Every beat of my heart
La ninnananna di William Blake
Romanticismo, misticismo sapienziale e magico producono nel poeta inglese, esiti diversi da quelli che il mix lascerebbe prevedere. I suoi versi sono di una semplicità assoluta, essenziale. Come questi che raccontano di un bambino sperduto, di una mamma disperata e del buon Dio che ci protegge…
William Blake è un poeta preromantico, in senso non cronologico. Ma perché all’indubbia sensibilità dei Romantici, inglesi e tedeschi, alla potente e consapevole visionarietà (qualità romantica per eccellenza, in lui ipersviluppata), unisce un background biblico, e un legame con il mondo del Medio Evo e la Magia.
Il risultato del suo misticismo sapienziale e magico è l’esatto contrario dell’oscurità che si potrebbe temere da un tale calderone: semplicità assoluta da ninnananna o da fiaba. Insomma non appare il laboratorio dell’alchimista, con i suoi alambicchi e strumenti ermetici, ma la pietra preziosa cercata, semplice e misteriosa come una rosa.
Qui il bambino è perso nella palude deserta, la madre lo cerca in lacrime, ma Dio, che gli è sempre accanto, lo riconduce a lei. Metafora universale della nostra parte infantile che fa perdere e smarrire, ma che, proprio per la sua innocente fanciullezza, è protetta da Dio. Potente e graziante come quello trinitario, mentre la madre, pur da lui prediletta, è umana nel suo dolore come Maria, consustanziale alla donna affranta e straziante della Pietà.
Il figlio ritrovato
Il bambino perso nella palude deserta,
guidato da luce errante,
si mise a piangere, ma, Dio sempre accanto,
gli apparve come suo padre in bianco,
Baciò il bambino e lo condusse per mano
e lo portò alla madre,
che pallida di dolore, nella valle deserta,
stava cercando, in lacrime, suo figlio.
William Blake
(Traduzione di Roberto Mussapi)