A proposito di "Acque Torbide”
Il pedofilo in piscina
Monica Florio mette a confronto una comunità di adolescenti della buona borghesia napoletana e un istruttore di nuoto pedofilo seriale. La (dura) realtà spiegata ai ragazzini
Acque Torbide (Cento Autori editore, 188 pagine, 12 Euro), il nuovo romanzo della scrittrice, giornalista napoletana Monica Florio, mostra subito un intento da denuncia sociale e la scrittrice, tra l’altro, non è nuova a perlustrare territori del genere. Nei suoi precedenti racconti e romanzi – Il canto stonato della Sirena (Il Mondo di Suk Libri), Ragazzi a rischio, La rivincita di Tommy. Una storia di bullismo omofobico (La Medusa editrice), Puzza di bruciato (Homo Scrivens) – i temi trattati riguardano sempre il mondo degli adolescenti e quanto lo stesso possa essere inquinato dai pericoli che la società moderna riserva loro a piene mani, soprattutto in tema di emarginazione e disagi.
In quest’ultima pubblicazione il focus si sofferma sulla pedofilia, piaga terribile che si espande e cresce come mala pianta.
La voce narrante prevalente è quella di Michele, ragazzino napoletano dall’intelligenza speciale ma dall’aspetto curioso: è basso, grasso con gli occhiali e viene preso di mira dai compagni che lo chiamano “polpetta”; Michele è adottato (lo scoprirà da solo) da una famiglia della buona borghesia e, come novello superman, riesce a trarre d’impaccio da una situazione molto pericolosa la sorella quindicenne, Valentina. La ragazza è infatuata di Mauro il suo istruttore di nuoto, uomo adulto, piacente e maturo, abituato a circuire le ragazzine per poi farne quello che vuole, in quanto dietro la patina del maestro rigoroso si nasconde un pedofilo seriale.
Con una prosa chiara, senza fronzoli, talvolta con lucida freddezza, con un linguaggio adatto ai giovani, poiché mette in campo i loro miti televisivi, i super eroi dei fumetti o dei film d’animazione, gli status symbol dell’abbigliamento e la playstation, Monica Florio racconta una storia che si dipana con trame che s’intersecano tra loro, ma con l’unico fine di dimostrare che il pericolo può annidarsi nascosto dalla più comune normalità e il plagio verso i giovani può essere elemento molto facile da verificarsi, quando ci si trova di fronte ad una fragilità estrema contrapposta a una mente contorta e/o diabolica.
I genitori di Michele sono separati in casa e la madre – il padre professore universitario ha un amante – per rendere la pariglia al marito, si mette proprio con Mauro l’affascinante istruttore della figlia. Da parte di Mauro il disegno è chiaro: abbindolare la madre per frequentare più facilmente la figlia, già innamorata. Michele facendosi aiutare dall’amico Tobia riesce a stanare l’“Uomo Ombra”, così Mauro firma le continue chat che si scambia con Valentina e finalmente a far aprire gli occhi alla sorella.
Nell’ambiente claustrofobico della piscina rionale di una Napoli descritta in maniera quasi sommessa, dove non vengono in luce i soliti mali endemici che l’affliggono o i luoghi comuni, Michele, che non ama le piscine a causa dell’odore caratteristico («L’ho sempre detestata per quel suo odore inconfondibile che mi irrita le narici e mi pizzica la gola»), si iscrive per tenere d’occhio la sorella.
Anche le mura dell’ambiente familiare diventano strette e difficili a causa della situazione che vivono i genitori e che si riflette sui figli. In questo “piccolo” mondo si dipana la trama su due registri di scrittura, da un lato il racconto di Michele, le sue riflessioni, in prima persona, e dall’altro gli accadimenti giornalieri che incalzano man mano che il narrare si evolve.
Nel romanzo, che mette bene in luce le nature ambivalenti, le problematiche di una gioventù che spesso fa i conti con le proprie insicurezze, si agitano queste metaforiche acque torbide che generano malessere, dove però il finale può avere momenti di luce con la riconciliazione dei genitori di Michele e il ravvedimento di Valentina, se non fosse che il pericolo è ancora dietro l’angolo e sempre sotto mentite spoglie. Questa volta, può colpire l’amico più caro di Michele, Tobia, però Michele, anche questa volta, con delle “antenne” speciali di attenzione che travalicano la sua età, si mette in moto per salvare l’amico dal baratro.
Ci riuscirà? In questo finale aperto noi lettori confidiamo che ci riesca perché: «È solo questione di tempo: verrà un giorno in cui noi ragazzi saremo liberi di camminare alla luce del sole senza doverci guardare alle spalle e difendere da chi dovrebbe proteggerci», conclude Monica Florio questo romanzo che induce alla riflessione, che si legge d’un fiato, che tratta di tematiche ormai conosciute da tutti, forse anche dai ragazzini, ma sulle quali è sempre bene porre l’accento e farne oggetto di profondo ragionamento.