Demografia e calcoli sbagliati
Un figlio o una Ferrari?
Gli allarmi che periodicamente vengono rilanciati sul decremento demografico conservano in sé qualcosa di antico. E, numeri alla mano, non sembrano assicurare un futuro con lavoratori e pensionati più numerosi. Ecco perché...
Bruno Forte, nell’articolo pubblicato sul Sole 24 ore del 6 marzo scorso, rilancia l’allarme per il decremento demografico. In sintesi, riporta dati su una «dinamica naturale negativa per 165 mila unità» (in soldoni, il numero dei morti in più rispetto ai nuovi nati in un anno). Il suo punto è che adesso ci sono sette lavoratori che si fanno carico di tre pensionati e che a breve il rapporto sarà inverso, ergo è necessario ‘produrre’ più bambini per farli lavorare e mantenere più futuri vecchi. L’analisi è tutt’altro che nuova e anche piuttosto trasversale.
Sulla stessa linea è Papa Francesco che, dal suo punto di vista, stimola più nascite (meglio se cristiane) con un leitmotiv, condiviso da tutte le religioni monoteistiche, iniziato ai tempi di Costantino (IV secolo). Da quel periodo in poi si proibì l’infanticidio (pratica piuttosto popolare quando le famiglie non potevano mantenere troppi figli), il suicidio che decimava la popolazione del tempo (era già un crimine per schiavi e soldati e imbroglioni di stato, ma divenne anche un peccato) e la sessualità non procreativa per stimolare matrimoni e altri figli. Adesso si direbbe follow the money. Si trattava, infatti, di provvedimenti di tipo ‘economico’ con lo scopo di un incremento della popolazione in un periodo in cui l’aspettativa di vita era di circa 40 anni.
Da un parte l’impero era diventato così esteso che necessitava di soldati e coloni, dall’altra i cristiani dovevano prosperare e aumentare di numero per consolidare la nuova religione. Per lo stesso motivo, il martirio volontario dei cristiani che provocavano i centurioni per farsi uccidere (modello circoncellioni o donatisti) o di quelli che avevano in ogni caso disprezzo per la vita per raggiungere prima i promessi benefici dell’aldilà venne bocciato dai padri della Chiesa con Sant’Agostino in prima fila (condanna del suicidio senza ‘se’ e senza ‘ma’: è sempre un omicidio, come afferma il V comandamento).
A venti secoli di distanza, poco è cambiato. Non si tratta di controllare i confini dell’impero allargatosi oltremisura, ma di poter pagare la spesa pensionistica futura, quella anche fuori controllo; in entrambi i casi al di là delle risorse disponibili. Viene un dubbio, però. Un incremento di bambini attuale porterebbe a un aumento di lavoratori (sempre che i robot non avranno assorbito quasi tutto il lavoro disponibile) tra 20 o 30 anni. Da un’inchiesta di Repubblica (6 febbraio 2014), risulta che crescere un figlio fino a farlo diventare produttivo – e pagare contributi pensionistici per altri – costa alle famiglie quanto una Ferrari, 170 mila euro. In assenza di figli questo denaro verrebbe speso per sostenere ugualmente i consumi magari con maggiori vantaggi economici e senza questi costi aggiuntivi (scuola e salute) che, invece, verrebbero risparmiati.
Ma c’è di più; va anche segnalato che gli stessi bambini diventeranno pensionati dopo 70 anni e che, per il progresso medico, vivranno anche più a lungo forse fino ai fatidici 120 anni. Così, l’apparente soluzione aggraverebbe il problema in modo esponenziale nel futuro tanto che i nostri pronipoti potrebbero non esserne particolarmente felici. Facilitare adozioni magari da altri paesi disagiati potrebbe essere una soluzione migliore anche perché in ogni caso prima o poi dovremmo farcene carico. Confidare, invece, tanto sugli immigrati di altre culture potrebbe avere un effetto boomerang che porterà facilmente alla perdita dell’identità culturale nazionale. Ma questo potrebbe essere il male minore.