Visto al Teatro Argentina di Roma
Violoncello Superstar
Può un violoncello solo riempire un teatro? È successo il 14 febbraio a Roma, con il concerto “Ba-Rock” di Giovanni Sollima. La Filarmonica Romana registra il tutto esaurito presentando un virtuoso del violoncello nonché un’eccellenza italiana nel mondo capace di unire giovani e meno giovani, il barocco della Scuola bolognese e il metal degli Slayer, Bach e i Nirvana
«Il violoncello è uno strumento che sussurra, che canta, che urla. Sopra questa soglia è una chitarra elettrica». Così si pronuncia Giovanni Sollima prima della sua esibizione. Ba-Rock, spiega Sollima, «è un progetto quasi di sopravvivenza». Il virtuoso del violoncello ha abituato il suo pubblico agli sconfinamenti di genere, alle acrobazie spericolate e avveniristiche, alle sonorità profonde e primordiali (già nelle nostre pagine). Classe 1962, diplomato al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo, il suo attraversamento nel meraviglioso mondo del violoncello è frutto di esercitazioni, esplorazioni e sperimentazioni continue che contano una storia ormai decennale e innumerevoli collaborazioni di prestigio internazionale all’attivo. Nel campo della musica classica e non solo. Si esibisce con Muti, Pappano, Brunello, Dantone; alla Scala, alla Carnegie Hall, all’Opera House di Sidney, nel Sahara e a 3200 metri di altitudine. Collabora con Turturro, Giordana e Baricco; firma il logo sonoro dell’Expo Milano 2015 e fonda i 100 Cellos.
Il 14 febbraio il violoncello di Sollima (che altri non è se non un Ruggeri del 1679) registra il tutto esaurito nella rassegna dell’Accademia Filarmonica Romana al Teatro Argentina di Roma. Il programma è un incontro virtuoso tra estremi. Sollima spazia dal barocco della prima Scuola bolognese, passa per le suite di Bach e per l’omaggio di Bernhard Cossmann ai Capricci di Alfredo Piatti e approda al rock di Hendrix e al metal degli Slayer. Nel ricco repertorio della serata (atto unico di oltre un’ora e tre bis a sorpresa) sono incluse anche due composizioni di Sollima e una sonata del padre Eliodoro. «La ciaccona sta al Seicento come il blues sta al Novecento», sostiene Sollima. È proprio nella spinta all’improvvisazione e nella genuina curiosità di sondare sonorità vergini che deve essere individuato il Leitmotiv che unisce i brani proposti. Il Concerto rotondo di Sollima è una summa di tecnica violoncellistica. Dalle corde vuote ai pizzicati, al tamburellato sulle fasce fino all’archetto sul puntale, le risorse dell’artista sono talmente variegate e imprevedibili che servirebbe un nuovo manuale di tecnica ‘sollimaniana’ per poterlo descrivere. L’archetto viene lasciato ondeggiare incastrato tra le corde, oppure viene trattenuto tra i denti quando le mani sono sufficienti a creare linea melodica e ritmo con un elaboratissimo pizzicato multiplo. Più melodica, invece, l’altra composizione a firma Giovanni Sollima, Lamentatio, il cui gusto ancestrale e tribale richiama la Sicilia della dominazione araba e delle prefiche. Tra il Capriccio n. 1 di Giuseppe Dall’Abaco (1710-1805) e l’arrangiamento di About a Girl dei Nirvana non c’è soluzione di continuità e l’effetto è incredibile: il tempo della Storia è condensato in un battito di metronomo.
Una religiosa e mistica sospensione dell’aria è palpabile in sala durante l’esecuzione della Suite n.1 in Sol maggiore di Johann Sebastian Bach. Occupa il posto d’onore al centro della serata eppure non ne rappresenta il culmine: è un momento di ritrovo familiare e di distensione prima della scalata finale alle vette del virtuosismo e degli accostamenti spericolati. La sensibilità e il genio di Sollima colgono assonanze dove gli altri vedono etichette di genere. Segue Bach la riscrittura di Horizons dei Genesis, chiaro omaggio al Prélude della Suite. Angel di Jimi Hendrix, invece, è omaggio al pubblico, incitato a partecipare all’esecuzione con l’immancabile battito di mani per tenere il ritmo. Il Ruggeri di Sollima raggiunge sonorità tra il country, il folk e il blues. Con Cossmann (1822-1910) un’altra pausa di gusto sobriamente classico prima della furia indiavolata di Sollima impegnato nel vorticoso Raining Blood degli Slayer. La simbiosi tra musicista e strumento è tale che la musica percorre e percuote il corpo di Sollima: batte le mani, batte i piedi, urla in Raining Blood e geme in Lamentatio. Con il suo Ruggeri attraversa la Storia in avanti e all’indietro parlando al presente. Diverte e incanta, rapisce e stupisce.