Il nuovo giallo di Aaron Elkins è un viaggio nella storia a cavallo tra 'Ottocento e oggi. Due Renoir falsificati sono i protagonisti di un intrigo che mescola Garibaldi e l'Impressionismo, i trafficanti d'arte e la banda Koch
Al mercante d’arte milanese Ulisse Agnello, il 2013 sembrava l’anno più fortunato della sua vita. In un mercatino di Budapest aveva acquistato due mediocri dipinti di paesaggi marini spendendo pochi fiorini ungheresi, l’equivalente di 90 euro. Ma a gennaio del 2015, la sua storia era finita sul New York Times Magazine: Agnello, raschiando delicatamente una parte dei dipinti, aveva scoperto che ce n’erano due sottostanti. «L’attività di coprire dipinti di valore con altri più modesti non è rara, in quanto serve ad aggirare le leggi nazionali e internazionali che ne vietano l’esportazione o a evitare pesanti tasse di importazione», spiega il prologo di A Long Time Coming (Thomas & Mercer, 268 pag., 9,71 euro, ebook 4,99 euro), il nuovo romanzo del decano dei giallisti statunitensi, l’84enne Aaron Elkins. In un laboratorio di Firenze, l’analisi con la spettrometria per dispersione di energia e la microscopia elettronica a scansione aveva rivelato che «metodi, materiali e tecniche sono coerenti con quelli di Pierre-Auguste Renoir». La conferma giunse dal Musée d’Orsay di Parigi, il più importante museo d’arte impressionista del mondo: il giovane Renoir aveva realizzato le opere tra il 1863 e il 1867.
Una domenica, nello studio di Dante Zampa, Val osserva la veduta del caffè parigino che ritraeva Maurizio Bezzecca, notando tocchi anacronistici al volto e al cappello della donna che beve l’assenzio e chiedendo quindi a Zampa una lente di ingrandimento. Proprio in quel momento,Val viene colpito due volte alla testa con il calcio di una pistola, la stessa che poi ferisce Zampa, dal cui studio spariscono i due Renoir. Il tenente dei carabinieri Luca Fontanella informa Val, che ha rimediato alcuni punti di sutura e viene ascoltato dopo il restauratore, che Ulisse Agnello è morto la notte precedente, finendo con l’auto in una scarpata di ritorno da un convegno a Lugano, mentre Dante Zampa, dopo le cure mediche, si reca cinque giorni a Roma per affari non meglio precisati. I due Renoir vengono affidati ai carabinieri: erano stati abbandonati all’esterno di una fabbrica di cosmetici non distante dallo studio di Zampa. Val capisce che Ulisse Agnello «aveva ideato quella che doveva essere la truffa d’arte del secolo», avviata nel 2002, quando acquistò i dipinti da un venditore che era all’oscuro del loro celebre autore.
Non risultando in alcun catalogo delle opere di Renoir, il 28 novembre di quell’anno Agnello li fece riacquistare per 2.200 euro da un suo complice, l’offerente 144, che compare sui documenti verificati da Val Caruso presso la casa d’aste milanese che li vendette allora e alla quale lo stesso Agnello, che vi lavorava, li aveva spacciati per opere di un impressionista semisconosciuto seguace di Renoir. In seguito Agnello sovradipinse i paesaggi marini e un decennio dopo, nel 2013, quando dei due dipinti era svanito perfino il ricordo, lo stesso o un altro complice li fornì al venditore ungherese, dal quale Ulisse si presentò per primo entrando legalmente in possesso dei Renoir trafugati dalla banda Koch. Dante Zampa aveva colpito Val nel suo studio, inscenando una rapina con sparatoria. Ai carabinieri Zampa aveva fatto ritrovare i due Renoir originali, in modo da confondere le idee a Val, che il giorno prima aveva sospettato di essere di fronte a una copia da vendere per autentica, massimizzando i profitto della truffa. Dante Zampa viene arrestato per l’omicidio di Ulisse Agnello, lanciato già morto nella scarpata secondo il medico legale, dopo che a Lugano i due avevano litigato sulle percentuali di spartizione dei proventi della vendita dei falsi Renoir stabilita per il 9 ottobre. A New York Sol Bezzecca ammira nuovamente il prezioso dipinto in cui il bisnonno Maurizio era un giovane ebreo ignaro del suo destino, in un romanzo che è un affresco sulla memoria e sull’oblio, su quanto, scrive Elkins, «la gente cerca di dimenticare. O finge di dimenticare. O dimentica per davvero».