Storie e memorie da un mondo lontano
Teheran all’asta
Incontro con Aisling Sareh Haghshenas, artista e ambientalista iraniana: «L'attenzione per le creazioni mediorientali è iniziata quando Christie's ha aperto un negozio a Dubai. Da allora è cambiato tutto. E non sempre in meglio»
Teheran, la capitale iraniana, è una città in eterno movimento, muta sempre pelle. È diventata la capitale del paese solamente nell’800 e purtroppo ad ogni cambio politico, il nuovo potere ha sempre tentato di plasmare la città a sua propria immagine e somiglianza. Se spesso i monumenti lasciati dal regno o governo precedente, venivano per fortuna risparmiati, questo non è accaduto per le abitazioni e i palazzi in cui vivono la maggioranza delle persone. Oggi la città è una megalopoli e si continua con la politica iniziata all’inizio del 900 di voler sempre sostituire i vecchi palazzi e ville, con edifici che si ritiene, a torto, più contemporanei.
Ne parliamo con Aisling Sareh Haghshenas, un’artista di padre iraniano e madre irlandese, che vive e lavora a Teheran. Si è laureata presso la Facoltà di Arte e Architettura, Università Islamica di Azad a Teheran nel 2000. Da allora ha tenuto numerose mostre personali e collettive in Iran, Stati Uniti, Inghilterra, America, Russia, Austria, Italia e Slovacchia. Ha una passione per la fotografia urbana. Crea anche installazioni e video-arte. È un’attivista per i diritti degli animali e lavora a progetti per promuovere la consapevolezza dei diritti degli animali e proteggere l’ambiente.
Com’è la scena artistica a Teheran?
Negli ultimi 15 anni la scena artistica di Teheran è cambiata radicalmente, non so se questo sia buono o cattivo, onestamente penso che solo il tempo potrà dirlo. Il numero di gallerie è triplicato e sono nate alcune case d’aste. Poiché non ci sono bar o club, visitare le gallerie è la cosa da fare un venerdì pomeriggio, che equivale alla domenica pomeriggio in occidente. Questo interesse per l’arte è iniziato dopo che la casa d’aste Christie’s ha aperto un negozio a Dubai e ha incominciato a fare aste di arte mediorientale. Di colpo, l’arte contemporanea iraniana ha incominciato a destare molto interesse e tantissimi collezionisti hanno incominciato a comprarla. Vedremo se durerà.
Ci sono molte gallerie d’arte?
A Teheran vi sono oltre cento gallerie d’arte e alcune tengono mostre ogni settimana, altre ogni due settimane o ogni mese. Le gallerie più importanti esistono da molti anni, hanno iniziato o riaperto principalmente dopo la guerra Iran-Iraq. Solo negli ultimi anni tutto è però cambiato e vediamo nuove gallerie che aprono praticamente ogni settimana. Anche se molte di loro hanno una vita breve e chiudono dopo un paio di mesi o tengono mostre una o due volte all’anno. La buona notizia è che in molte altre città come Shiraz, Isfahan, Tabriz e persino città più piccole come Ahwaz ci sono ottime gallerie.
Com’è nato il tuo progetto sulle case abbandonate di Teheran?
Sono nata a Teheran e l’ho sempre amata. Anche se avrei potuto lasciare facilmente l’Iran, ho scelto di restare qui. Un giorno, quando avevo trent’anni, spiegai a una persona che mi era venuta a trovare dall’estero, perché mi piaceva la mia città. Mentre la portavo in giro in macchina, mi chiese di vedere la casa in cui sono cresciuta e la mia scuola. Nessuna delle due esisteva più, erano state rase al suolo! In Europa o in qualsiasi altra parte del mondo, le persone che vivono in una casa possono cambiare, ma la casa di solito sopravvive ai proprietari. Ma in Iran non è così, io avevo solo trent’anni, ma né la mia casa, né la mia scuola esistevano più, era come se non fossero mai esistite.
Ho sempre amato l’architettura di questi vecchi edifici e ogni volta che uno di essi è stato abbattuto mi si è spezzato il cuore.
Penso sempre che la maggior parte delle persone che vivono in questa città, non abbiano alcun senso di appartenenza. Guardano a Teheran solo come una macchina per fare soldi ed è per questo che durante le vacanze è quasi vuota e tutti tornano nella loro città natale. È in quel momento che il piccolo gruppo di teraniani di antica data può venire fuori per vedere cosa è successo del loro mondo.
