Finestra sul mondo
Voci dal femminismo
La rivista “Les Inrockutibles” stila l'elenco dei 20 podcast francesi nativi digitali giudicati imperdibili. E si scopre che in cima alla lista ci sono creazioni di forte impatto politico tutte firmate da donne
Il podcast in Francia parla con voce di donna. Sempre più diffusi, questi programmi audio, solitamente di natura seriale a episodi, che si scaricano da Internet attraverso piattaforme dedicate, oggi sono ascoltati al 14% dei francesi, soprattutto giovani e culturalmente curiosi. “Testimonianze, colloqui, racconti intimi. Libero dalla costrizione dell’immagine, con una moltitudine di format e di argomenti, il podcast nativo – che esiste solo online – apre le porte a tutte quelle tematiche che l’offerta mediatica tradizionale spesso trascura” scrive Fanny Marlier nel suo editoriale di introduzione alla lista dei 20 podcast francesi giudicati imperdibili (https://www.lesinrocks.com/2020/10/13/podcasts/podcasts/les-20-podcasts-a-redecouvrir-sans-attendre/), pubblicato un paio di settimane fa da Les Inrockutibles, settimanale di musica e attualità dell’imprenditore, banchiere ed editore Matthieu Pigasse, lo stesso del gruppo de Le Monde .
Dall’elenco vediamo come il podcast sia diventato in Francia il mezzo privilegiato per il nuovo femminismo, con produzioni di grandissimo successo quali Les couilles sur la table, Un podcast à soi e La Poudre, programmi “nativi”, originali, in cui si parla di argomenti come sessualità, povertà, discriminazione di razza o di genere che in radio non è possibile affrontare. E lo si può fare con parole e contenuti espliciti, con format molto narrativi, sperimentali nella forma e nei contenuti. Caratteristica del podcast è di basarsi su un rapporto molto intimo con gli ascoltatori, che in questa relazione giocano un ruolo attivo, proprio perché ascoltare un podcast è una scelta ben precisa.
Il podcast come mezzo di resistenza femminile per riappropriarsi della parola e trattare temi cruciali senza l’intermediazione dell’immagine: non c’è che il contenuto, le idee forti, non si corre il pericolo di essere interrotte o giudicate per l’aspetto fisico. “Del resto tutte le ondate femministe sono state accompagnate dall’uso di un media; ricordiamo per esempio i giornali ciclostilati, i volantini e i manifesti delle femministe degli anni settanta”, dice Victoire Tuaillon, trentenne caporedattore di Binge Audio e autrice del seguitissimo Les Couilles sur la table, colloqui sulla mascolinità al giorno d’oggi in Francia, sui suoi stereotipi, contraddizioni e complessità – perché “uomini non si nasce ma si diventa”- che l’anno scorso sono stati raccolti anche in un libro.
E’ proprio del format del podcast -prendere un argomento e studiarlo da cima fondo – l’esatto contrario dell’istantaneità dei media tradizionali e dei social – trattare temi difficili e dolorosi, come quello dell’incesto. L’ultimo grande tabù dopo MeToo, al centro di Ou peut-être une nuit, della giornalista e cofondatrice di Louie Media, Charlotte Pudlowski. “In media, due o tre bambini per classe sono vittime d’incesto e, più in generale, dal 7 al 10% della popolazione francese ha subito violenza nell’ambito familiare, a partire dall’età di nove anni” spiega l’autrice che si è ispirata ad una storia familiare, quella di sua madre. Per raccogliere e analizzare le testimonianze delle vittime che hanno deciso di rompere il silenzio che da sempre circonda l’incesto, Charlotte Pudlowski ha impiegato due anni e si è avvalsa della consulenza di psichiatri e sociologi. “Il mio è un podcast intimo ma anche politico perché il giornalismo è politico e deve mettere in dubbio l’equilibrio e l’ordine sociale stabilito, come è stato nel caso di MeToo”.
Sempre nella lista degli imperdibili troviamo La Politique des putes, un’inchiesta che dà voce alle lavoratrici e ai lavoratori del sesso, parte di “Intime et Politique”, la serie femminista di Nouvelles Ecoutes della giornalista Lauren Bastide. Ancora un racconto – prodotto da un’indipendente – che tratta argomenti che i media tradizionali tralasciano e fa parlare persone che raramente possiamo ascoltare altrove. Una voce di donna per fare la “révolution media”.