Al Palazzetto Bru Zane
L’altro Godard
Venezia riscopre Benjamin Godard, compositore atipico dell'Ottocento francese, campione della nuova borghesia e fiero avversario del misticismo posticcio di Wagner
C’è un altro Godard nel panorama culturale francese. Si chiama Benjamin ed è nato all’incirca un secolo prima di Jean-Luc, acclamato regista della Nouvelle Vague. Il nostro, che visse meno di cinquant’anni, dal 1849 al 1895, fu un compositore, oltre che virtuoso pianista e violinista. Ma pochi lo conoscono, se non fosse per una dolcissima Berceuse, tratta dall’opera Jocelyn, che tra gli esecutori contemporanei ha anche un ispirato Itzhak Perlman che accompagna Placido Domingo in un video cliccatissimo su Youtube.
Ma del molto altro che monsieur Godard mise su pentagramma si è persa parecchia memoria. Sicché bene fa il Palazzetto Bru Zane di Venezia, la Fondazione votata agli studi della musica francese, a dedicare a Benjamin il tradizionale festival di primavera, che durerà fino al 15 maggio. Perché Godard non è solo autore sensibile e rigoroso, ma perché egli compone un tassello del costume transalpino del diciannovesimo secolo. Lo svela subito il titolo della rassegna veneziana, “Benjamin Godard nei salotti parigini”. E infatti le sue mélodies, le sonate per piano e violino, i duetti d’opera, i notturni rispecchiano quel sentimentalismo, quelle venature pittoresche, quella nostalgia che tanto si confacevano alle serate mondane della Ville Lumière, con gli ospiti radunati attorno al pianoforte, le signore ispirate dalle note nel leggiadro sventolio dei ventagli, i signori in piedi dietro di loro, seri e compunti.
Monsieur Godard era insomma assai funzionale al perbenismo della Terza Repubblica che sanciva il predominio sociale della borghesia, fattasi ricca e raffinata, desiderosa di replicare i modi degli aristocratici d’antan. E infatti svolse un ruolo attivo nella vita musicale del tempo: si esibiva in quartetti, da direttore d’orchestra fondò la Societé des concerts modernes, , insegnò al Conservatorio parigino formando innumerevoli discepoli, estasiati dalla piacevolezza e dalla vastità degli spartiti del Maestro. Mai volle, Godard, prestare orecchio alla sirena Wagner, che con l’esasperazione drammatica, il contrappuntismo, i temi mitologici, il cromatismo, l’orchestrazione rivoluzionaria, l’idea dell’arte totale avviava ciclopicamente la trasformazione moderna della musica classica. Invece erano i romantici Mendelssohn e Chopin i suoi riferimenti ed egli non tradì mai il classicismo, pur increspando i suoi lavori di guizzi e di piccole sorprese, comunque calibrate.
Lo si è visto bene nel concerto dello scorso martedì, che ha presentato composizioni pianistiche eseguite con intelligenza da Alessandro Deijavan, camerista capace di leggere nella personalità di Godard, traendone tutta la delicatezza e il vigore. La serata, nella cornice del Salone di Palazzetto Bru Zane, tutto affreschi e stucchi, ha proposto una “barcarola”, (Barcarolle op.105) genere pianistico che omaggia Venezia con l’ondeggiare delle note nel ritmo ternario, come nei canti dei gondolieri. Seguita da un’altra costante nell’ispirazione ottocentesca, le Scènes Italiennes op. 126, tradizione inaugurata da compositori stregati dal Grand Tour (Godard del resto tentò il lungo soggiorno a Roma concorrendo per due volte, ma senza successo a differenza di Berlioz, al Prix de Rome): ecco allora la Sérénade Fiorentine, la Sicilienne e una turbinosa Tarentelle che Deiajvan ha virtuosisticamente esaltato. Della passione di Godard per la musica strumentale hanno testimoniato anche i Vingt Piéces per pianoforte op. 58, una raccolta di brani ad uso dei suoi allievi nei quali da una parte si omaggia la tradizione musicale, dall’altra se ne estrae l’aspetto ludico. Insomma, il raffinato Godard sapeva insieme assecondare con la piacevolezza i salotti parigini, con l’intensità romantica l’orecchio dei critici a lui contemporanei, con la varietà giocosa l’interesse dei suoi allievi.
I prossimi appuntamenti proporranno al pubblico il raffronto di Godard con Fauré e Boulanger (sabato 7 maggio) e con Saint-Saens e Chausson (15 maggio). Mentre il 12 maggio i Notturni evocheranno l’estetica della notte e quel ripiegamento pensoso nel precordi che sono le cifre più congeniali alla poesia in musica di questo autore da riscoprire.