Chiara Calzavara
Bilancio della kermesse torinese

Salone dei miracoli

Malgrado la crisi della piccola editoria (e le polemiche sulla gestione dell'ospitalità ai paesi arabi) l'edizione numero 29 del Salone del Libro è stata un successo. Tanto da far tremare in vista del futuro

«Lo vedi lì? Una volta era tutto uno stand» scherza con amara ironia Daniele Bergesio di Lonely Planet indicando l’estesa area che al Salone del Libro di Torino quest’anno era occupata dall’Arena Piemonte. Negli ultimi anni, nei padiglioni del Lingotto, abbiamo visto allargarsi i corridoi, proliferare le aree di ristoro, compresi i vari “lounge” per di categorie selezionate di partecipanti, gli spazi eventi… a compensare la diminuzione progressiva degli stand. La crisi mordeva e tanti editori, soprattutto i piccoli, sono stati costretti a tagliare drasticamente le spese.

E, come se non bastasse, a complicare la situazione quest’anno c’è stata anche la fase critica vissuta dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e la conseguente, necessaria, spending review. Il Salone è stato organizzato a tempo di record, in tre mesi, e con forza lavoro assai ridotta rispetto al passato. Poteva essere un disastro…

E invece il XXIX Salone del Libro, quello delle “Visioni” e delle letterature arabe in primo piano, ha mostrato una bella faccia vivace. Per il pubblico, che non è mancato, anzi è aumentato (+3% di biglietti venduti rispetto alla scorsa edizione), anche grazie all’apertura serale; per gli eventi: tanti e vari (anche troppo), talmente tanti che si aveva la sensazione di riuscire a mettere insieme solo le briciole di un banchetto sontuoso pur trottando da una sala all’altra senza fermarsi.

salone libro 2016 3Il pubblico del Salone, dicevamo: numeroso ma soprattutto, come sempre, motivatissimo. Le lunghe file davanti alle sale dove si svolgevano gli eventi fanno pensare ancora una volta che la sete di cultura in Italia c’è ed è anche abbondante, visto che gente di ogni età è disposta ad aspettare più di un’ora in piedi per ascoltare dal vivo un autore amato. E non fa niente che ci fosse la coda, e lunga, anche per l’incontro con Checco Zalone. «Ho visto 350 persone, ad esempio, nella Sala azzurra – ha detto il direttore Ernesto Ferrero – ad ascoltare gli autori arabi, in un momento di islamofobia strisciante, o filosofi come Adonis, per addetti ai lavori. Non è affatto scontato». Quello del Salone insomma è un pubblico maturo, che ama approfondire ma sa anche concedersi una risata, senza pregiudizi.

Anche gli espositori sembrano soddisfatti, visto che le vendite negli stand sono cresciute parecchio rispetto alla scorsa edizione. E se è vero che a Torino non si va (solo) per vendere libri, di certo conta. Per i piccoli editori, in particolare, rientrare almeno delle spese dell’investimento è vitale.

Insomma, malgrado la crisi economica e la difficile situazione Fondazione, malgrado le fusioni editoriali e i conseguenti malumori degli altri editori che se ne sentono minacciati, malgrado tutto, e forse proprio per questo, «che sia andata così è una specie di miracolo», ha scherzato la stessa Giovanna Milella, presidente della Fondazione.

salone libro 2016 2Alla fine tutti contenti? Sembra di sì, a giudicare dalle dichiarazioni della conferenza stampa di chiusura.

Ora bisogna pensare al futuro, all’edizione dei 30 anni, un futuro che è ancora difficile da immaginare, con i vertici in scadenza. Quello appena concluso infatti è stato l’ultimo Salone guidato da Ernesto Ferrero, che lo ha diretto per tanti anni assicurando qualità e continuità. Possiamo solo sperare che i nuovi vertici (il toto nomi è già iniziato) sappiano innovare facendolo crescere ma senza disperdere il bel patrimonio di reputazione accumulato in 3 decenni. Perché al Salone noi siamo proprio affezionati e siamo convinti che in Italia ci sia un gran bisogno anche di eventi come questo per colmare la sete di cultura.

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