Una nuova iniziativa per l'estate
Italia, primo agosto
Nelle cronache di un giorno, le contraddizioni perenni del nostro paese. Da oggi vi raccontiamo un giorno/simbolo. Per cercare di intuire anche ciò che non si vede a occhio nudo...
Non erano partenze intelligenti, ma le fabbriche chiudevano il 31 luglio sicché le vacanze cominciavano il primo agosto: una certezza. Intruppata nel traffico dell’Autosole, ma una certezza. E oggi? Oggi siamo intelligenti. Anche se la nostra è un’intelligenza contraddittoria; basata su qualche confusione di troppo: sovente è una questione di linguaggio. Diceva Tullio De Mauro, il linguaggio (o, meglio, il vocabolario comune) è come una cipolla: più la sfogli e meno parole hai a disposizione. I termini si sovrappongono: giunti all’ultimo stadio della cipolla ce n’è pochi e quelli che restano non dicono più la stessa cosa per ciascuno di noi. Il caos viene dalla cipolla diventata un aglio: un solo strato. Basta un giorno qualunque, senza mettersi in coda per le vacanze, per capirlo. Prendiamone uno simbolico: primo agosto 2016. Sfogliamolo.
Stress test è una parolaccia, per esempio. Lo stress è endemico, ossia si autoproduce, ma ha anche cause esterne a chi lo patisce. Ci sono situazioni emotive, per esempio, che mi stressano da morire: non serve nemmeno fare gli esempio, ma son tutte situazioni che mi riguardano senza che io abbia la possibilità di influire su di esse. Anzi, forse è proprio l’impossibilità a incidere su certe cose a stressarmi. Ebbene: può essere stressata una banca? E, se sì, chi l’ha stressata? I cittadini? I correntisti? O i banchieri inavveduti? O i banchieri mascalzoni? O i trattati economici inapplicabili? Stress test è una gentilezza linguistica immeritata: poverine, qualcuno ha stressato le banche, vediamo quanto… Questa è la dittatura degli economisti della domenica. Un’incompetenza nella quale tutti siamo vittime e pochissimi carnefici. Perché, approfittando della cipolla avvizzita delle nostre parole, ci nascondiamo il vero. Che invece è banalissimo: sarebbe fin troppo facile capire dove sta il giusto e dove lo sbagliato, dove il bianco e dove il nero. E invece oggi, primo agosto 2016, tutti qui a fremere per le intemperanze della Borsa in seguito agli stress test? Io non ho banche, non ho titoli in Borsa, non sono stressato, sicché, che cosa dovrei concludere…
Muore una ricca dama dei salotti, di quelle tutte chiacchiere e acconciature: vuoto pneumatico anni Ottanta italiani. Senza offesa per nessuno, per carità! I giornali e i siti d’informazione (informazione?) si sdilinquiscono in articoli, epica e altre meraviglie. Tanto che il figlio della suddetta, ai funerali del primo agosto 2016, pontifica: «Mia madre fu linciata!». Bum! Una signora da salotto linciata? Come Maria Maddalena prima di lei? Ditelo con un post: non è internet in sé ad aver corroso la morale, è la morale (assente) ad aver corroso internet. Al punto che oggi chiunque si sente in diritto di spararle grosse. Parole grosse che, più s’ingrandiscono, meno significano alcunché (al contrario della cipolla di De Mauro): lapidare! Oppure quell’altra che vuole «eliminare fisicamente» una donna che ha la sola colpa di essere di un’altra parte politica e di una più corroborante intelligenza rispetto alla sua. Interrogata, l’eliminatrice dirà che era un modo di dire… O l’altra, la sindaca di Roma – giovinezza e incompetenza sono le sue più osannate qualità – che lamenta la pagliuzza altrui e non vede la trave della sua assessora all’Ambiente la quale, così scrivono oggi i giornali, era consulente al tempo stesso dell’Ama e di una società privata che vinse un bell’appalto con l’Ama medesima. «Ottimo lavoro», ha commentato la sindaca. Ottimo? E l’assessora, poi, come si difende? «Golpe del vecchio sistema». Golpe? Un milione di euro di consulenze e un appaltuccio pubblico da trentanove milioni di euro un golpe? Ma siamo matti?
Le parole per dirlo si intitolava un libro di tanti anni fa, troppo difficile perché potesse essere letto durante le vacanze sotto gli ombrelloni che da oggi dominano il nostro orizzonte (lasciate le code in Autosole). Consiglio Marie Cardinal a tutti i confusi di quest’estate. Anche se le parole per dirlo non esistono più. Prendete, sempre oggi, la disputa ridicola sulla nuova “guerra fredda” del Cremlino contro Hillary per favorire Trump. Guerra? Fredda? E in Libia, allora? Un po’ come l’asilo lager della Bicocca: questa mania dei giornali di usare metafore per il tutto ha contagiato l’umanità. Era il massimo difetto del fascismo: confondere la parte per il tutto, l’interesse proprio con quello della comunità. E invece oggi è un’abitudine corrente che conduce ciascuno a non saper più fare distinzioni, a ignorare le scale di grigio. Nelle scale, si trovano le definizioni dei valori: si passa dal bene al male tramite cento scalini, ciascuno dei quali diverso dall’altro. E invece per non sbagliare, ormai è tutto bianco o tutto nero. O, meglio: si fa il tifo per il bianco o per il nero. Tanto, in fondo in fondo, l’uno e l’altro si equivalgono: Inter e Milan giocano al calcio tutte e due, no? La cipolla, alle volte, aiuta a nascondersi meglio; a nascondere meglio le proprie responsabilità. L’ignoranza deve diventare una colpa individuale, si diceva negli anni Settanta (quando si pensava che fin lì fosse stata solo fosse colpa della società). È un’utopia decaduta. Addirittura papa Francesco ha dovuto buttarla in caciara: «L’Islam non è terrorismo». Sì, effettivamente la questione è più complessa.
E va bene. Oggi, il mio caotico primo agosto 2016 si conclude davanti a un brutto film (non importa quale) in un’arena di paese. Ci sono poche cose peggiori di un telo di proiezione, in un’arena, tesato male e che quindi, tormentato dal vento, sforma le immagini proiettate. Poche cose sono peggiori di questa occorrenza che smaschera immediatamente la falsità del cinema, imponendoci di vedere la bidimensionalità della sua pretesa illusione tridimensionale. Così mi pare, oggi, l’Italia: un paese smascherato da una folata di vento, che però continua a voler perseguire la propria illusione. Salvo che quasi più nessuno si illude, oramai.
Ecco, noi di Succedeoggi vogliamo cercare di tornare a tesare bene quel telo, non per rinfocolare l’illusione ma per offrire un piccolo contributo di correttezza e chiarezza: lo facciamo ospitando, da oggi, i racconti del primo agosto di nostri narratori/collaboratori più affezionati. È il nostro modo di augurarvi buone vacanze.