Itinerari per un giorno di festa
Magico Casentino
Le fiabe dell’autrice ottocentesca Emma Perodi, rilette con maestria da Paola Benadusi Mazzocca in un libro fresco di stampa, si offrono anche come guida sapiente per visitare uno dei luoghi più suggestivi del nostro Bel Paese
«Tanti e tanti anni fa, precisamente nel 1289, il conte Guido Novello era signore di Poppi, antico paese situato nel centro del Casentino, che è una vallata ampia e verde, ed era allora piena di castelli. Il fiume Arno l’attraversa fiancheggiato dai pioppi, simile a un argenteo serpente». Comincia così una delle fiabe che Paola Benadusi Marzocca ha ripreso dal novelliere di Emma Perodi, la scrittrice che negli ultimi venti anni dell’Ottocento si dedicò soprattutto all’infanzia, dirigendo giornali per bambini (un ruolo che la vide lavorare a fianco di Collodi) e pubblicando romanzi e raccolte di favole. La rilancia appunto ora Paola Benadusi, che dalle Novelle della nonna di Perodi ha tratto sette titoli, sciogliendone il linguaggio per i lettori di oggi ma restando fedele all’autrice ottocentesca. Ebbene queste Fiabe magiche per grandi e bambini di Perodi-Benadusi sono non solo un novelliere ma anche un suggestivo baedeker del Casentino, una delle quattro vallate in provincia di Arezzo. E infatti il libretto edito da Tau propone per ogni racconto un itinerario grazie al quale il medioevo narrato trova reali punti di riferimento e i paesaggi descritti si squarciano davvero davanti ai nostri occhi.
Allora, portiamolo nello zaino questo maneggevole volume. E andiamo alla scoperta del Parco delle Foreste Casentinesi, che è anche un Parco Letterario intitolato appunto ad Emma Perodi. È un territorio naturaliter fantastico. Boschi impenetrabili dove stanno bene streghe, folletti e anche una versione toscana della Befana, pianure improvvise nelle quali scorrazzarono i cavalli di eroici combattenti e di mercenari senza scrupoli; montagne lunghe e arcigne come il Pratomagno, vette poderose e appartate come La Verna, dove San Francesco sostò nel 1224 e ricevette le stimmate lasciando l’eredità della sua predicazione ai frati del santuario. E foreste diventate sacre, per esempio quella attorno all’Eremo di Camaldoli e al monastero benedettino fondato mille anni fa da San Romualdo.
Il tour nel Casentino verrà anche propiziato dalla presentazione delle Fiabe magiche di Paola Benadusi Marzocca che si terrà l’11 novembre a Roma, a Palazzo Firenze (ore 18). Stanislao de Marsanich, presidente dei Parchi Letterari italiani, porrà l’accento sul legame tra tradizione locale e invenzione: Emma Perodi articolò le sue Novelle della Nonna, pubblicate in cinque volumi nel 1892, attorno alla figura di nonna Regina, che ogni sera narrava una storia ai bambini di casa. E la casa era quella di una patriarcale famiglia casentinese, i Marcucci di Farneta, riuniti davanti al focolare e pronti a tornare indietro nei secoli per rivedere i personaggi che abitarono borghi e castelli. Interverrà anche Annalisa Barracchi, presidente del Parco Letterario Emma Perodi, e l’attore David Riondino darà voce alla novella La mula della Badessa Sofia, ambientata nel monastero delle Camaldolesi a Pratovecchio.
Parte da qui l’itinerario che invera la storia della vigorosa madre superiora, nata intorno al 1115, dal conte Guido, della stirpe dei Guidi, cui si devono tanti dei sessanta tra castelli, fortificazioni e torri che punteggiano il Casentino. Alberta Piroci, che firma gli approfondimenti didattici e turistici in calce a ciascuna delle sette narrazioni, suggerisce di visitare appunto a Pratovecchio un monastero istituito nel 1134 proprio dai conti Guidi. Conserva uno strano e maestoso alambicco che risale al secolo di fondazione del luogo santo, è ricavato da un monolite e veniva utilizzato per ottenere distillati portentosi per la guarigione di tanti infermi. Ma esiste ancora pure la chiesa di San Giovanni Evangelista, voluta, come narra la novella, dalla madre di Sofia, mentre a Rosano c’è il monastero dove la futura badessa fu consacrata, pronta a reggere e amministrare i territori dei Guidi e a tener testa alle mire dei fiorentini.
Gronda storia anche il Castello di Romena, che fa da sfondo alla vicenda di Adamo il Falsario. Anche in questo caso i tre fratelli, avarissimi e pronti a ingaggiare l’abile coniatore di fiorini farlocchi appartengono alla famiglia dei Guidi. Del maniero, al quale si accede da una scenografica via cinta da due file di cipressi, restano il cassero, tre delle quattordici torri e parte delle tre cerchie di mura. Ma tant’è: esso affascinò Gabriele d’Annunzio, che durante il soggiorno scrisse parte dell’Alcyone. Ma anche Dante è presente nella narrazione della Perodi: il falsario Adamo compare nel libro XXX dell’Inferno. Del resto l’Alighieri vive nel Casentino un momento drammatico della propria esistenza: nella piana di Campaldino, anno Domini 1289, prese parte alla battaglia che contrapponeva guelfi a ghibellini, Arezzo e i suoi alleati a Firenze.
L’eco del cruento scontro elettrizza tutta la favola de L’ombra del sire di Carbona nella quale Perodi-Benadusi trovano materia per accentuare l’aspetto gotico e macabro rispetto a quello fantasy. Il fantasma del combattente francese Amerigo di Narbona le cui ossa giacciono nella piana insieme a quelle dei tanti uccisi turba i sonni del conte Selvatico finché questi e sua moglie Manentessa non gli daranno una sepoltura. Da qui lo spunto a visitare a Firenze la chiesa di San Barnaba, in ricordo della vittoria a Campaldino avvenuta l’11 di giugno, il giorno dedicato al santo. E a recarsi nella chiesa della Santissima Annunziata, a Poppi, fondato da un altro dei Guidi dopo la vittoria ghibellina a Montaperti, nel 1260. Si giova della più schietta e semplice architettura medievale: facciata a capanna sovrastata da un oculo, portale sormontato da arco a tutto sesto, campaniletto a vela. A poca distanza, il castello di Poppi (nella foto sopra), uno dei meglio conservati del Casentino, del quale è diventato simbolo. Domina la vallata con la sua mole rettangolare cinta da assertivi merli, replicati nella alta torre. Stemmi gentilizi ornano le bifore e la maestria architettonica (Lapo e Arnolfo di Cambio vengono citati come ideatori ma senza conferme documentarie) si replica all’interno, dovizioso di affreschi. Fuori, nello spiazzo d’ingresso, un busto di Dante: perché anche qui sostò il Sommo Poeta, nell’anno 1310, durante il suo esilio da Firenze.