulla loro supponenza, sulla loro fiducia cieca nella propria superiorità (anche rispetto alla natura). Non aveva tutti i torti, il principe dei dementi d’oggidì, Donald Trump, quando voleva uscire dall’ospedale dove è stato ricoverato qualche minuto per covid e, aprendosi la camicia, mostrare un bel costume da Superman. Perché questo chiediamo alla sorte: che Superman entri in gioco e sconfigga il virus con i suoi superpoteri; per farci continuare a divertire, a patire, a sottoscrivere debiti, a ordire truffe, ad andare in discoteca, a violentare, a uccidere, a vivere. Il caso, ammetiamolo, è proprio una gran seccatura!

Tutto l’immaginario globale, ormai, va nella stessa direzione: la “buona sorte” si compra. Ce lo insegnano da piccoli, con i supereroi. C’è una soluzione per tutto: e, alla peggio, si può sempre comprarsela sottobanco.

Oro giallo, lucente! Oro prezioso
Denaro, luccicante. Gialla carogna
Che ha il potere di rendere
Bianco il nero, bello il brutto
Giusto l’ingiusto, nobile il volgare,
Giovane il vecchio, vile il coraggioso
Farà e disfarà religioni
Oh, Dei! Questo allontanerà dai vostri altari
I vostri preti e i vostri servitori.
Metterà i ladri nei posti migliori
Li metterà sui banchi del Senato
Titolati, riveriti, applauditi!

Lo scrive Shakespeare in Timone d’Atene. E forse aveva capito l’antifona (d’altra parte, lui, di pandemie ne aveva viste e subite parecchie). Ma non è a Shakespeare che bisogna far ricorso per capire che cosa ci sta succedendo. È Sofocle che bisogna rileggere: Edipo re.

Edipo è il prototipo dell’uomo costretto ad accettare la circostanza inoppugnabile che il caso sia più grande di lui: la sua tragedia è quella di chi vorrebbe credersi padrone del proprio destino, di chi ritiene di avere ogni strumento per risolvere gli enigmi più intricati del mondo (ha risolto quelli della Sfinge!), di chi ritiene si aver detto l’ultima parola a proposito della sua rispettabilità, del suo successo ma è costretto improvvisamente, inaspettatamente a ricredersi. Perché, il luminoso Edipo, una soluzione pronta a qualunque problema stavolta non ce l’ha. Ricordate? La sua rovina prende avvio quando a Tebe si scatena una pandemia di peste. E allora tutti chiedono a lui, all’uomo che ha sempre risolto qualunque emergenza, di intervenire anche stavolta: pure i cittadini di Tebe hanno bisogno del loro Superman. E lui ci prova, si apre la tunica e mostra la tuta rossa e blu con la “S” ben in vista: e man mano che la verità viene a galla, Edipo cerca di svicolarla, non ci crede. Lui sa di essere la soluzione, non il problema. E invece ci sono circostanze in cui la risoluzione non c’è: si può provare con la mascherina, si può provare con il distanziamento… si poteva giocare d’anticipo e rafforzare gli ospedali (in Germania, poniamo, l’hanno fatto, ma ora stanno nella nostra stessa situazione), oppure organizzare bene le scuole (come in Francia, che pure oggi è chiusa a doppia mandata), si può dire che il covid non esiste… più in là si potrà provare con il vaccino, ma il destino di Edipo è che prima o poi dovrà imparare a convivere con la sua finitezza. E uscirà dal suo incubo solo quando – triste, solitario e finale – imparerà ad accettare i suoi limiti come l’essenza dell’uomo non come una sua manchevolezza (succede in Edipo a Colono, per la precisione).

Noi siamo come Edipo: stiamo schiaffeggiando Tiresia dopo che il nostro Destino ha voluto ribadire la sua superiorità. Non ci va giù di dover dare dimostrazione di non essere onnipotenti: non c’è fede, non c’è spiritualità, non c’è tisana, non c’è veganìa che possa sostenere il confronto con il covid. Perché il covid è l’ignoto che ci governa. Quanti di noi riusciranno ad accettarlo, prima di dover morire a Colono come Edipo?

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