Every beat of my life
Il canto della natura
Un giorno passato a «guardare la luminosa aperta faccia del cielo», nell’«erba ondulata, a leggere un lieto, un gentile racconto di amore e languore». Il colloquio di John Keats con le nuvole, il vento, l’origine…
John Keats, dei romantici inglesi che cambiano la poesia, è quello in cui si attua la massima fusione tra l’uomo e la natura, uniti in una realtà originariamente consustanziale. Riscopre le voci dell’erba, del vento, della nuvola, non con la possente invocazione delle odi di Shelley, ma con una magica scoperta di affinità elettive. Non canta la natura, ma la fa cantare, s’immerge in lei come il suo maestro Shakespeare s’immerge nelle voci umane del teatro del Mondo.
Per chi a lungo è stato chiuso in città,
com’è dolce guardare la luminosa
aperta faccia del cielo, respirare una preghiera,
piena nel sorriso del firmamento azzurro.
Chi è più felice, allora, quando con la pace nel cuore
stanco si lascia sprofondare in un verde recesso
di erba ondulata, a leggere un lieto,
un gentile racconto di amore e languore?
Tornando poi la sera a casa, con l’orecchio
preso dal canto di Filomela, e l’occhio
fisso a una tenue nuvola in viaggio
rimpiange la brevità del giorno passato,
come una lacrima d’angelo che arriva
e cade nel chiaro etere in silenzio.
John Keats
(Traduzione di Roberto Mussapi)