Angela Di Maso
Ritratto d'artista

L’attore è uno strumento

«Le parole non contano niente senza un pensiero dietro. E l'attore è un magnifico strumento per comunicarlo». Il teatro (e la sua capacità di immaginare) secondo Luca De Bei

Nome e cognome: Luca De Bei.

Professione: Attore, autore teatrale, regista teatrale, sceneggiatore cinematografico e televisivo.

Età: Non pervenuta.

Quando e come hai deciso di “vivere” di teatro? A 15 anni. Iscrivendomi alla prima scuola di recitazione.

Cosa significa costruire regie e dirigere gli attori?  Tarkovskij diceva che fare una regia è “scolpire il tempo”, lo trovo calzante. Dirigere gli attori significa aiutarli ad entrare dentro se stessi per trovare affinità col personaggio.

Il tuo film preferito? Mulholland Drive di Lynch.

Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da lei o da altri) May B da Beckett di Maguy Marin.

Hai lavorato con tanti attori. Cosa t’hanno dato e chi ricordi con più affetto? Tutti mi hanno insegnato qualcosa. Ricordo con affetto tutti. Beh, quasi tutti. Come regista mi sono sentito in particolar modo onorato di lavorare con Ugo Pagliai, Paola Quattrini, Maria Paiato, Giuliana Lojodice. Come attore ho avuto l’onore di fare una lunga tournée con Glauco Mauri.

Qual è il regista da cui hai imparato di più? Giorgio Strehler.

Il libro sul comodino: Saggio su Pan di James Hillman.

luca-de-bei2La canzone che ti rappresenta: The carnival is over dei Dead Can Dance.

Prosecco o champagne? Nessuno dei due.

Shakespeare, Eduardo o Beckett? Tutti e tre.

Il primo bacio: rivelazione o delusione? Non rispondo a domande private.

Strategia di conquista: qual è la tua? Non rispondo a domande private.

Categorie umane che non ti piacciono? Non mi piace il genere umano. Per fortuna esistono molti esseri umani degni di tale nome.

Cosa significa invecchiare? Non lo so, devo prima arrivarci. Spero che per me significhi diventare più saggi. Guardandomi intorno però non pare vada così.

Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Nessuna delle due.

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Gli opposti spesso si toccano.

Costretto a scegliere: regista di prosa, cinema o lirica? Finora non ho mai fatto il regista di cinema, e nemmeno di lirica.

Com’è cambiato il teatro dai tuoi esordi ad oggi?  Il teatro non è cambiato, sono cambiate le persone: più sole, più disperate, più disilluse.

L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’ha visto? Un brutto spettacolo, per cui l’ho dimenticato.

Racconta il tuo ultimo lavoro: Lo stupro di Lucrezia tratto dal poema di Shakespeare. Mette in scena la figura di Lucrezia accanto a quattro donne contemporanee che hanno denunciato i soprusi e le ingiustizie, hanno lottato, non si sono arrese.

Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Non si va a teatro per dovere.

luca-de-bei7Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? È meno corrotto degli altri.

La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. I miei animali.

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Se nessuno l’ha mai saputa significa o che non interessa a nessuno oppure che io non voglio dirla a nessuno.

Piatto preferito: Tutti i piatti vegani.

La morte: paura o liberazione? Un passaggio.

C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Più che in tanti altri ambienti.

Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Se sì, perché? Ne ho rifiutati decine. In genere perché erano progetti che non mi piacevano.

Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Solo una volta, ma non dico quale.

Cos’è un attore? Uno strumento meraviglioso.

Meglio essere: felice, sereno o contento? Meglio essere se stessi.

Gli attori dimenticano le battute: condannati o graziati? I veri attori non dimenticano le battute.

Cosa rappresenta per te il pubblico? Il fruitore del mio lavoro.

Tre pregi e tre difetti che bisogna avere e non avere per poter fare questo mestiere. Un pregio solo: la passione. Un difetto solo: la pigrizia.

Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Diventerebbe più povera.

Gli alieni ti rapiscono e puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Portatemi in un bel posto.

