Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Canto al Monte Abora

Il mito di Orfeo s’incarna in una donna bellissima, forse Sharazade, che incanta il sultano con la sua voce e il suono della cetra… Kubla Khan e il suo palazzo delle visioni secondo Samuel Taylor Coleridge

Di Coleridge, l’autore del capolavoro romantico La ballata del vecchio marinaio, abbiamo una produzione poetica ampia e per certi versi frammentata: capolavori iniziati e interrotti emananti il fascino dell’antica Cina, e apparizioni magiche, e visioni dal profondo che seguono Plotino e anticipano Jung.
Kubla Khan, il famoso imperatore dei Tartari a cui giunse e di cui divenne amico e ambasciatore Marco Polo, e il suo fastoso palazzo. Quel palazzo, scrive Borges, fu sognato un tempo da un imperatore mongolo e secoli dopo da un poeta inglese. È il palazzo delle visioni, assolute.
Qui la ragazza con la cetra, abissina, con un canto e un suono irraggiungibili. Il mito di Orfeo s’incarna in una donna bellissima. Ma è forse Sharazade, la principessa delle Mille e una notte, che con la sua voce incantò il sultano. Certo è una creatura e forse una generatrice della poesia, una visione.

 

Una fanciulla con la cetra

mi apparve in una visione:

era una vergine abissina,

suonava quella cetra

cantando del Monte Abora.

Potessi resuscitare dentro me stesso

la sua sinfonia e il suo canto,

mi avvincerebbe a un piacere così profondo

che a quella musica piena e perdurante

edificherei la cupola in cielo,

la volta di sole, le caverne di ghiaccio!

E se uno lo udisse li potrebbe vedere,

e griderebbe: “Fuggite!”.

Samuel Taylor Coleridge

(Da Kubla Khan, traduzione di Roberto Mussapi)

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