Mario Di Calo
Negli spazi del Valle di Roma

Roma è un teatro

Una mostra ripercorre cinque secoli di architettura teatrale nella Capitale: da un perduto Teatro del Campidoglio, costruito nel Cinquecento, fino a oggi. Una città che si misura con le sue illusioni

Giovedì 6 giugno si è aperta al Teatro Valle un’interessante mostra che si avvicina al teatro e al suo mondo attraverso due diverse angolazioni apparentemente distanti e invece ambedue funzionali per chi volesse accostarsi al variegato mondo teatrale. Nello spazio di accesso al Teatro Valle attraverso il foyer e nella sala che di solito viene utilizzata per le conferenze, sono state inserite le belle tavole di Elsa Rizzi e Simonetta Zanzottera, due architetti romani che hanno colto l’occasione della mostra per presentare in una veste inedita i materiali in parte già utilizzati per la stesura del loro libro: Teatri di Roma, lo spazio scenico nella città eterna dal Rinascimento a oggi uscito nel dicembre 2016 per i tipi della Carocci.

La prima parte della mostra tratta un lungo periodo storico – si parte dal 1513 con la costruzione del Teatro del Campidoglio e si arriva ai nostri giorni – e presenta i risultati di un’indagine sugli spazi teatrali romani, analizzati dal punto di vista architettonico con l’intento di focalizzare l’attenzione principalmente sull’evoluzione nel tempo delle forme planimetriche delle sale teatrali e sulle conseguenti variazioni degli spazi, illustrandole mediante semplificazioni planimetriche e volumetriche. Le astrazioni spaziali, estremamente semplificate e colorate, dei volumi generati dalle diverse forme planimetriche delle sale, scendendo dall’alto del soffitto del foyer, accolgono gli ospiti. La mostra presenta inoltre le ricostruzioni virtuali di 7 sale teatrali non più esistenti o fortemente rimaneggiate e modificate nel tempo, rese possibili grazie alla notevole mole del materiale d’archivio reperito.

Restiamo nel foyer; qui in posizione frontale rispetto alle ricostruzioni virtuali troviamo le tavole d’abaco che permettono la visualizzazione immediata delle forme tipologiche delle sale teatrali presenti a Roma nel corso dei secoli esaminati. Ecco dunque che salta all’occhio il periodo storico in cui la forma a ferro di cavallo è stata adottata senza alcuna riserva e come poi nel XIX secolo sia invece stata abbandonata per dare spazio alle sale rettangolari.

Nella sala deputata alle conferenze e agli incontri viene indagata la questione dell’inserimento dei teatri all’interno del tessuto urbano. Le piante storiche delle varie epoche sono state trattate in modo che con pochi segni grafici come le mura e il fiume Tevere si potesse immediatamente inquadrare la città e il suo sviluppo insieme alla dislocazione dei teatri nel tempo e nelle varie zone della città. Da queste piante ecco che si può capire come l’ingrandirsi della città non abbia poi trovato riscontro nell’espansione delle sale anche in luoghi periferici, in linea di massima si continua a vedere una concentrazione maggiore soprattutto nel centro storico e aree limitrofe.

All’interno della stessa sala è proiettato un video di circa 14 minuti che prosegue in loop con una carrellata dei progetti reperiti presso gli archivi storici romani e dei materiali rielaborati.

Nello spazio a ferro di cavallo della sala teatrale sono posizionate le splendide macchine sceniche di Luciano Minestrella: si tratta di una mostra di plastici di macchine sceniche, in parte ricostruzioni storiche di progetti di Filippo Brunelleschi e Francesco d’Angelo per il racconto delle Sacre rappresentazioni nelle chiese. L’ippogrifo, ispirato all’Orlando Furioso dell’Ariosto, al centro del palcoscenico, le piccole sculture che traggono ispirazione dalle Città invisibili di Calvino, sapientemente disposte e illuminate, creano solide suggestioni nella sala pervasa dalla musica.

Una mostra da non perdere! Fino al 2 luglio dal giovedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00 e la domenica dalle 11.00 alle 20.00.

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