La frase più romantica che tu abbia mai ascoltato in scena. Sii libero.

La frase più triste che ti sia toccato di sentire in scena. Ti amo.

Gli attori vanno guidati o lasciati ai loro istinti? Entrambe le cose.

luca-de-bei5Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Niente.

Hai mai litigato con un attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Litigato mai, discusso sempre.

Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? Ovviamente sì.

Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? La furbizia.

Se potessi scoprire il tuo futuro, cosa vorresti sapere? Nulla.

Che cosa è troppo serio per scherzarci su? La violenza sui bambini, sui deboli e sugli animali.

Qual è il tuo ricordo più caro? Non rispondo a domande private.

E il ricordo più terribile? Non rispondo a domande private.

Parallelamente al tuo percorso artistico, trovi che in questi anni ci sia stata un’evoluzione o un deterioramento del teatro? C’è sempre un’evoluzione, ma si è persa la pluralità di voci e di intenti.

Il rapporto con la parola. La interroghi, la ricerchi, la domini o ti fai dominare? Le parole non contano niente senza un pensiero dietro.

Cosa pensi delle nuove generazioni di attori che, a volte, passano direttamente dai talent al palcoscenico? Di loro niente, hanno tutto il diritto di fare quello che credono. Dei produttori che li scritturano, che sono dei cretini.

luca-de-bei3Ti viene data la possibilità di presentare tre proposte di legge in materia spettacolo. Cosa proponi? Detassazione per chi investe nel teatro, abbassamento del costo del lavoro con oneri contributivi sostenuti direttamente dallo Stato e diritti d’autore parimenti sostenuti dallo Stato se riferiti ad autori italiani, tetto limite delle paghe delle “star”.

Cosa è necessario per un attore: memoria storica o physique du rôle? La capacità di immaginare.

Hai un sogno nel cassetto che oggi può aprire. Cosa viene fuori? Formare una compagnia fissa di giovani attori con un teatro nazionale.

I soldi fanno la felicità? Ovviamente no, ma aiutano a cercarla. E in ogni caso la felicità è molto sopravvalutata.

Qual è il tuo rapporto con i social network? Cerco di usarli senza esserne dipendente.

Il tuo rapporto con la critica. Quale quella che più ti ha ferita in questi anni. Nessuna critica mi ha mai ferito.

Poco prima dell’inizio e poi della fine di un tuo spettacolo, a cosa, o a chi, pensi? Allo spettacolo.

Il teatro riesce ancora a catalizzare la passione civile del pubblico in modo attivo? Certo. Ma sono pochi gli spettacoli che riescono in questo.

luca-de-bei1Con i tagli economici alla cultura, il teatro diventerà un’arte di nicchia oppure ci sarà una prevalenza di teatro di medio-basso livello o amatoriale? Il teatro in Italia è già di nicchia, ed è già di livello medio-basso.

C’è un autore teatrale che credi sia poco considerato e che andrebbe rivalutato e rappresentato? Tutti gli autori italiani.

Progetti futuri? Molti, ma non ne parlo per scaramanzia. Per gli spettacoli già in cartellone a Milano andrà in scena a novembre al Teatro Franco Parenti “Louise Bourgeois: falli, ragni e ghigliottine” mio testo e regia, uno spettacolo ispirato alla vita e alle opere della grande scultrice franco/americana e interpretato da Margherita Di Rauso. Poi a dicembre sempre a Milano al Teatro dell’Elfo, poi a Palermo e in altre città d’Italia Week End di Annibale Ruccello, con mia regia e interpretato da Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati e Brenno Placido. Poi a febbraio a Roma un mio monologo su Kafka.

Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Scegliere un altro mestiere, uno per cui si venga rispettati e con cui potersi guadagnare da vivere.

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Luca De Bei, foto di Luca Ragazzi; Un cuore semplice (Maria Paiato, in foto) foto di Davide Mattone; Le mattine dieci alle quattro (Federica Bern, Riccardo Bocci, in foto) e Week-End (Margherita di Rauso, in foto) foto di Pietro Pesce.

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