Nicola Fano
Una festa per noi e per i nostri lettori

Succedeoggi: i nostri primi cinque anni

Succedeoggi compie cinque anni: in questo lungo tempo il mondo è cambiato radicalmente, ma noi abbiamo cercato di aggiornare i nostri strumenti di analisi in tempo reale. E ora ci facciamo gli auguri...

Succedeoggi compie cinque anni, e non è un pesce d’aprile. S’era nel 2013 quando Gloria Piccioni e io, decidemmo di dar vita a un newsmagazine che affrontasse la vita quotidiana sotto la prospettiva della cultura. Ci furono accanto, per dar corpo alla nostra idea, Alberto Hohenegger (che a Succedeoggi ha fornito la raffinata livrea che ancora vanta), Anna Camaiti Hostert (col suo prezioso occhio americano) e Michelangelo Pace (è suo il disegno qui sopra, come lo sono tutti i disegni originali che da cinque anni ci accompagnano): voglio qui pubblicamente ringraziarli. Poi, una volta nati, trovammo l’adesione di tanti amici – giornalisti, scrittori, critici – i cui nomi sicuramente avete imparato a conoscere in questi cinque anni: molti di loro scrivono per noi ancora oggi, altri ci seguono comunque da vicino e altri ancora si sono aggiunti via via.

Cinque anni fa l’Italia era diversa: in politica, la destra sembrava agonizzante, il populismo pareva destinato a restare nel solco di ciò che è – irrazionalità diffusa – mentre una sinistra vecchia e anacronistica pareva destinata a governare (ricordate la bocciofila di Bersani?). Nelle cose di cultura, trionfava un conformismo lobbistico che oggi sembra spazzato via (ma se ciò sia vero o no è tutto da dimostrare). Di là dall’Oceano, l’utopia bella di Barack Obama autorizzava a immaginare ancora un futuro davanti a noi mentre a Oriente l’eco di ciò che – sbagliando – avevamo creduto le “primavere arabe” ancora risuonava. Erano un’Italia e un mondo in movimento: e sembrava un movimento fecondo di potenzialità. Dove siamo andati a finire, noi e il mondo, non serve neanche dirlo: alla Casa Bianca c’è un uomo che antepone se stesso all’identità americana mentre da noi, al contrario, la rivoluzione del vaffa ha sublimato la sua italianità riportando a palazzo quelli che… Ruby è la nipote di Mubarak. Non era ciò che prospettavamo cinque anni fa, mettendoci in gioco con Succedeoggi, e tanto meno era ciò che potevamo immaginare.

Eppure, lungo le montagne russe di questi cinque anni abbiamo continuamente accompagnato la trasformazione che avevamo sotto gli occhi, adattando i nostri strumenti critici alla realtà che cambiava vorticosamente, compiendo uno sforzo terribile per non invecchiare con un metodo di interpretazione che improvvisamente pareva superato e, soprattutto, inutile. I nostri lettori – voi – ne siete testimoni: abbiamo continuato caparbiamente a dire la nostra fornendo quanti più possibili appigli interpretativi della contemporaneità. A patto di essere d’accordo sul punto di partenza: la cultura è la chiave di lettura della complessità; senza analisi, senza approfondimento, senza studio, senza ricerca c’è il deserto sociale. Abbiamo perseguito questo obiettivo scegliendo tenacemente di misurarci con la Rete, un luogo confuso, ambiguo, dove apparentemente l’autorevolezza trascolora nell’«uno vale uno»: dopo cinque anni siamo ancora qui, i nostri lettori quotidiani si sono moltiplicati per cinque rispetto alle origini e, quanto all’autorevolezza, voi che ci leggete potete valutarla da soli…

Fin qui abbiamo vinto la sfida: abbiamo dimostrato che malgrado tutto c’è spazio per un webmagazine di qualità, senza cadute di stile (ciò che si dice, al contrario, paghi di più, sul web e lo vediamo ogni momento sfogliando i siti d’informazione vera o presunta in Rete). Non abbiamo voluto ospitare inserti pubblicitari che – di fatto – ci avrebbero snaturati. Abbiamo mantenuto salda la nostra autonomia: ciascuno dei nostri collaboratori (sono oltre un centinaio, ormai) può testimoniare che la libertà di pensiero è l’unico principio da quale non abbiamo mai derogato. Nessun potentato ci ha conquistati, benché qualcuno ci abbia blandito: la nostra vocazione è nell’autonomia (che non è la marginalità). Abbiamo pubblicato ebook, abbiamo dato vita a una piccola collana di rarità bibliografiche, abbiamo curato mostre di racconti e dipinti (con Mario Felici della Galleria Porta Latina di Roma): insomma ne abbiamo fatte di tutti i colori per dimostrare che la cultura esiste. E che la cultura non è una presunta superiorità rispetto agli altri ma uno strumento per capire meglio gli individui, i loro bisogni reali e la complessità del mondo. Non è colpa di nessuno se il mondo è difficile da analizzare e comprendere, ma non ci piacciono coloro i quali, in nome di una scorciatoia critica o di un successo immediato, predicano e praticano l’ignoranza vellicando la pancia e le paure dei più. La nostra pancia sono i libri, il teatro, la musica, la filosofia, il cinema: insomma, l’immaginazione; lì dove un futuro ci sarà sempre. Anche oggi, in questo tempo inchiodato a un eterno presente.

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