Su “Lettere d’amore di un eccentrico”
Un amore di Fusco
Dario Biagi racconta la relazione di Gian Carlo Fusco con Floriana Maudente attraverso le lettere. Una storia straordinariamente rappresentativa dell'Italia del secondo Novecento. Un Paese che univa sogni provinciali e meraviglie metropolitane
Genio e sregolatezza, personaggio vulcanico, giornalista di “penna” – come si diceva una volta – scrittore ironico e di contenuti, questo e molto altro si potrebbe raccontare di Giancarlo Fusco, giornalista e scrittore spezzino. Fusco ha segnato, a cavallo dei mirabolanti anni ’60, un certo tipo di narrazione italiana attraversando una carriera eclettica, con ogni sorta di eccentricità e glamour, oltre che di grande arguzia e bravura nello scrivere. Si dice anche che fosse un oratore delizioso, affabulatore di certo, con una personalità sagace e dalle mille sfaccettature. Soprattutto un anticonformista, uno spirito libero, in un’epoca i cui l’omologazione iniziava a marcare il territorio.
Di lui dà conto lo scrittore e giornalista culturale Dario Biagi, nel libro Lettere d’amore di un eccentrico. “Epistolario tra Gian Carlo Fusco e Floriana Maudente” (Avagliano, pp.123, euro 14,00), di recentissima pubblicazione.
Biagi, oltre ad essere il maggiore biografo di Fusco (L’incantatore. “Storia di Gian Carlo Fusco” Avagliano, 2005), ha pubblicato una biografia del pittore Cagnaccio di San Pietro, curandone una retrospettiva nel 2015 a Ca’ Pesaro, a Venezia, ed è autore di altre pubblicazioni biografiche.
Questa volta, lo scrittore ha posto la sua attenzione su un epistolario, di cui è venuto in possesso per mano degli eredi di Fusco, che svela un legame sentimentale finora sconosciuto, quello tra Fusco e la giornalista Floriana Maudente.
7 lettere d’amore che affrontano tutto il caleidoscopio dei sentimenti: sono “lettere estrose, malinconiche, smaglianti, graffianti” ma sono soprattutto un importante documento sociale sull’Italia del boom economico, quella che si era finalmente liberata degli orrori della guerra e voleva vivere tutti i costi. L’Italia di una delle stagioni migliori della vita, dove il consumismo e il divertimento erano l’imperativo categorico di un paese che stava ricostruendosi. Dunque, come si diceva, un eccezionale documento storico e biografico perché Fusco dà conto nelle lettere soprattutto del suo trasferimento da Milano, sua città d’elezione, dove aveva vissuto grandi successi come giornalista, per ragioni di lavoro alla capitolina Roma, città forse meno stakanovista, ma di certo effervescente e creativa. Dove risiedevano menti come Pasolini, Moravia, Elsa Morante, Enzo Siciliano; capitale del cinema importante, con una pletora di registi che hanno fatto grande la cinematografia italiana. La città della Dolce Vita felliniana, la città dove trovava i suoi migliori spunti la genialità di Ennio Flaiano.
Giancarlo Fusco viene assorbito dal clima e si cimenta insieme a Pasquale Prunas – valente giornalista e scrittore napoletano, fondatore della rivista Sud a Napoli, che aveva visto tra le sue firme Annamaria Ortese, Luigi Compagnone, Michele Prisco, Domenico Rea – nella scrittura di sceneggiature per il cinema, non tutte andate a buon fine. Di questo e di molto altro racconta Biagi, nel commentare le lettere, con una prosa fluida e al contempo raffinata, introducendo il lettore con perizia e informazioni dettagliate, raccogliendo testimonianze, in un periodo storico affascinante che ci appartiene molto da vicino. Di più, descrivendo la personalità di un uomo come Giancarlo Fusco, le persone che gli ruotano intorno con vivida realtà, quasi che tutti questi protagonisti di quegli anni affascinanti sfuggissero dalla carta per diventare materia viva.
Al contempo seziona nel profondo le parole che Fusco scrive alla Maudente, le ragioni del cuore e quelle della mente ma soprattutto la cronaca, i giudizi sferzanti di Fusco che così scrive a Floriana Maudente in una delle lettere: “Sono appena uscito dagli stabilimenti LUCE, […], dove per l’ennesima volta ho dovuto sistemare alcuni passaggi del film, per adeguarli alle rettificazioni imposte dalla censura. […] Se ti dico che sono sfiancato dalla fatica (e dalla bile) puoi credermi. La mia riluttanza a partire per Roma (riluttanza sospettosa) era quindi più che giustificata. Un conto è lavorare per il cinema stando a Milano, un altro scendere in questa bolgia di deficienti pittoreschi. Altro che stelline!”. Ma poi Roma affascina Fusco che in ogni caso vive anche lì i suoi momenti scapigliati.
Il libro è una rutilante descrizione delle giornate di lavoro e dei momenti di vita di Fusco; attraverso il racconto di Dario Biagi, ci immergiamo nel cinema, nel giornalismo e nella letteratura dell’epoca senza dimenticare anche una punta di gossip. Con un ritmo sostenuto la scrittore ci fa rivivere momenti e personaggi, in special modo il protagonista Giancarlo Fusco, uomo dai mille volti, tenero innamorato, ma che giganteggia anche nella sregolatezza del suo modo di vivere, frequentando ogni genere di persona anche prostitute, pugili stanchi.
Giornalista famoso per i suoi editoriali sull’ “Espresso”, o la celebre colonna che tenne sul Giorno. Importanti i suoi articoli sul processo Montesi e i memoriali su Edda Ciano e Mussolini, come gli articoli di cronaca nera, o i ritratti di personaggi sbalzati agli onori della stampa, o alcuni suoi romanzi. Inoltre attore (ebbe alcune esperienze in questo campo), autore di canzoni e ineffabile frequentatore di molti ambienti culturali. Dario Biagi restituisce un personaggio di grande fascino, che forse molti di noi avrebbero voluto incontrare ma non dimentica di parlare di Floriana Maudente, finissima giornalista e critica cinematografica. Torinese di nascita e bolognese d’adozione, la Maudente, che appartenente alla classe “bene” italiana, quella borghese ma di un gradino più su, s’innamora di questo uomo nativo del popolo, bislacco e affascinante. Nelle lettere che Fusco le scrive, la si immagina indipendente e in carriera ma anche tenera e inquieta, innamorata di un uomo difficile. Biagi ne descrive la biografia e la cifra stilistica, insomma ne fa un ritratto di spessore molto interessante.
Il carteggio s’interrompe dopo un anno esatto, la storia finirà, forse per le intemperanze di Fusco mal digerite dalla Maudente ma, come racconta Biagi, la donna conservò fino alla morte nel suo tesserino giornalistico una foto di Gian Carlo.
“Era il Fusco dell’ultimo periodo – scrive Biagi – ingrassato, gonfio, il doppio del misirizzi ricciolino che l’aveva conquistata. Eppure quella foto, ritagliata da un giornale, stava lì come una reliquia da quasi diciott’anni. Da quando lui era scomparso. Un filo segreto che non s’era spezzato”.
Un libro interessante, accattivante, che si legge d’un fiato e attraverso un epistolario racconta una storia dei nostri tempi senza indulgere in sentimentalismi, nel rispetto degli uomini, della vita. Il libro contiene un inserto con le lettere originali di Fusco e varie fotografie.