Ritratto d'artista
Una scena per giocare
Fabrizio Matteini: «Per me recitare significa giocare. Giocare a nascondino con la vita e con la morte, rivivere insieme agli altri un frammento di qualcosa che è stato o potrebbe essere»
Nome e cognome: Fabrizio Matteini.
Professione: Attore.
Età: 41.
Da bambino sognavi di fare l’attore? Sì. A tre anni nella lettera per Babbo Natale chiesi un teatrino con i burattini. Da lì ho iniziato a fare spettacoli per amici e parenti a casa. Il sogno parte da lì.
Cosa significa per te recitare? Giocare. Giocare a nascondino con la vita e con la morte, rivivere insieme agli altri un frammento di qualcosa che è stato o potrebbe essere.
Il tuo film preferito? Ce ne sono tanti. Forse…L’attimo fuggente, Brazil di Terry Gilliam, Accross the Universe di Julie Taymor… e altri ancora.
Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da te o da altri) Anche qui sono tanti. Certo quello che mi è rimasto nel cuore più di tutti è Angels in America di Tony Kushner regia di Ferdinando Bruni e Elio del Capitani del Teatro dell’Elfo.
Qual è l’attore da cui hai imparato di più? Tutti gli attori con cui ho lavorato o visto sul palco, mi hanno insegnato qualcosa, ma in particolare vorrei ricordare Gianrico Tedeschi e Valerio Binasco.
Qual è il regista da cui hai imparato di più? Peter Greenaway, Elio de Capitani, Monica Conti e negli ultimi due anni molto da Paolo Antonio Simioni.
Il libro sul comodino: I misteri di nascita e morte di Daisaku Ikeda.
La canzone che ti rappresenta: I am feeling good.
Descrivi il tuo giorno perfetto. Svegliarsi piano piano con le coccole, meditazione buddista, nuotare, provare uno spettacolo e la sera una bella cena con gli amici e le persone che amo.
Il primo bacio: rivelazione o delusione? Rivelazione.
Strategia di conquista: qual è la tua? Non ho strategie particolari ma mi dicono che arriva soprattutto il mio sorriso.
Categorie umane che non ti piacciono? I pessimisti lamentosi.
Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour. Humor, cervello, bellezza, ricchezza.
Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Viceversa.
Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Le affinità elettive.
Costretto a scegliere: cinema o teatro? Teatro.
C‘è qualcosa che rimpiangi di non avere detto a qualcuno? No.
Shakespeare, Eduardo o Beckett? Shakespeare.
Qual è il tuo ricordo più caro? Mio padre che mi sorride con dolcezza e complicità.
E il ricordo più terribile? La malattia di mio padre.
L’ultima volta che sei andato a teatro cos’hai visto? In Italia La Cucina di Wesker regia di Valerio Binasco e più recentemente a Londra Hedda Gabler con la regia di Ivo van Hove.
Racconta il tuo ultimo spettacolo: Eurydice di Jena Anouilh regia di Emanuele Conte al teatro della Tosse di Genova, nel ruolo di Monsieur Henry (Hermes). Testo stupendo, bella compagnia e M. Henry, uno dei personaggi più belli e profondi che abbia mai interpretato.
Perché il pubblico dovrebbe venire a vederlo? Perché lo spettacolo parla della vita, della morte e dell’amore con leggerezza e profondità, ti resta dentro.
Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Sì. Ma non tutto. Corrotte sono le persone e non il teatro in sé. Quindi se cambiano le persone, allora anche il teatro cambia.
La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. La voglia d vivere.
Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Preferisco tenere alcune cose per me e per poche persone.
Piatto preferito. Trenette al pesto con patate e fagiolini.
C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? A volte no.
Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Se sì, perché. Sì. Perché ero già impegnato, oppure perché non ero pagato abbastanza.
Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Sì.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare nel cinema? Dracula di Coppola.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare in teatro? Amleto.
Da chi vorresti essere diretto? Katie Mitchell. Ivo van Hove, Carmelo Rifici. Valerio Binasco.
