Lidia Lombardi
Musei visti dal divano/2

Arte con il mouse

Concludiamo il nostro viaggio nell'arte virtuale con una piccola guida alle meraviglie on line dei musei del mondo. Con molte sorprese, sia nella possibilità di visione sia nella scelta dei materiali critici. Da Seoul a Bilbao, da Atene a New York

Le frontiere sono chiuse, spesso gli aerei dall’Italia non atterrano, perfino la perfettina Ursula von der Leyen ci ammonisce a non programmare vacanze per l’estate, rendendo ancora più sgomento chi lavora nel settore del turismo e contribuendo a far vacillare in Borsa i titoli correlati. Macché ponte del Primo Maggio, qui si salta direttamente all’autunno, se non oltre. Allora Succedeoggi è autorizzato a continuare oltralpe e oltre il Mediterraneo il suo tour virtuale inseguendo il Bello nei musei.

Il primo indirizzo è la sezione Arts & Culture di Google, quanto mai cliccata in questo periodo. Sfruttando la funzione “esplora” possiamo ogni giorno entrare in un museo o monumento diverso, o visitare le mostre temporanee lì allestite. La modalità on line davvero spalanca opportunità inaspettate a chi è abituato a osservarle dal vivo, le opere d’arte, a mezzo metro di distanza. C’è innanzitutto una possibilità di concentrazione particolare. Si sta a tu per con il dipinto, la scultura, l’affresco, senza sentirsi nessuno alle spalle, magari impaziente di conquistare la prima fila di osservazione. Gli ingrandimenti dei particolari, poi, in questa visita ragionata che indirizza lo sguardo, spiegano molto di più di quanto ci aspettiamo.

Per esempio ci siamo soffermati sul Rijksmuseum di Amsterdam, dal quale è proprio in questo periodo giunto a Roma un capolavoro di Rembrandt, L’Autoritratto secondo San Paolo (nella foto), esposto alla Galleria Corsini. Il contenitore olandese, un edificio che mischia elementi gotici e rinascimentali pur essendo stato ideato nel 1876 da Pierre Cuypers, calamita di per sé, disteso com’è nella sua lunga facciata davanti a un prato senza una zolla fuori posto e affascina anche nelle decorazioni interne, con mattonelle e vetrate dipinte. Ne varcano la soglia (coronavirus permettendo) 2,5 milioni di visitatori l’anno, trovandovi la summa dell’arte del territorio: Durer, Van Gogh, Rembrandt appunto, e Veermer. Ecco, proprio su questo pittore superstar specie dopo il film La ragazza con l’orecchino di perla che ruota attorno a un suo quadro, abbiamo sperimentato l’incontro ravvicinato via pc. La storia che il sito racconta, tra le altre, è quella della sua Lattaia. Una scena di vita quotidiana, dove però la protagonista non è una borghese benestante ma una cameriera. Il gesto fermo con il quale versa il latte in un orcio è scomposto con osservazioni e ingrandimenti. Lei è immobile, attenta a versare, l’unica allusione al movimento è il fiotto stretto e scintillante del latte. La mano e il braccio sono robusti, sul tavolo pezzi di pane raffermo sono resi da piccole grumose pennellate. La luce che proviene da una finestra gioca con il suo volto, ma lascia un’ombra perché meglio possa essere modellata la figura femminile. Il muro bianco sullo sfondo, a guardarlo bene mostra crepe, piccoli buchi di chiodi poi tirati via, uno solo rimasto ficcato nell’intonaco, che produce una lieve ombra lasciando immaginare un’altra fonte di luce, un lucernaio in alto… Ecco, La lattaia diventa così nostra, grazie alle didascalie e alla visione come se avessimo in mano una lente di ingrandimento e ci potessimo avvicinare al dipinto senza far scattare l’allarme.

Un posto dove pochi riusciranno a recarsi di persona è probabilmente il Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Seoul. È tra quelli che meglio ha organizzato percorsi virtuali – quattro, quante sono le sue sedi – attraverso le opere di artisti coreani ma anche esteri, Beuys, Wahrol, Baselitz, Pistoletto tra gli altri. Ma la sorpresa sono i video dedicati ai bambini, che cominciano con la veduta fiabesca dei giardini esterni, dove campeggia una azzurra fontana lobata. Il grande atrio è occupato da una postazione rotonda divisa in decine e decine di schermi che dissezionano le opere, sale luminose dalle larghe vetrate ospitano lievi e colorate installazioni. È un mondo dilatato e giocoso quello conservato nella spirale architettonica dell’edificio nel quale mai le opere sono affastellate. Effetti speciali colpiscono in una sala tutta specchi, alle pareti e nel pavimento, che rammenta quello realizzato da Alfredo Pirri alla Gnam di Roma (e purtroppo rimosso al cambio di sovrintendente), ma a Seoul reso rutilante dal riverbero di decine di lampadine.

