Di aria elettorale
Renzi in California
Tutti temono il ritorno di Matteo Renzi dalla California dove si è ritirato dopo la sconfitta del referendum del 4 dicembre.... Un esercizio di nuova fantapolitica nella vecchia Italia
…e siamo arrivati al 26 febbraio: meno di una settimana al voto e chi sia sull’orlo di una crisi di nervi è presto detto. Il Partito Democratico assiste sconcertato agli ultimi sondaggi, tanto disastrosi che, ai piani alti, sembra che nessuno abbia più voglia di tenerli d’occhio, da qui a domenica: lo stesso Segretario, Dario Franceschini, ammette che le cose volgono al peggio e si prepara al passo di lato, a partire dalla sera stessa delle elezioni. Il 15% dei consensi che si sta prospettando riporterebbe il Partito Democratico alle magre percentuali dei Democratici di Sinistra dei primi anni Zero, quelli di Piero Fassino, anzi le peggiorerebbe: e i malumori alimentano le voci più maligne, quelle che vogliono il Segretario nient’altro che un “utile idiota” sotto ricatto dei sempiterni post-comunisti, un volto presentabile e rassicurante dietro al quale, come da tradizione, si nasconderebbe D’Alema, tornato sugli scudi dopo la sconfitta del 4 dicembre di esattamente quindici mesi fa, data che fu fatale a Matteo Renzi.
Già, e quest’ultimo? Che ne è del disperso più chiacchierato della politica italiana? Ritorniamo a quel fatidico 4 dicembre, quando il colpo subìto fu troppo duro: la notizia che Matteo Renzi decise di onorare la promessa presa con gli elettori italiani di ritirarsi definitivamente dalla politica lasciò tutti nello sconcerto. Abbandonare la poltrona di Presidente del Consiglio e quella di Segretario nazionale del Partito Democratico non gli bastò: serviva un gesto forte che segnasse uno stacco e che gli potesse conservare l’onorabilità. In questi lunghi mesi, si è scritto di tutto e truppe di giornalisti sono state inviate in missione speciale, alla ricerca del leader perduto: di certo, si sa che Renzi, in quattro e quattr’otto, fece armi e bagagli per trasferirsi in California, con famiglia al seguito, come confermato da un contratto di locazione di un loft vista mare sulla baia di San Francisco che un abile reporter è riuscito a fotografare; c’è stato, poi, chi ha giurato di averlo visto incamminarsi quotidianamente verso la leggendaria libreria City Lights del quasi novantanovenne Lawrence Ferlinghetti, chi ha sostenuto che si sia fatto crescere i capelli e che stia scrivendo un romanzo nel più puro stile beat, vergandolo addirittura su numerosi rotoli di carta igienica che sarebbero conservati in un caveau della Bank of San Francisco… A chi credere? Certo è che la nostalgia degli elettori è tanta e che, qualora decidesse di scendere di nuovo in campo, di ritornare dal suo dorato esilio americano, si assisterebbe a qualcosa di inedito: un sondaggio esplorativo che l’attuale dirigenza vuole a tutti i costi tenere segreto darebbe il Partito Democratico a guida del redivivo fiorentino a stelle e strisce al 60%, percentuale mai raggiunta nel corso della nostra amata Repubblica.