Tre doti e tre difetti che bisogna avere e non avere per poter fare questo mestiere. Doti: Coraggio, perseveranza, talento. Difetti: arroganza, invidia, egoismo.
Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Impossibile!
Gli alieni ti rapiscono e tu puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Avvisare casa.
La frase più romantica che ti sia capitato di dire in scena. “Qualsiasi cosa accada, baby, io sarò qui con te.” Belize in Angels in America. Atto II, Scena V.
La frase più triste che ti sia toccato di dire in scena. “Forse stai per uccidermi. Vuoi che mi uccida io? Se lo facessi saresti contento?” Salter, A Number di Caryl Churchill.
Cosa vorresti che il pubblico ricordasse di te? L’umanità dei personaggi che interpreto.
Hai mai litigato con un regista per una questione di interpretazione del personaggio? Sì.
Se potessi svegliarti domani con una nuova dote quale sceglieresti? Volare.
Che cosa è troppo serio per scherzarci su? Nulla.
Se potessi conoscere il tuo futuro cosa vorresti sapere? Quando morirò.
Come costruisci i personaggi che interpreti? Con un Acting Coach, Paolo Antonio Simioni.
Parallelamente al tuo percorso artistico, trovi che in questi anni ci sia stata un’evoluzione o un deterioramento del teatro? Evoluzione.
Il rapporto con la parola. La interroghi, la ricerchi, la domini o ti fai dominare? La ricerco, la interrogo e cerco di farla mia.
Cosa pensi delle nuove generazioni di attori che, a volte, passano direttamente dai talent al palcoscenico? Che non hanno il tempo di mettere delle basi solide all’arte dell’attore.
La morte: paura o liberazione? Liberazione.
Ti viene data la possibilità di presentare tre proposte di legge in materia spettacolo. Cosa proponi? Alzare la minima sindacale per gli attori; un assegno di disoccupazione per gli attori; stabilire un criterio chiaro per riconoscere l’attore professionista da quello amatoriale.
Cosa è necessario per un attore: memoria storica o physique du rôle? Memoria storica.
Hai un sogno nel cassetto che oggi può aprire. Cosa viene fuori? Vorrei recitare in un film con Ralph Finnies
I soldi fanno la felicità? Se ci sono è meglio!
Qual è il tuo rapporto con i social network? Mi aiutano.
Il tuo rapporto con la critica. Quale quella che più ti ha ferito in questi anni. Cordelli nel 2009 definì il mio personaggio Belize “quasi una macchietta” in Perestrojka (Angels in America). Ci rimasi molto male. È stata un occasione per crescere anche quella.
Poco prima dell’inizio e poi della fine di un tuo spettacolo, a cosa, o a chi, pensi? Prima, penso al percorso emotivo e relazionale del personaggio; alla fine mi chiedo sempre se è piaciuto lo spettacolo.
Il teatro riesce ancora a catalizzare la passione civile del pubblico in modo attivo? Non sempre. Dipende sia dal pubblico sia dallo spettacolo.
Nella tua valigia dell’attore cosa non manca mai (metaforicamente o materialmente)? Il copione, la propoli e la passione per questo lavoro.
Con i tagli economici alla cultura, il teatro diventerà un’arte di nicchia oppure ci sarà una prevalenza di teatro di medio-basso livello o amatoriale? Temo che diventi sempre più di nicchia.
C’è un autore teatrale che credi sia poco considerato e che andrebbe rivalutato e rappresentato? Ce ne sono tanti: Renee De Obaldia, Heiner Muller, Jean luc Lagarce. Dennis Kelly, Caryll Churchill .
Meglio essere sereni, contenti o felici? Felici.
Progetti futuri? In Gran Bretagna, dove ormai vivo da un anno, dal 3 gennaio 2017: La Strada, il nuovo musical dal Film di Fellini, regia di Sally Cookson in tournée nel Regno Unito e poi a Londra West End fino a luglio 2017.
Un consiglio a un giovane che voglia fare l’attore. Crederci e non mollare mai. Mai!
—–
Foto di: Phil Sharp, Le Pera, Serena Pea, Kiara Pipino, Dippioclick, Franco Barbieri.