Cartolina dall'America
Trump e la paura
Ormai gli States sono prigionieri di Trump, delle sue bugie e dei suoi trucchi. L'ultimo è quello di promettere ordine e legalità (“Law & Order", come la celebre serie tv) se verrà rieletto: come se non fosse il presidente in carica che avrebbe già dovuto garantire la sicurezza degli americani...
Law & Order è une delle più famose serie televisive americane che, nata nel 1990 ad opera di Dick Wolf, è continuata per 20 stagioni, avendo un successo incontrastato. Il suo tema sono i casi giudiziari che avvengono nella città di New York su cui indaga la polizia. Arrivano poi in tribunale dove il pubblico ministero tratta il caso, confrontandosi con gli accusati e con I suoi avvocati. Quel titolo è diventato nel gergo comune espressione del recupero della legalità che si situa dalla parte delle forze dell’ordine. Ma adesso, specie dopo l’uccisione questa primavera, di George Floyd e le susseguenti manifestazioni antirazziste di Black Lives Matter, il ripristino del suo status quo è stato messo in discussione.
Se, infatti, certe violenze che si sono verificate durante le proteste seguite ai numerosi altri ferimenti o uccisioni di afroamericani indifesi da parte della polizia dopo quello di Floyd che ha dato inizio a manifestazioni a livello mondiale, vanno condannate, è anche vero che una restaurazione dell’ordine costituito nei termini precedenti non può più avvenire. È impossibile stare dalla parte della polizia che continua ad accanirsi contro cittadini di colore inermi e incapacitati a reagire. Tuttavia non ci sono dubbi da quale parte si schieri Trump che si appella a difensore della legge e dell’ordine (Law & Order appunto). Definisce i rappresentanti del movimento Black Lives Matter come “un simbolo d’odio” e “un’organizzazione marxista” che tende a scalzare con la violenza l’ordine costituito. Viene da chiedersi se l’ordine di cui parla Trump, come ha affermato Biden, che si è recato di recente a Kenosha dopo il recente ferimento di Jacob Blake (paralizzato per il resto della vita da sette colpi sparati dalla polizia locale) sia quello che permette alle forze dell’ordine, che dovrebbero tutelare e proteggere i cittadini, di costringere su una sedia a rotelle un giovane di 29 anni che non ha resistito all’arresto.
Biden ha parlato di 400 anni di razzismo che in America devono essere superati e, pur condannando le recenti violenze e distruzioni che devono cessare, ha fatto presente la grave situazione degli afroamericani nel paese. Con la sua voce accoratamente sincera e sottotono che stride con quella urlata e becera di Trump schierata invece incondizionatamente dalla parte della polizia, quella stessa che mette sullo stesso piano la bandiera confederata simbolo di un sud razzista e quella di Black Lives Matter, Biden fa appello a un ritrovato modo di convivenza civile che bandisca la violenza. Le urla di Trump, il presidente, quello che dovrebbe incoraggiare la pacificazione sociale proprio per il suo ruolo di guida del paese, invece fomentano l’odio, forse sperando che quelle statistiche che lo danno in calo cambino tendenza. I sondaggi, infatti, rivelano i danni che il presidente ha compiuto sia in riferimento alla gestione del coronavirus che a quella dei disordini razziali.
E allora il suo team lo indirizza verso una tattica che distragga, deformi e demonizzi i rivali, proprio attraverso quel recupero di ordine e legalità. Da un lato la minaccia allo status quo impaurisce, ma dall’altro la promessa della sua restaurazione rassicura. A questo si aggiunga una retorica che infiamma e rende concreta la paura. Parla al paese su un doppio binario: da un lato come presidente afferma che sotto la sua guida l’ordine e la legalità saranno ripristinati, (i disordini in città minacciano perfino i sobborghi, ha affermato) e il crimine sconfitto, come da un vecchio adagio che piaceva tanto a Nixon; dall’altro parla al e del paese come se fosse un semplice candidato e non il presidente degli Stati Uniti sotto il quale gli eventi di cui parla hanno luogo. Questo ha creato una sorta di narrativa ufficiale da lingua biforcuta secondo cui il suo recente viaggio in Wisconsin a Kenosha, dove non ha incontrato i familiari di Blake, ha avuto lo scopo di unificare il paese. Il fatto è che ciò non è vero. La prova sta proprio nella sua versione dei fatti e nei suoi giudizi relativi che parlano solo di alcuni eventi. Oltre al ferimento grave di Blake infatti c’è stato anche l’arresto del diciassettenne Kyle Rittenhouse un giovane bianco di Antiochia in Illinois, suo sostenitore, che ha sparato sulla folla dei manifestanti uccidendone due e ferendone un terzo. Su di lui Trump non ha detto una parola.
E dunque questa strategia del Law & Order a senso unico pagherà? Trump e il suo team lo sperano. Purtroppo lo stillicidio della paura e la paventata possibilità di rassicurazione spesso riescono a prevalere sulla ragionevolezza. Perché, come ricorda Maya Angelou, frequentemente la gente non ricorda esattamente quello che hai detto, ma come li hai fatti sentire.
Su questa strategia ha riflettuto Biden quando ha detto: “C’è davvero qualcuno che crede che ci sarebbe meno violenza in America se Trump venisse rieletto? Abbiamo bisogno di giustizia in America. Abbiamo bisogno di sicurezza in America. Stiamo affrontando crisi multiple, crisi che sotto Donald Trump hanno continuato a moltiplicarsi”. Non ha attaccato sul piano personale il suo rivale, come invece ha fatto Trump (che lo ha chiamato Sleepy Joe). Ha tuttavia condannato coloro che creano disordini al di fuori della legge sia che siano parte dei movimenti di protesta legati a Black Lives Matter, che parte di quei gruppi di estrema destra che predicano la violenza e infiammano il paese come i suprematisti bianchi. Nella speranza che vengano presi e condannati. E finalmente all’accusa di Trump di essere un pericoloso sovversivo risponde: “Voi mi conoscete, conoscete il mio cuore e la mia storia, conoscete la storia della mia famiglia. Vi sembro un socialista radicale che si mostra tenero con coloro che sovvertono l’ordine? Ma davvero riuscite a crederlo?”.