Every beat of my heart
Canto al Monte Abora
Il mito di Orfeo s’incarna in una donna bellissima, forse Sharazade, che incanta il sultano con la sua voce e il suono della cetra… Kubla Khan e il suo palazzo delle visioni secondo Samuel Taylor Coleridge
Di Coleridge, l’autore del capolavoro romantico La ballata del vecchio marinaio, abbiamo una produzione poetica ampia e per certi versi frammentata: capolavori iniziati e interrotti emananti il fascino dell’antica Cina, e apparizioni magiche, e visioni dal profondo che seguono Plotino e anticipano Jung.
Kubla Khan, il famoso imperatore dei Tartari a cui giunse e di cui divenne amico e ambasciatore Marco Polo, e il suo fastoso palazzo. Quel palazzo, scrive Borges, fu sognato un tempo da un imperatore mongolo e secoli dopo da un poeta inglese. È il palazzo delle visioni, assolute.
Qui la ragazza con la cetra, abissina, con un canto e un suono irraggiungibili. Il mito di Orfeo s’incarna in una donna bellissima. Ma è forse Sharazade, la principessa delle Mille e una notte, che con la sua voce incantò il sultano. Certo è una creatura e forse una generatrice della poesia, una visione.
Una fanciulla con la cetra
mi apparve in una visione:
era una vergine abissina,
suonava quella cetra
cantando del Monte Abora.
Potessi resuscitare dentro me stesso
la sua sinfonia e il suo canto,
mi avvincerebbe a un piacere così profondo
che a quella musica piena e perdurante
edificherei la cupola in cielo,
la volta di sole, le caverne di ghiaccio!
E se uno lo udisse li potrebbe vedere,
e griderebbe: “Fuggite!”.
Samuel Taylor Coleridge
(Da Kubla Khan, traduzione di Roberto Mussapi)