Lina Senserini
A proposito di “500 chicche di riso”

Ridere è vivere

Alessandro Pagani, con un fitta sequenza di battute, coglie il lato surreale della vita quotidiana: quello spazio dove l'assurdo confina con la vita vissuta. Tra Groucho Marx, Woody Allen e Ennio Flaiano

«Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina», dice il compianto Robin Williams nel film Patch Adams. Ridere fa bene, migliora lo stato fisico oltre che quello mentale, libera endorfine, è un’ottima ginnastica facciale. Se ridere, poi, nasce dall’ironia e dalla capacità di non prendersi troppo sul serio, allora diventa anche il miglior antidoto alla stupidità del mondo. Deve aver pensato questo, Alessandro Pagani, fiorentino, classe 1964, scrittore e musicista, batterista del gruppo rock Stolen Apple, quando ha deciso di scrivere la sua quarta fatica, 500 chicche di riso, uscito il 16 maggio scorso (editore 96, Rue De La Fontaine, con la prefazione di Cristiano Militello e le illustrazioni di Massimiliano Zatini). E infatti la citazione di Victor Hugo, con cui il libro si apre, ci ricorda che «è dall’ironia che comincia la libertà».

Il primo libro, uscito nel 2015, è stato Le Domande Improponibili (autoprodotto), seguito l’anno dopo da Perché non cento (editore Alter ego/Augh) e nel 2018 da Io mi libro (96, Rue De La Fontaine) un successo che ha spinto Pagani a provarci ancora. Questa volta proponendo 500 battute (chicche) su vari temi della vita e del mondo, in una sorta di resoconto delle assurdità del nostro tempo, scritto con ironia, attraverso una satira acuta e irrispettosa, con una punta di spirito goliardico che ben viene rappresentata dalle illustrazioni di Massimiliano Zatini, bassista degli Stolen Apple.

Il libro è anche un’esplorazione, tramite giochi di parole, fatti, personaggi e situazioni, che descrive (con velata amenità) circostanze paradossali, inspiegabili coincidenze, incongruenze non previste e i comportamenti più comici e grotteschi del nostro modo di vivere. Da leggere “senza meta” si può dire, perché non c’è una trama, ovviamente, ma nemmeno un filo logico che lega le frasi l’una all’altra, che non sia prendere poco sul serio anche le cose serie. Così saltellando da una chicca all’altra si ride e si sorride, qualche volta ci si impiega un po’ a capire la battuta, perché scriverne 500 è un grande esercizio di fantasia, che richiede altrettanta fantasia e leggerezza di pensiero per apprezzarle anche quando non hanno la pretesa del significato.

Un po’ Woody Allen, un po’ Groucho Marx, un po’ Flaiano, un po’ Longanesi e molto Anche le formiche nel loro piccolo di incazzano (uno e due), Alessandro Pagani scherza su cinque temi: La surrealtà, «il territorio inconsueto dove inoltrarsi e incontrarsi per vedere il mondo da un punto di vista difforme», La realtà irreale, La cronaca sincronica, il TG spaziale, «l’edizione terrestre del Tg flash (Gordon) trasmesso dalla Base Ambra del satellite Cobalto». Per ciascuno di questi “capitoli” una serie di frasi, o battute che dir si voglia, alcune vere e proprie freddure, «traduca: questi termometri sono gelati! Freddy Mercury» (ma che proprio perché tali scatenano la risata), altre esilaranti («In fila alle poste. “Scusi capellone, deve fare la coda”. “Senta, a me piacciono sciolti”»), molti sono surreali nonsense «Due scarpe innamorate. ”Lacci unimmo e là ci unimmo”».

Le 500 frasi oltre a sfatare luoghi comuni, personaggi reali e dell’immaginario collettivo, tentano di ridicolizzare la consuetudine e la monotonia della vita quotidiana, attraverso l’uso delle parole in chiave di gioco anche con l’ausilio di situazioni umoristiche, in cui tutti almeno una volta nella vita ci siamo imbattuti. Ad esempio «”Oggi interrogo… oggi interrogo… Buffetti!” “Non è possibile signora maestra” “Perché?” “Perché è il nome del registro». Una delle migliori delle 500 chicche, anche se la palma va alla 499, umorismo inglese alla Woody Allen: «Io e mia moglie abbiamo raggiunto un’intesa sessuale perfetta: ieri sera avevamo mal di testa, e i nostri amanti pure».

«Il Pagani – scrive Cristiano Militello nell’introduzione – è un umorista, portatore sano di sorrisi e per questo, come il sottoscritto, a pieno titolo impegnato nel sociale. Come poter definire altrimenti, visti i tempi grami che viviamo, chi riesce a distogliere un lettore, un ascoltatore, uno spettatore dai problemi e dai brutti pensieri?».

—–

Abbiamo condiviso questo articolo con www.tessere.org, la nostra factory gemella.

 

Facebooktwitterlinkedin