I libri di Ruggero Marino
Quei lenti fatali
Un’“Ossessione d'amore” negli anni Sessanta, una raccolta di poesie sul tema del viaggio, e una di aforismi da «assaporare a sorsetti, più al risveglio che a tarda sera». Una stagione di felice creatività per l’eclettico autore, giornalista di lungo corso, celebre inviato speciale e poi storico di punta negli studi su Cristoforo Colombo
Ruggero Marino ha scoperto inaspettatamente la sua vocazione di storico. Giornalista di lungo corso, si è così dedicato alla scrittura di numerosi libri su Cristoforo Colombo con tesi del tutto rivoluzionarie, circa la scoperta del Nuovo Mondo, che lo hanno internazionalmente accreditato tra uno dei maggiori esperti della materia. Il suo ultimo libro sul tema, Cristoforo Colombo l’ultimo dei Templari (Sperling & Kupfer) ha avuto quattro edizioni ed è stato tradotto in sette Paesi, guadagnandosi anche l’attenzione del Times. Lasciati (ma non abbandonati ) i panni dello storico, Marino si è poi immerso in altri generi letterari, il romanzo e la poesia, e ora agli aforismi. Dunque una personalità poliedrica, una sorta di prisma dalle molte sfaccettature, in ognuna delle quali si riflettono aspetti diversi, con differenti codici letterari, supportati da una cura, un amore per la scrittura che lo collocano tra gli scrittori contemporanei degni di attenzione.
Ossessione d’amore (non il suo primo romanzo, avendo già pubblicato Stella e il circo, scritto con Riccardo Fellini) è una storia d’altri tempi, che ci riporta agli anni Sessanta, a modelli ed esperienze di vita giovanili, inusuali, rispetto a quelli d’oggi (il volume è disponibile su Amazon e Lulu). La trama descrive le esperienze di un gruppo di studenti liceali, con Raniero e Marisa al centro della vicenda. E lo fa con uno stile fluido, accattivante, in punta di penna, che conduce il lettore dal mare di una Sardegna incontaminata all’Adriatico, dove inizia la storia d’amore. Le esperienze delle estati al mare, le prese in giro tra amici, le prime schermaglie amorose con le ragazze, le gite in bicicletta. E poi il ritorno nella capitale, con le feste da ballo, gli immancabili “lenti”, l’invito al cinema. E poi ancora le gite sulla neve, i capitomboli sugli sci, l’incanto dei paesaggi invernali. Un mondo che l’autore descrive con grande precisione, con richiami sociologici ma anche con nostalgia. Terminato il felice, spensierato periodo della gioventù i protagonisti, da adulti, vivranno esperienze diverse, perdendosi di vista. Gli anni del liceo costituiranno per tutti (ma non per Raniero) soltanto uno sbiadito ricordo. Poi il romanzo vira verso un finale non immaginabile. E in questo finale viene ribadita la tesi che è il messaggio del libro: «i sogni più belli sono quelli che non si realizzano mai, non soffrono il confronto e la delusione della realtà, restando così eternamente sognati».
Viator (Edizioni Akkuaria), che si avvale di una splendida copertina e di alcune illustrazioni della pittrice nicaraguense Cecilia Arguello Sanson (un particolare nella foto vicino al titolo e qui accanto un ritratto di Ruggero Marino), è un libro di poesie incentrate sul viaggio. Il viaggio, in letteratura, è sempre stato uno dei temi ricorrenti, più diffusi, più utilizzati da poeti e scrittori. Viaggi per conoscere nuovi mondi, per conoscere se stessi, per indagare la propria anima. Viaggi per addentrarsi in un mondo transculturale, una sorta di incontro/scontro con modelli e stili di vita diversi. Marino del resto ha viaggiato molto come inviato speciale: Venezia, la Sardegna, il Nilo, il deserto, Madrid, Cipro, l’Afghanistan e ancora i Paesi africani e latino americani, l’Australia. Un trattato di geografia che per fortuna non diventa mai cartolina, ma è sempre palpito di percezioni belle e profonde.
«La poesia di Ruggero Marino in Viator – scrive Renato Minore nella prefazione di questo libro – è una sorta di graffio alla imperscrutabilità del mondo e della vita. Una richiesta continua, avanzata di un senso o, almeno, la possibile risposta alle molte domande che affiorano nel “viator”, metafora forte che lo accompagna nelle tante peregrinazioni, mentre il suo occhio, la fantasia, la memoria scorrono come in un caleidoscopio sulle immagini di un passato su cui si deposita il caldo alito della nostalgia». Nostalgia che affiora, in modo prepotente, nella lirica che chiude questa raccolta, intitolata, non a caso, L’Italia che vorrei: «Non avrò più il tempo/ di vedere l’Italia che conoscevo/ l’Italia che sognavo / l’Italia che mi riempiva d’orgoglio/ quando in un Paese lontano/ entrando in un museo/ scoprivo che il mondo intero/ si fa bello delle nostre bellezze/ non vedrò più/ l’Italia dell’infanzia/ ferita dalla guerra/ ma con il viso altero/ il sudore sulla fronte/ quando le parole/ sacrificio, onestà/ educazione e rispetto/ avevano ancora un valore».
Minime e massime (Edizioni Letteratura Alternativa ) è un libro di aforismi: pensieri, riflessioni, frasi, semplici idee. Dalla politica alla natura, alla storia, alla realtà quotidiana, al mondo dello spettacolo, ai misteri più profondi e più insondabili dell’universo, l’autore veleggia leggero, ora sarcastico, ora nostalgico, ora inguaribile sognatore, ora castigatore di mode e costumi. Negli aforismi di Ruggero Marino si alternano tutti i modelli letterari, dal racconto in miniatura, al gioco di parole, alle invenzioni lessicali in una sorta di fuoco d’artificio dal quale emerge la pochezza, ma anche la solitudine dell’uomo, che non merita, forse, di vivere in questo mondo. Leggendo e rileggendo queste minime e massime emerge un profondo, sano pessimismo su quelli che sono i temi portanti della nostra epoca, pessimismo che Marino stempera con la sua visione personale del mondo: «Le stelle sono stampelle alle quali appendere i sogni». Un libro, come suggerisce nella sua prefazione Dino Basili, da leggere senza fretta, secondo il consiglio di Herman Hesse, «… assaporare ogni pagina a sorsetti, più al risveglio che a tarda sera. Tenendo a mente che un aforisma è opera di chi l’ha scritto per due terzi soltanto; il resto è a carico di chi sta leggendo».