A proposito di “Cattivi dentro”
Brutti, sporchi e cattivi
Il critico Lorenzo Spurio rilegge alcuni classici - da Mary Shelley a Virginia Woolf - fissando il ritratto dei cattivi, dei violenti, dei vigliacchi. Insomma: un ritratto del lato peggiore dell'umanità
Una delle battute più celebri di Sleepers, film del 1996 diretto da Barry Levinson, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Lorenzo Carcaterra, recita: «Dovete coltivarla la cattiveria e costruirci una vita sopra!». E Lorenzo Spurio, giovane scrittore e critico italiano, aggiungerebbe che non pochi romanzieri hanno pensato bene addirittura di edificarci una ricca tradizione letteraria. Il suo nuovo libro, dal titolo Cattivi dentro. Dominazione, violenza e deviazione in alcune opere scelte della letteratura straniera, pubblicato da Helicon Edizioni, che si è aggiudicato il primo posto per la saggistica inedita del XLII Premio Casentino, indaga il male che alberga nel cuore dell’uomo.
Attuale, specchio della società coeva, il volume affronta il degrado e la corruzione, la solitudine e l’imbarbarimento contemporanei, la prepotenza e la paura, raccontando da vicino le dinamiche della violenza, l’emarginazione dovuta spesso al cattivo uso dei social network, la vigliaccheria del branco. «Un excursus – come scrive nell’introduzione Lucia Bonanni – estremamente valido in ogni sua sfaccettatura, reso con un linguaggio che rifiuta i tecnicismi per permettere una fruibilità allargata tra il pubblico di amanti della letteratura e incalliti lettori di classici».
Lorenzo Spurio, difatti, ha ripreso dallo scaffale alcune tra le opere più famose con l’intento di rileggerle sotto una luce inedita, misteriosa, oscura: così impenetrabile appare L’isola del dottor Moreau, romanzo di fantascienza di Herbert George Well del 1896, capolavoro debitore certamente di altre due grandi libri della letteratura inglese: Frankestein (1818) di Mary Shelley e Lo strano caso del dottor Jekyl e di Mr Hyde (1886) di Robert Louis Stevenson; amara è la rappresentazione dei rapporti umani che si sviluppano ne Il signore delle mosche di William Golding, opera complessa pubblicata nel 1954; controversa la brutalità con cui si muove Alex assieme al suo gruppo di amici – che della crudeltà hanno fatto una ragione di vita – nel romanzo Arancia meccanica di Anthony Burgess del ’62 (uno dei rari casi forse in cui ad esser più ricordato è l’adattamento cinematografico che porta la firma del regista visionario Stanley Kubrick!). Spiccano i saggi dedicati ad altri classici quali Cuore di tenebra di Joseph Conrad e L’inventore di sogni di Ian McEwan. Altrettanto interessante lo studio conclusivo, Il suicidio come forma di liberazione dal male. L’annegamento nell’Ouse e l’ultimo carteggio su Virginia Woolf, che affronta con puntualità il delicato legame tra morte e letteratura. Accanto a quest’ultima, protagonisti sono il mondo onirico, la rêverie e la psicanalisi, intesi perlopiù come accorgimenti ai quali hanno fatto ricorso autori surrealisti e non.
Un libro che, senza pretese, cerca di entrare nei meandri della psiche umana, di riflettere sulla follia, l’irrazionalità, la paranoia, sui meccanismi che spingerebbero un soggetto qualsiasi a compiere le più atroci azioni. Come nel celebre esperimento di Yale, condotto dallo psicologo statunitense Milgram, che tentò di dimostrare la banalità del male, il libro lascia che il lettore diventi consapevole del potenziale aggressivo di ciascun individuo e che ne resti impressionato. Proprio perché Cattivi dentro mostra che in fondo in fondo non siamo poi così buoni e i personaggi di carta, frutto della fantasia dei più grandi scrittori, tantomeno. Il risultato è eccellente: ne viene fuori una disamina che è un labirinto all’insegna del noir, un viaggio psichedelico prima che letterario tristemente umano.