Marco Ferrari
L'apertura è prevista nel 2020

Ellis Island italiana

Genova, nello storico complesso della Commenda, ospiterà il nuovo Museo dell'Emigrazione Italiana: per ricordarci tutti quanti com'eravamo quando stavamo dall'altra parte del destino

Fa un certo effetto in questo periodo di polemiche su migranti e rifugiati parlare dell’emigrazione italiana, milioni e milioni di persone che si sono riversate dall’altra parte dell’Atlantico tra Ottocento e Novecento. Ma a Genova, nei locali della Commenda di Pré, edificio del XII secolo nel centro storico, nascerà il Museo dell’emigrazione italiana che raccoglierà, ampliandola, l’eredità del provvisorio e ormai chiuso Mei di Roma, al Vittoriano. Il Mei di Genova sarà, in un certo senso, la Ellis Island italiana, prendendo spunto da diverse importanti strutture museali europee come il German Emigration Center di Bremerhaven, in Germania, o l’Epic-Irish Emigration Museum a Dublino, in Irlanda. Il piano di lavoro, predisposto dal precedente governo Gentiloni, va avanti: progettazione entro fine 2018, lavori nel 2019, apertura nel 2020. L’iniziativa è stata finanziata nella sua parte più consistente dallo Stato con tre milioni di euro dal Ministero per i Beni culturali, due milioni dal Patto per Genova siglato tra Comune e governo Renzi; 300 mila euro dalla Compagnia di San Paolo. Si tratterà di un museo ampiamente interattivo e multimediale, esattamente come la sezione sull’emigrazione già esistente al Galata Museo del Mare.

L’intervento architettonico sulla Commenda sarà rispettoso dei vincoli, saranno realizzate vetrature al livello della loggia del primo piano e del secondo e pavimenti galleggianti. «Un museo nazionale che viene portato a Genova e integrato con il materiale che abbiamo già qui – dice il sindaco di Genova Marco Bucci – sarà importante per i giovani che potranno conoscere la nostra storia, per i cittadini italiani che potranno trovare riferimenti sulle proprie origini e per i turisti che potranno osservare quello che è stato l’imprinting lasciato dagli italiani nel mondo». L’assessore regionale alla Cultura Ilaria Cavo ha sottolineato che «quando siamo stati convocati dal ministero, che ci ha chiesto se eravamo pronti, abbiamo detto sì e abbiamo firmato un accordo di valorizzazione, quindi il progetto parte e lo fa in un edificio che storicamente era l’ultima casa per chi da qui sarebbe partito per altri paesi».

Da tempo Genova, capitale dell’emigrazione italiana con le sue rotte navali, è impegnata a recuperare quella parte di identità marittima dimenticata. Il fatto che il Museo della Emigrazione Italiana (Mei), costituito a Roma, che aveva come sede provvisoria il Vittoriano dal 2009, sia stato chiuso al pubblico ha agevolato la scelta del capoluogo ligure. L’idea era venuta all’ex Ministro della Cultura e Turismo, Dario FranceschiniAll’alba del 2018 però, dopo la conferma dell’arrivo del Museo nazionale dell’emigrazione italiana, tanti aspetti erano ancora da chiarire. Ora la scelta definitiva del complesso di San Giovanni di Prè, conosciuto come la Commenda di San Giovanni di Prè, edificio di culto cattolico di Genova in piazza della Commenda, nel quartiere di Prè, vicino alla stazione ferroviaria di Genova Principe.

Il complesso consta di due chiese in stile romanico, sovrapposte l’una all’altra, che costituiscono il grosso del corpo architettonico e di un edificio a tre piani, la Commenda, ovverosia il convento e l’ospitale che assolveva alla duplice funzione di stazione marittima sulle rotte della Terrasanta e di ospedale (ospitaletto), inizialmente per i pellegrini ed in seguito per i malati e gli indigenti della città. Mentre il convento, l’ospitale e la chiesa inferiore sono oggi sede di mostre ed esposizioni, la chiesa superiore, intitolata a San Giovanni evangelista, è ancora un luogo di culto, la cui comunità parrocchiale fa parte del vicariato “Centro Ovest” dell’arcidiocesi di Genova. Il quartiere ospitò un popolo in partenza, pronto al grande balzo atlantico, a costruire città dall’altra parte dell’oceano, a popolare metropoli come Buenos Aires, San Paolo e Montevideo, nate sotto il segno commerciale genovese.

Presentando il progetto per il 2020, Pierangelo Campodonico, direttore del Mu.Ma, Musei del mare e delle Migrazioni di Genova, ha spiegato: «Il Museo dell’Emigrazione Italiana, o Mei, racconterà la storia dell’emigrazione italiana in senso lato: a partire dell’emigrazione dalle campagne con le valigie di cartone, per arrivare alle migrazioni interne, passando per le migrazioni in Europa fino all’emigrazione contemporanea. Ma il Mei non racconterà solo la storia di un popolo alla ricerca di speranze: racconterà soprattutto come gli italiani e i genovesi, migrando, hanno cambiato il mondo, tramite il lavoro, l’arte, l’architettura, la musica e l’enogastronomia. Tutto questo verrà raccontato in modo multimediale, immersivo e interattivo, con un’attenzione particolare verso i giovani». Il Museo dell’Emigrazione comporterà alla Commenda di Prè qualche intervento a livello architettonico. «Stiamo parlando – spiega Campodonico – di un edificio artistico e monumentale del XII secolo, dunque una struttura connotata e delicata: gli interventi saranno limitati a livello architettonico, con la realizzazione di vetri al livello della loggia del primo e secondo piano e la realizzazione di pavimenti galleggianti di raccordo. Sarà importante invece l’intervento impiantistico, nel rispetto dei vincoli architettonici. L’esecuzione di tali lavori partirà nel 2019. Grazie all’impegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mibact) il progetto Mei riceverà il contributo dei maggiori archivi iconografici e multimediali italiani, come quello dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, quello di Rai Teche e quello dell’Istituto Luce». La collocazione alla Commenda permetterà anche un grande afflusso di pubblico, essendo a pochi passi dall’Acquario di Genova e dal Museo delle Navigazioni a cui presto si aggiungerà la teleferica Porto Antico-Begato.

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