Al Guggeheim di Bilbao ci si imbatte su una articolata mostra sulla onnipresente Frida Kahlo, negli ultimi tempi troppo gettonata. Nel sito del Louvre si può decidere l’itinerario da approfondire: le sculture greche, a partire dalla Venere di Milo, i reperti della Antica Babilonia, il codice di Hammurabi. E però la sezione più cliccata è quella del Rinascimento Italiano, trainata dalla Gioconda leonardesca ma senza mettere da parte La Vergine della rocce.

Il Museo Archeologico di Atene ha una sezione didattica che insegna ai meno avvertiti a distinguere i tipi di capitelli, quel dorico, ionico, corinzio che sono l’Abc della storia dell’arte antica. Per rimanere in tema, anzi andare più indietro nel tempo, il British Museum di Londra – che fin dal Settecento comprese l’importanza della conoscenza delle civiltà più remote e disparate – squaderna on line le collezioni riguardanti gli Ittiti e i Maya, i reperti dell’Isola di Pasqua, le espressioni artistiche della Cina e del Giappone.

Dal Prado di Madrid (un’abbuffata di Goya con in prima fila la Maja desnuda e di Velazquez) all’Ermitage di San Pietroburgo (che richiederebbe due giorni di scarpinata per girovagare in tutte le sale, raffinate come quelle di una reggia) ogni meta, ogni visita guidata è possibile. Ma le invenzioni on line più originali le troviamo nei siti dei musei Usa, del resto i primi a mettere a punto la modalità di visita virtuale. La celeberrima scala a spirale del Guggenheim di New York, capolavoro di Wright (nella foto), è proiettata come in un sogno. Al Metropolitan Museum l’esplorazione delle sale vi avvale di foto sensazionali e di immagini da effetto speciale, come nell’allestimento The Met 360° Project. Sono video immersivi che raccontano il museo anche grazie a suggerimenti emotivi e temporali. Come quello introduttivo, nel quale l’ingresso nella smisurata hall è animato da personale di servizio che rimuove i rami coperti di fiocchi di neve sistemati nei grandi vasi sostituendoli con quelli recanti fiori primaverili e foglie di tenero verde. Il video sulla sala dove è conservato il Tempio di Dendur (risale al 15 avanti Cristo, regnante sull’Impero Augusto, ed è stato donato dall’Egitto agli Usa nel 1968, come segno di riconoscenza per l’aiuto fornito agli archeologi de Il Cairo) si sofferma nelle prime sequenze sulle grandi vetrate al di là delle quali occhieggiano gli alberi dei Central Park e il rettifilo dove scorrono vetture frettolose della Grande Mela: dal Nilo a NY, suggerisce la didascalia.

Ma un fascino particolare proviene dal tour virtuale di una raccolta newyorchese sui generis. The Frick Collection, nella Fifth Avenue, fondata da un magnate dell’acciaio di Pittsburg, Henry Clay Frick: dispose che dopo la morte (1919) la sua raffinata residenza di New York divenisse una galleria pubblica d’arte, che la figlia si prodigò ad ampliare. Attualmente la collezione permanente, forte di 1100 opere, è esposta come si trattasse dell’arredamento di una ricca dimora fornita di mobili, porcellane, marmi, smalti, tappeti da esposizione quanto i dipinti, le sculture, i disegni, le stampe, opere europee che spaziano da Piero della Francesca (nella foto accanto al titolo, la sua Crocifissione conservata appunto a New York) a Bellini a El Greco distribuite tra la hall, la libreria, il salone, il giardino, il cortile interno. Tra gli approfondimenti della visita virtuale quello dedicato ai Tre soldati di Bruegel il Vecchio (1568), appartenente al re Carlo I di Inghilterra. Vi campeggiano soldati mercenari con pittoreschi costumi resi con la tecnica del monocromo, dal bianco degli elementi in luce al nero dello sfondo, passando però attraverso toni bruni che restituiscono calore alla scena, realistica e stilizzata insieme. I fanti in primo piano suonano ciascuno uno strumento, un flauto e un tamburo. Ma il terzo, che si intravede nello scuro del fondo, muove un drappo, una bandiera, appena percepibile. È il suo gesto e il suo volto imperscrutabile che conferiscono all’opera un carattere enigmatico.

The Frick Collection ha messo la bandierina sulla divulgazione on line. Già nel 1998 propose visite virtuali, predisponendo conferenze in streaming e una presenza attiva su Youtube con 400 video. Davvero preveggente.

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Clicca qui per leggere la prima parte dell’inchieste: guida ai musei italiani on line.

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