“Il segreto del pettirosso”
La donna nuova
La protagonista del nuovo romanzo di Elisa Puricelli Guerra, ambientato nel 1911, è una nobile ragazzina che sogna di vivere fuori dagli schemi. Una chiamata all’impegno rivolta ai giovani lettori per realizzare, ieri come oggi, le proprie ambizioni
Senza accorgersene si imparano tante cose nell’ultimo romanzo di Elisa Puricelli Guerra Il segreto del pettirosso (Salani, 297 pagine, 14,90 euro), che conferma una volta di più la bravura di questa giovane scrittrice nel creare atmosfere di rarefatta tensione e intrigo. Le vicende qui narrate si svolgono a Rocca Strada, un paesino sugli Appennini da cui si vede la corona innevata delle Apuane. Zelda, la ragazzina adolescente protagonista, è di nobile famiglia e vive in una fortezza con la sorella maggiore, la nonna e il papà, insieme a prozie, maggiordomi, fattori, domestiche e abati. Siamo nel 1911, qualche decennio dopo l’unificazione dell’Italia, e l’emancipazione femminile è ancora una chimera, anzi in Italia neppure se ne parla. Ma Zelda a proposito ha idee abbastanza chiare. Non ha intenzione di vivere chiusa nella fortezza senza neppure andare a scuola, studiando con un precettore e imparando le buone maniere come si addice a una signorina di buona famiglia destinata a sposarsi presto e bene. Dai rigidi schemi di simile educazione si difende con la sua prorompente immaginazione e un’accesa curiosità verso la realtà esterna. Il suo nascosto e ardente desiderio è quello di vivere una vera avventura, quelle che si leggono nei libri e non capitano quasi mai se non seguendo le proprie fantasie.
La scoperta di un diario segreto nella polverosa biblioteca della fortezza diventerà per lei lo strumento, la via maestra per vivere una serie di eventi straordinari, che partono da misteriosi furti in qualche modo legati alla grande storia d’Italia. Conoscere il passato attraverso vicende vissute aiuta a comprendere meglio il presente e andando indietro nel tempo la figura leggendaria di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, il Risorgimento appartengono e connotano un periodo di grande partecipazione anche a livello internazionale, un momento in cui tanti giovani coraggiosi vollero vivere i loro ideali combattendo eroicamente fino a sfidare la morte. Forse davvero il Risorgimento «è stato il nostro Western». Tornando a Zelda , attraverso le pagine ingiallite, un po’ strappate e scritte con una calligrafia disordinata e frettolosa del diario, riesce a capire che la giovane autrice di origine inglese ha partecipato alla spedizione dei Mille in Sicilia e ha conosciuto di persona Garibaldi, l’eroe dei due mondi, il Generale «con gli occhi color del cielo» e ne parla in termini entusiastici. Figurarsi la curiosità della ragazzina!
La prima idea che le viene in mente è quella di scappare dalle mura della fortezza e da tutti i suoi parenti, e molto divertenti, intercalati nella narrazione, sono gli appelli in rima che Zelda rivolge a Sant’Antonio e che aiutano a chiarire i suoi pensieri. Per esempio: «Fai scendere dal cielo una cascata/ di lava bollente e seppellisci i miei parenti!/ Sant’Antonio, poni fine ai miei tormenti». E questo è niente, una ne pensa e cento ne fa con la sua amica, figlia del sindaco del paese, che vuole da grande diventare una scienziata come Madame Curie, «la donna nuova». Proprio questo lascia intravedere la scrittrice: la ribellione oltre un secolo fa di alcune ragazze ai modelli femminili del tempo e alle regole dell’educazione tradizionale, lo sforzo quasi mai riuscito, di affermare aspirazioni non tanto lontane da quelle attuali.