Every beat of my heart
Per ricordare Bellezza
È triste e scandaloso che un poeta come Dario Bellezza, morto da pochi anni, sia stato così dimenticato. È una delle voci più forti, intense e strazianti della poesia italiana del secondo Novecento
Dario Bellezza. Roma, la sua città, il Mondo. Nequitosa, invalida, il traffico è ossidato in cellule soltanto negative, che non risorgono. Il retro della città, come porta all’Ade, passaggio infero, il fiume, il mitico fiume di Roma qui stagno d’Averno, dove la città sprofonda nel regno dei morti. Il disfacimento della città caput mundi, il suo trasformarsi in palude stigia, è il decadimento del mondo.
Di colpo, con il colpo d’ala del poeta assoluto, un’immagine dei primordi: gli antichi riti tiberini, l’incanto del fiume dove gli uomini di allora, ancora bambini, cercavano pesci volanti, acqua e cielo fusi miracolosamente, impossibilmente. Ma un sogno li sosteneva.
È triste e scandaloso che un poeta come Dario Bellezza, morto da pochi anni, sia stato così dimenticato. È una delle voci più forti, intense e strazianti della poesia italiana del secondo Novecento. Chi ama la Bellezza ascolti questo mio invito, faccia qualcosa per riportarne l’opera, discuterla, celebrarla, tra noi, oggi. Fu vero in tutto, vero come maledetto e disperato, vero come uomo, vero come poeta.
O città nequitosa, invalida
regni nell’interno rumore del traffico
insolente (perdente, ossidato
in cellule capricciose, non risorgenti)
chi si spaura davanti governa
senza tregua nel dietro infernale,
apparendo nei fiumi, -il fiume lento
laggiù dove la mia città sprofonda
cantando l’abisso dei morti-
un tempo pescatori bambini
cercavano invano pesci volanti.
Da L’avversario, Mondadori, 1994