Adriano Mazzoletti
Un libro per Natale

Il jazz negli scatti di Jean-Pierre Leloir

Non solo immagini dei più grandi, ma anche ritmi e melodie di dischi introvabili recuperati dall’immenso archivio del fotografo francese, testimone chiave di un’epoca e di un genere musicale nella Parigi ruggente… Tutto disponibile in un cofanetto edito da Egea

Quando il grande pianista Martial Solal, durante i suoi concerti, presentava un brano dal titolo Leloir est cher, erano molti coloro che si chiedevano se cher era riferito al fatto che Jean-Pierre fosse particolarmente amato, oppure notevolmente costoso. Conoscendo bene quanto Martial fosse un fine umorista, era prevedibile che quel “caro” si riferisse al fatto che le splendide fotografie che apparivano spesso sulle pagine delle più lette riviste Jazz internazionali fossero dispendiose, e lo sapevano bene soprattutto i musicisti, i discografici, i produttori e tutti coloro che si avvalevano della sua opera.

jean-pierre-leloirChi fosse questo straordinario fotografo scomparso a Parigi nel 2010 a settantanove anni (nella foto), lo sapevano molto bene tutti coloro che erano soliti seguire i festival, i concerti e tutte le altre occasioni in cui era possibile fotografare i grandi musicisti e non solo le stelle del jazz, ma anche giovani debuttanti che apparivano, all’occhio di Jean-Pierre Leloir, personaggi degni di interesse. Dal 1949 quando qualcuno gli regalò la sua prima macchina fotografica ha ritratto quasi giornalmente i momenti più interessanti, strani, a volte folli che hanno caratterizzato il jazz nella Parigi dei primi festival, delle caves di Saint-Germain-des-Prés, dell’esistenzialismo. Fu Jean-Pierre Leloir che immortalò l’incontro avvenuto, una sera del 1949, al “Club Saint-Germain” di Rue Saint- Benoît, fra Jean-Paul Sartre e Charlie Parker, auspice Boris Vian che ardeva dal desiderio di farli incontrare. Chi era presente ha raccontato i dettagli di quell’incontro. Prima Vian spiegò a Sartre cosa rappresentava Charlie Parker per il jazz degli anni Quaranta. Successivamente andò da Parker e delineò la figura di Sartre e della sua filosofia. Quando ebbe la certezza che ambedue avessero perfettamente compreso, li fece incontrare. Sartre fra le altre cose disse: «Considero molto interessante il suo stile e mi piace molto il modo come lei suona». A sua volta Parker: «Anche a me piace molto il suo modo di suonare».

miles-davieIn oltre sessant’anni di attività le foto di Leloir sono apparse non solo sulle più importanti riviste jazz del mondo, ma anche su una infinità di quotidiani, periodici e copertine di Long Playing, che fino a qualche tempo fa erano stati dimenticati perché superati dalla registrazione digitale in compact-disc, ma che oggi stanno ritornando prepotentemente nell’interesse degli appassionati. L’immenso archivio che Leloir ha lasciato è stato raccolto in ben 50 long playing, 50 cd e un libro che la casa editrice Egea sta presentando in questi giorni anche in Italia (The Jean-Pierre Leloir Collection). Un’opera colossale, non solo perché rimette in catalogo cento dischi ormai quasi introvabili con tutti o quasi i grandi musicisti, da Louis Armstrong a Oscar Peterson, da Billie Holiday (nella foto in basso a destra) a Duke Ellington, a Ella Fitzgerald, Chet Baker, Bill Evans e molti altri ancora, ma ripropone le più straordinarie fotografie di una infinità di grandi solisti, direttori d’orchestra, spesso ritratti in momenti inattesi quando non si aspettavano i flashes di Jean-Pierre. (Nella foto una copertina di un disco di Miles Davis  con uno scatto di Leloir, ndr).

billie-holidayEra un grande “poeta” Jean-Pierre Leloir, «ho amato le persone che ho fotografato» ha spesso dichiarato, «ed è così che mi sono messo a disposizione, ma nella maniera più discreta possibile. Volevo che loro dimenticassero la mia presenza in modo da poter catturare quei piccoli momenti inaspettati». È anche questo un modo per comprendere e amare il jazz.
Da oltre sei anni, la figura inconfondibile da gentleman inglese, con l’immancabile pipa e macchina fotografica, non è più presente, come sono oramai assenti molti, moltissimi dei musicisti che Leloir ha immortalato nelle sue foto in bianco e nero. Questo libro e i cento dischi, sono un modo straordinario per non fare dimenticare né l’uno, né gli altri.

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