Teheran divenne la capitale durante la dinastia Qajar. Quando iniziò l’era Pahlavi molti palazzi e edifici Qajar furono demoliti per far posto a nuovi edifici moderni. Dopo la rivoluzione islamica e la guerra quasi tutto ciò che rimase di questi edifici di entrambe le epoche scomparvero. Ho pensato quindi che qualcuno dovesse documentarlo. Ci sono stati molti studi su Teheran negli ultimi cinque anni e ora per la prima volta le persone sono interessate a vedere le parti più vecchie della città, ma di solito si tratta di monumenti ed edifici noti, non dei vecchi quartieri e delle case.
Dopo la guerra Iran-Iraq alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90 c’è stato un boom edilizio e questo non si è mai fermato come se stessero cancellando il passato della città.
Quali storie trasmettono questi edifici abbandonati?
Quando scatto fotografie di queste case cerco di scoprire la storia dell’edificio, il nome dell’architetto, ma la cosa per me più importante è scoprire la storia delle persone che vivevano lì. A volte vi hanno vissuto per generazioni. Chiedo sempre alle persone del quartiere se sanno cosa è successo di loro. Purtroppo, in molti casi, gli eredi hanno lasciato il paese, alcuni non possono tornare e altri non hanno interesse a tornare. Mi chiedo sempre cosa stessero pensando i proprietari quando hanno chiuso a chiave la porta sperando di tornare molto presto, hanno mai pensato che sarebbe stata l’ultima volta che la porta sarebbe stata chiusa? Pensavano che un giorno la casa che rappresentava per loro così tanti ricordi, sarebbe diventata una conchiglia in decomposizione mozzafiato?
Stai anche seguendo un progetto con gli oggetti della tua infanzia ormai caduti in disuso.
In molte di queste case ti imbatti in oggetti che si trovavano in tutte le case, non importa quanto ricca o povera fosse la famiglia che ci viveva. Durante la rivoluzione e poi la guerra con l’Iraq, molte fabbriche che hanno prodotto questi articoli sono state confiscate, da allora molte sono fallite per la cattiva gestione e sono state spesso anche abbandonate. Quindi trovarli è come tornare a un momento più felice, quando non c’era guerra e tutto era gioioso e semplice. Questi oggetti come le case segnano la fine di un’era. Quando cresciamo molti di noi dimenticano tutte le cose che avevamo e vedevamo quotidianamente, quindi, anche in questo caso, ho provato a documentarle dipingendole con la sensazione che ho avuto quando le vedevo da bambina.
Come definiresti la relazione tra Teheran e l’arte in generale?
Teheran ospita il Teheran Museum of Contemporary Art (TMOCA) che è un museo molto noto di arte del 900, ospitava negli anni 70 la più grande collezione di arte contemporanea al di fuori dell’Europa e dell’America. Non so se questo sia ancora vero, ma è sempre stato il centro per l’arte in Iran e ci sono stati degli eventi molto interessanti nel corso degli anni a Teheran. Vi sono tante associazioni e gallerie che fanno “art residencies”, fondazioni e molti teatri che spuntano in tutta la città. Spero che questo continuerà e anche se abbiamo avuto un vuoto nei piani artistici a causa della rivoluzione e della guerra, spero che stiamo recuperando il tempo perduto. Poi, pure essendo Teheran la capitale solamente dal tempo dei Qajar e non vanti il patrimonio artistico di Isfahan o altre città iraniane, trovo comunque il vecchio centro di Teheran come un’opera d’arte con il suo Gran Bazar e molte belle moschee e case.
Puoi dirmi qualcosa a cui sei particolarmente legata nella tua città?
Sono molto legata al viale Pahlavi, ora chiamato Vali-Asr, che è uno dei viali più lunghi del Medio Oriente, pieno di alti platani e con un bel marciapiede. Amo poi il Monumento Shahyad, ora noto come Torre Azadi, con le sue bellissime sfumature bianche e blu turchese. Sono i due luoghi che mi mancano di Teheran, quando sono all’estero.
Stai lavorando a nuovi progetti?
Sto lavorando a un nuovo progetto che è sempre legato a Teheran ed è una combinazione di pittura e fotografia. Ho anche iniziato una serie di dipinti sugli angoli memorabili di Teheran e sulle case in cui ci siamo divertiti.