Donne e Futurismo /8
Gli scatti di Wanda
Erede della dinastia di fotografi Wulz, attivi a Trieste dal 1868, è l’unica donna, oltre Tina Modotti, nel panorama della fotografia italiana. Le sue sperimentazioni, apprezzate da Marinetti, sono di un’essenziale eleganza formale e le sue opere sono conservate in molti importanti musei
Unica donna del panorama italiano della fotografia, se si esclude la più famosa Tina Modotti, unica futurista a dedicarvisi professionalmente (Marisa Mori se ne occupa solo sporadicamente), Wanda Wulz partecipa alla mostra futurista di fotografia di Trieste del 1932 organizzata da Bruno Sanzin, ed entra ufficialmente a far parte del movimento. Nasce a Trieste nel 1903 (e vi muore nel 1984), periodo a cavallo tra i due secoli che vide la città assurgere al massimo splendore quale centro dell’irredentismo italiano e della cultura internazionale. La famiglia è una vera e propria dinastia della fotografia: il nonno Giuseppe Wulz (1843-1918) apre lo Studio Fotografico omonimo nel 1868, dove lavorerà il figlio Carlo (1874-1928), a cui le figlie Wanda e Marion si uniranno. Fotografe e modelle all’interno dell’atelier di famiglia, ricevono un’istruzione liceale, anziché le più tradizionali magistrali, e conoscono artisti e letterati che frequentano lo studio. Alla morte del padre nel 1928, Wanda venticinquenne assume la direzione che manterrà con la sorella fino al 1981. Benché non mancassero le frequentazioni interessanti, le due sorelle scelsero di non sposarsi, concentrando sulla vita professionale tutte le loro energie.
Wanda mostra una particolare predilezione per la ricerca fotografica e, accanto alla consueta attività lavorativa, realizza scatti per proprio diletto: sul finire degli anni Venti si interessa al fotodinamismo dei fratelli Bragaglia e al movimento futurista e realizza esperimenti con fotomontaggi, fotoplastiche e fotodinamiche di ottima qualità e grande effetto. Stupisce la soluzione personale, di essenziale eleganza formale, con cui Wulz costruisce i suoi scatti. Il corpo è il soggetto principale, non solo per la sua predilezione verso il ritratto, ma anche per l’accuratezza dello studio dei movimenti o dei tratti fisici. Il manifesto di Marinetti e Tato La fotografia futurista del 1930 focalizza le linee di ricerca sulla fusione di prospettive, la sovrapposizione di persone e oggetti, lo studio del movimento e delle ombre, oltre che sulla «composizione organica di diversi stati d’animo», sostanzialmente volgendosi verso la tendenza alla dissoluzione delle forme. Gli scatti di Wanda Wulz sono costruiti con soluzioni tecniche sempre diverse, posizionati su campiture vuote, pulite, in cui risultano invece pienamente leggibili le forme pur nel sovrapporsi dei movimenti. Utilizza la doppia esposizione di un corpo in movimento, come in Esercizio ginnico, oppure la sovrapposizione di due immagini come nel famosissimo autoritratto Io + gatto. In Wunder – bar il dinamismo delle linee e la sintesi delle forze del movimento richiamano il Dinamismo di un cane al guinzaglio di Giacomo Balla del 1912. L’unica sua natura morta di questo periodo, intitolata Colazione futurista, è ottenuta con una forte solarizzazione, appare in realtà come una collezione metafisica di oggetti alla Morandi.
Nel 1932 partecipa alla mostra futurista di Trieste con alcuni suoi lavori. In questa occasione riceve apprezzamenti da Marinetti che la coinvolge in altre esposizioni. La fase sperimentale sarà tuttavia di breve durata e nel corso di pochi anni Wanda tornerà a occuparsi esclusivamente del lavoro in studio; continuerà la sua attività in collaborazione con la sorella fino al 1981 quando entrambe si ritireranno dalla vita professionale e in mancanza di eredi lasceranno il loro patrimonio fotografico alla Fratelli Alinari di Firenze. La sua intera produzione è conservata al Museo Nazionale della Fotografia Fratelli Alinari, ma le sue fotografie sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei del mondo, anche al Metropolitan Museum di New York.